Il governo italiano ha varato un Piano nazionale del mare,
approvato lo scorso luglio dal Comitato interministeriale per le
politiche del mare, che ha validità triennale. Il Piano
include i piani di gestione dello spazio marittimo che - precisa il
Piano del mare - “trovano il loro fondamento normativo nella
direttiva UE 23 luglio 2014, n. 89 poi recepita nel nostro
ordinamento con il d.lgs. 17 ottobre 2016, n. 201» e «hanno
come principale finalità quella di «promuovere la
crescita sostenibile delle economie marittime, lo sviluppo
sostenibile delle zone marine e l'uso sostenibile delle risorse
marine, assicurando la protezione dell'ambiente marino e costiero
mediante l'applicazione dell'approccio ecosistemico, tenendo conto
delle interazioni terra-mare e del rafforzamento della cooperazione
transfrontaliera, in conformità alle pertinenti disposizioni
della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare
(UNCLOS)»”.
Un recepimento della direttiva comunitaria nell'ordinamento
giuridico italiano che, tuttavia, non è stato effettuato
correttamente ad avviso della Commissione Europea che ha annunciato
il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia dell'UE per la
mancata elaborazione e comunicazione dei suoi piani di gestione
dello spazio marittimo. Ricordando che la direttiva imponeva agli
Stati membri costieri di elaborare piani di gestione dello spazio
marittimo entro e non oltre il 31 marzo 2021 e di comunicarli alla
Commissione e agli altri Stati membri interessati entro tre mesi
dalla loro pubblicazione, la Commissione Europea ha spiegato che
l'Italia, tuttavia, non ha ancora elaborato né presentato
alla Commissione i propri piani di gestione dello spazio marittimo e
che pertanto, a seguito dell'invio di una lettera di costituzione in
mora nel dicembre 2021 e di un parere motivato nell'aprile 2023, è
stato deciso il suo deferimento alla Corte di Giustizia.