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AMBIENTE
WWF, la pianificazione sostenibile per le più grandi aree marine dell'UE è frammentata e incompleta
Lo scenario più sconfortante è quello del bacino del Mediterraneo
Bruxelles
7 maggio 2024
Le politiche in campo marittimo di 16 Stati costieri dell'Unione
Europea non sono affatto sulla buona strada per conseguire gli
obiettivi climatici e naturali dell'UE. Lo denuncia il WWF che ha
analizzato lo stato di attuazione in quattro primari bacini
marittimi e nelle regioni ultraperiferiche dell'UE della
Pianificazione dello Spazio Marittimo (MSP) prevista dalla direttiva
europea n. 89 del 2014 con lo scopo di promuovere lo sviluppo
sostenibile delle economie marittime e delle aree marine
salvaguardando nel contempo gli ecosistemi marittimi e costieri.
Dall'analisi - ha evidenziato l'associazione ambientalista - risulta
che i piani nazionali non sono allineati con gli obiettivi del Green
Deal europeo, mancando della coerenza e del coordinamento
urgentemente necessari per raggiungere in modo efficace gli
obiettivi dell'UE in materia di biodiversità e clima, e che,
laddove i piani risultano allineati con gli obiettivi europei come
nel caso delle Isole Canarie, di Madeira e delle regioni
ultraperiferiche francesi, il coinvolgimento delle parti interessate
locali risulta inadeguato e tale da assicurare che i piani vengano
attuati coerentemente e sostenuti pubblicamente.
Relativamente ai grandi bacini marittimi europei, l'analisi del
WWF osserva che la Pianificazione dello Spazio Marittimo nella
regione del Mar Baltico ha avuto successo solo in parte in quanto
l'integrazione di un approccio basato sugli ecosistemi - che
mantiene gli ecosistemi in condizioni sane, produttive e resilienti
alle pressioni umane - non risulta uniforme tra gli Stati membri e,
nel loro insieme, le aree designate dagli Stati membri per la
protezione marina non rispettano l'obiettivo della strategia dell'UE
sulla biodiversità di proteggere almeno il 30% delle aree
marine e costiere, di cui il 10% dovrebbe essere salvaguardato in
maniera rigorosa. Inoltre, laddove i piani nazionali hanno dedicato
spazio all'energia rinnovabile offshore necessaria per raggiungere
la neutralità climatica entro il 2040 secondo il Green Deal
europeo, la maggior parte dei Paesi non ha considerato gli impatti
delle infrastrutture energetiche offshore sugli ecosistemi e sulla
fauna selvatica.
Relativamente allo stato di attuazione della MSP nel Mare del
Nord, l'analisi dell'associazione rileva che se gli Stati membri
della regione hanno destinato spazio sufficiente per lo sviluppo
delle energie rinnovabili offshore al fine di rispettare gli impegni
dell'UE in materia di neutralità climatica per il 2030 e
stanno cercando modi per espandere ulteriormente queste aree,
tuttavia in Belgio lo sviluppo di parchi eolici offshore è
consentito anche all'interno delle aree marine protette
precedentemente prese in considerazione per sostenere l'obiettivo
della strategia dell'UE sulla biodiversità di proteggere
rigorosamente almeno il 10% delle aree marine, dove le attività
umane sono rigorosamente controllate e limitate. Così anche
la Germania ha adottato piani per costruire parchi eolici offshore
nella Dogger Bank, che comprende aree che fanno parte della rete di
siti di interesse comunitario “Natura 2000” protetti
dalla direttiva europea Habitat. La costruzione di infrastrutture
così grandi - sottolinea l'analisi del WWF - contraddice gli
sforzi di conservazione associati alle aree marine protette che si
concentrano sulla riduzione delle pressioni umane e sul
miglioramento della resilienza ecosistemica ai cambiamenti
climatici. Tuttavia - precisa l'analisi riferendosi alla Germania -
la regione sta anche mettendo in atto un accordo unico tra
sviluppatori di impianti eolici, società civile e governo che
si concentra non solo sullo sviluppo dell'energia eolica offshore al
di fuori delle aree marine protette, ma anche sugli investimenti nel
ripristino degli ecosistemi vulnerabili. Riferendosi al complesso
del bacino del Mare del Nord, l'analisi evidenzia che, tuttavia,
nessun piano nazionale sta attualmente raggiungendo tutti gli
obiettivi della strategia dell'UE sulla biodiversità e ciò
include l'incapacità da parte di tutti gli Stati di designare
aree marine protette adeguate ed efficaci che coprano almeno il 30%
delle acque nazionali, e ciò a soli otto anni dal termine per
raggiungere questo livello di protezione.
Per il WWF, anche la regione dell'Atlantico nord-orientale sta
registrando scarsi risultati per quanto riguarda la protezione della
natura e il ripristino degli ecosistemi marini, che sono essenziali
per sostenere le economie blu nella regione e migliorare la
resilienza delle coste ai cambiamenti climatici. Senza piani
nazionali per lo spazio marittimo che comprendano una valutazione
dell'impatto cumulativo di tutte le attività in mare - spiega
l'analisi - nessun Paese sta attualmente lavorando per garantire che
gli effetti combinati dei settori marittimi rimangano entro la
capacità di tolleranza dell'oceano. Inoltre - precisa il
rapporto - c'è una assoluta mancanza di cooperazione
regionale sulle questioni marine e nessun Paese prende in
considerazione le interconnessioni tra il suo piano nazionale e
quelli di altre nazioni e il suo impatto su questi piani.
Più sconfortante risulta l'analisi dei piani marittimi
nazionali nella regione mediterranea dell'UE che, secondo il WWF,
sono inadeguati, non tengono conto dei cambiamenti climatici e sono
fuori strada per raggiungere gli obiettivi nel campo della
produzione di energie rinnovabili e in quello della protezione
marina. Inoltre - osserva l'analisi - i piani non si basano su una
solida cooperazione transfrontaliera e sul coinvolgimento delle
parti interessate, entrambi fondamentali per una regione che fa
molto affidamento sulle piccole imprese in settori come il turismo e
la pesca. Il rapporto specifica che quattro Stati membri - Croazia,
Cipro, Grecia e Italia - non hanno potuto essere valutati poiché
non hanno ancora attuato piani per le loro aree marine e sono
sottoposti a procedure di infrazione da parte della Commissione
Europea per non aver preparato tali piani entro il termine previsto
del marzo 2021. L'analisi spiega che tra gli Stati membri che il WWF
è stato in grado di valutare, il Paese con i migliori
risultati, la Slovenia, ha comunque conseguito un risultato solo
parzialmente positivo (56%) nell'applicazione di un approccio basato
sugli ecosistemi alla gestione delle sue acque, mentre Francia e
Spagna, due Paesi con acque territoriali in più di un mare
regionale, hanno entrambi ottenuto punteggi più alti nel
Mediterraneo che negli altri bacini marittimi europei evidenziando
l'importanza sociale, economica e culturale di questa regione per le
più grandi economie blu dell'UE. Inoltre - specifica
l'analisi - entrambi i Paesi dispongono di strategie specifiche per
contribuire a raggiungere l'obiettivo della strategia dell'UE sulla
biodiversità volta a proteggere almeno il 30% delle aree
marine e costiere. Tuttavia, ad eccezione di Slovenia e Malta, tutti
gli Stati membri del Mediterraneo centrale e orientale rimangono
senza un piano nazionale nonostante la forte dipendenza di queste
nazioni dal turismo legato al mare.
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