L'industria mondiale dello shipping non è affatto sulla
buona strada per raggiungere l'obiettivo di avere a disposizione
entro il 2030 un volume di combustibili navali a zero emissioni pari
al 5% del volume totale di carburanti utilizzati dal settore. Lo
evidenzia il terzo rapporto annuale “Progress Towards
Shipping's 2030 Breakthrough” realizzato dall'UCL Energy
Institute, dall'UN Climate Change High-Level Champions e dalla
Getting to Zero Coalition, l'iniziativa del Global Maritime Forum.
Ammonendo che l'allarme è assolutamente fondato e rilevando
che la maggior parte degli attori dell'ecosistema marittimo si muove
troppo lentamente per raggiungere l'obiettivo della
decarbonizzazione conseguendo le zero emissioni nette entro il 2050,
il rapporto sottolinea che i prossimi 12 mesi saranno cruciali per
evitare che il settore del trasporto marittimo rimanga
irrimediabilmente indietro rispetto ai suo obiettivi climatici, dato
che la finestra di opportunità per rapide azioni si sta
chiudendo essendo possibili dopo la metà del decennio in
corso - specifica il documento - pochissime correzioni alla
traiettoria verso l'obiettivo del 2030, anno entro il quale il 5-10%
di tutti i combustibili navali usati dallo shipping dovrà
essere costituito da fuel a zero emissioni o prossime allo zero
secondo quanto concordato in seno all'International Maritime
Organization (IMO).
L'obiettivo - precisa il rapporto - è tuttavia ancora a
portata di mano se si produrrà una decisa accelerazione delle
iniziative.
Secondo il rapporto, nello scenario più prudente la
produzione di combustibili scalabili a emissioni zero attualmente in
fase di sviluppo potrebbe arrivare a coprire meno della metà
dei combustibili necessari per raggiungere l'obiettivo del 2030,
mentre entro quell'anno l'attuale portafoglio di ordini di navi in
grado di essere alimentate con fuel scalabili a emissioni zero
rappresenterebbe solo il 25% della domanda di questi fuel. Inoltre
il documento osserva che è in atto un rallentamento dei
finanziamenti per le navi in grado di utilizzare scalable
zero-emissions fuel, mentre finanziamenti assai più
consistenti dono destinati alle navi alimentate a combustibili
fossili.
Spiegando che «la velocità con cui il settore dello
shipping adotterà combustibili derivanti dall'idrogeno
determinerà il successo e i costi di questa transizione nei
decenni a venire», Domagoi Baresic, ricercatore presso l'UCL
Energy Institute, ha precisato che «un'ampia adozione di
questi combustibili entro il 2030 rimane alla portata, ma richiederà
nei prossimi 12 mesi un'azione significativa e immediata da parte
dei decisori politici, dei fornitori di combustibili e del settore
dello shipping. Senza questa azione - ha avvertito Baresic - la
transizione sarà assai più lunga, costosa e avrà
un impatto ambientale meno positivo. Tutti gli ingredienti per una
rapida adozione ci sono già, ma spetta alle parti interessate
renderla possibile».
Intanto alla presentazione odierna del terzo rapporto “Progress
Towards Shipping's 2030 Breakthrough” ha fatto seguito una
serie di raccomandazioni formulate dall'associazione degli armatori
europei al fine di accelerare la produzione e l'adozione di
carburanti puliti per lo shipping. La prima misura nuovamente
suggerita dall'European Community Shipowners' Associations (ECSA) è
di utilizzare i ricavi dell'EU ETS, il sistema per lo scambio di
quote di emissioni nell'Unione Europea, per colmare il divario di
prezzo tra i carburanti puliti e quelli convenzionali, in
particolare tramite bandi dedicati allo shipping nell'ambito del
Fondo per l'Innovazione dell'EU ETS e tramite meccanismi su misura
come i regimi “Auctions-as-a-Service” o
“Grant-as-a-Service”.
L'ECSA propone anche di promuovere la produzione di carburanti
puliti per il trasporto marittimo rafforzando le disposizioni del
regolamento FuelEU Maritime e della direttiva RED III introducendo
un obbligo per i fornitori di carburante di produrre nell'UE almeno
il 40% dei carburanti per lo shipping necessari per rispettare gli
obiettivi del FuelEU Maritime. Inoltre lo shipping dovrebbe avere
accesso prioritario ai carburanti puliti, come sostenuto dalla
comunicazione della Commissione Europea sull'obiettivo in materia di
clima per il 2040.
Infine l'ECSA esorta a sviluppare hub energetici, essendo le
infrastrutture prerequisito per la decarbonizzazione del settore
della navigazione, e a garantire la sicurezza. Nell'ambito della
futura strategia industriale marittima - ha osservato l'associazione
armatoriale europea - la richiesta di una produzione del 40% di
carburanti puliti in Europa dovrebbe tradursi in requisiti concreti
per le infrastrutture portuali, nonché in investimenti per
trasformare i principali porti europei in hub energetici.