«Questo è un momento critico per il settore dello
shipping. Stiamo sperimentando una minaccia senza precedenti al
libero scambio». Lo ha sottolineato il presidente
dell'International Chamber of Shipping (ICS), Emanuele Grimaldi, in
occasione del vertice “Shaping the future of shipping -
Weathering the storms”, tenutosi nei giorni scorsi a Montreal,
che è stato organizzato dall'ICS e dalla Camera del Commercio
Marittimo del Canada per discutere con i leader del settore
marittimo delle sfide e dei rischi che caratterizzano i commerci
mondiali.
«Il numero di barriere al commercio imposte
unilateralmente dalle nazioni - ha spiegato Grimaldi - sta
aumentando in modo esponenziale. Ora comprendo che le intenzioni
dietro tali barriere possano essere buone, ma la realtà è
che il commercio viene sempre più utilizzato come arma mentre
le nazioni cercano di ottenere maggiori vantaggi economici o di
raggiungere obiettivi politici. Ogni anno il trasporto marittimo -
ha aggiunto il presidente dell'ICS - è responsabile del
trasporto di merci per un valore di oltre 14 bilioni di dollari e
ogni barriera commerciale posta al trasporto marittimo ha un effetto
amplificatore che avrà un impatto negativo sul commercio
mondiale e, in ultima analisi, ridurrà la crescita
generalizzata. Il fallimento di istituzioni globali come la World
Trade Organization - ha denunciato Grimaldi - aggrava ulteriormente
questo problema dato che abbiamo bisogno di istituzioni forti per
agevolare un commercio efficiente e poco oneroso tra le nazioni».
Ricordando che nel 2021 l'ICS ha incaricato la Harvard Kennedy
School of Government di esaminare il problema del protezionismo, il
presidente dell'associazione armatoriale ha sottolineato che questo
studio ha evidenziato che «il taglio delle politiche
commerciali restrittive potrebbe incrementare l'economia globale di
più di tre punti percentuali. Il rapporto - ha specificato
Grimaldi - ha anche riscontrato che le nazioni ad alto reddito
potrebbero vedere un aumento medio del 4,5% delle loro esportazioni
di beni se allentassero le restrizioni tariffarie e non tariffare ai
commerci. Le economie in via di sviluppo registrerebbero un aumento
ancora maggiore, pari al 7%, se riducessero le loro restrizioni in
modo “modesto ed equo”. Oltre due bilioni di dollari di
importazioni mondiali - ha osservato il presidente dell'ICS - sono
colpiti da vincoli come questi, il che equivale al prodotto interno
lordo annuo del Canada».
Grimaldi ha precisato che ostacoli ai commerci sono stati posti
anche dall'Unione Europea con l'introduzione del sistema per lo
scambio delle quote di emissione dell'UE (EU ETS) e del meccanismo
di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM): «dalla
pubblicazione di questo rapporto - ha spiegato riferendosi allo
studio realizzato dalla Harvard Kennedy School of Government -
abbiamo assistito all'introduzione di nuove norme e tasse globali
che hanno un impatto negativo sul commercio. In Europa - ha
affermato Grimaldi - le proposte dell'EU ETS e del CBAM hanno creato
sistemi che hanno un impatto sul libero scambio. Inoltre l'Europa e
gli Stati Uniti stanno proponendo di imporre ingenti dazi sui
veicoli elettrici prodotti in Cina, il tutto in un momento in cui
chiediamo al mondo di passare alle auto elettriche. Negli Stati
Uniti alcuni stanno addirittura prendendo in considerazione l'idea
di imporre dazi sulle navi che fanno scalo nei porti statunitensi
solo perché sono state costruite in Cina. E, ovviamente, i
nostri associati del settore delle navi tanker devono confrontarsi
con l'imposizione di sanzioni da parte dei governi in risposta al
terribile attacco all'Ucraina da parte della Russia».
«Questa crescente ondata di protezionismo - ha concluso
Grimaldi - aggrava le complessità per il nostro settore e
genera costi per i nostri clienti. L'ultima cosa di cui abbiamo
bisogno in questo momento è una guerra commerciale. Tuttavia
il protezionismo è in crescita».
«Dal nostro punto di vista - ha concordato il presidente e
CEO della canadese Chamber of Marine Commerce, Bruce Burrows - le
iniziative unilaterali e protezionistiche di una nazione, come i
dazi, non solo non riescono a disincentivare le azioni, le politiche
e le pratiche di altre nazioni, ma danneggiano anche la
competitività nazionale sui mercati dell'import-esport e
aumentano i costi per i consumatori. In un momento in cui il mondo
si trova già ad affrontare notevoli sfide, tra cui la corsa
all'azzeramento delle emissioni e la disponibilità di
manodopera, il protezionismo si traduce solo in autolesionismo».