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TRASPORTO MARITTIMO
L'estensione dell'EU ETS al settore del trasporto marittimo non ha determinato importanti cambiamenti nel mercato dello shipping
Lo afferma un rapporto adottato dalla Commissione Europea, che non ha rilevato prove di tendenze all'evasione o all'elusione della norma
Bruxelles
19 marzo 2025
L'estensione al settore del trasporto marittimo dell'EU ETS, il
sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto
serra, che è stata attuata dal primo gennaio 2024, non ha
determinato importanti cambiamenti nel mercato dello shipping. Lo
afferma la prima relazione sull'attuazione dell'estensione al
settore dell'ETS adottata ieri dalla Commissione Europea
specificando che non ci sono prove significative di tendenze
all'evasione o all'elusione della norma. L'analisi dei dati sul
traffico navale - spiega la relazione - non mostra prove di una
tendenza generale nella ricollocazione delle attività di
trasbordo dei container né evidenzia chiare prove che
suggeriscano che le compagnie di navigazione stiano aggiungendo
scali nei porti limitrofi non UE.
Lo studio spiega che «analizzando le tendenze del mercato
nei primi tre trimestri del 2024, i dati disponibili mostrano che
nel 2024 si sono verificati importanti cambiamenti nel traffico
marittimo e nelle rotte. Tuttavia - chiarisce il rapporto - questi
cambiamenti sembrano principalmente correlati agli impatti in corso
della crisi del Mar Rosso, che ha portato molte compagnie di
navigazione a deviare le loro rotte attorno al Sudafrica, via il
Capo di Buona Speranza».
«Per distinguere il più
possibile gli effetti del Mar Rosso da quelli dell'estensione
dell'ETS - specifica il rapporto - l'analisi confronta le tendenze
nei porti UE e non UE, tenendo conto della loro attività
economica, della loro posizione e della loro esposizione alla crisi
del Mar Rosso. L'analisi - puntualizza il rapporto - non mostra
prove concrete di una tendenza generale nella ricollocazione delle
attività di trasbordo dei container, con i porti extra UE
limitrofi che trarrebbero vantaggio da una diminuzione dell'attività
portuale nei porti UE. Non ci sono, inoltre, prove chiare che
suggeriscano che le compagnie di navigazione stiano aggiungendo
scali nei porti extra UE limitrofi o modificando l'ordine delle loro
scali portuali per eludere gli obblighi dell'ETS. Inoltre, l'analisi
dei dati disponibili relativi a due casi di studio (Spagna-Italia e
Bulgaria-Paesi limitrofi) non fornisce prove di uno spostamento
modale verso il trasporto su strada. Per di più, i dati
disponibili non indicano un aumento nell'utilizzo di navi più
piccole al di fuori dell'ambito del sistema o trasferimenti da nave
a nave, il che potrebbe suggerire che le compagnie stanno
implementando tali comportamenti evasivi».
«Quando
si prendono in esame gli indicatori di lungo termine, inclusi gli
annunci di rotte programmate per il 2025 e gli investimenti
pianificati nei porti - prosegue il rapporto - l'analisi non rivela
tendenze riconoscibili che potrebbero indicare un cambiamento nel
comportamento del mercato derivante dall'estensione ETS al trasporto
marittimo. Parallelamente, lo studio evidenzia il panorama
notevolmente dinamico del settore dello shipping, ad esempio con le
compagnie di navigazione containerizzate che adattano rapidamente le
loro rotte e operazioni in risposta alla crisi del Mar Rosso.
Sebbene alcuni esempi suggeriscano che le compagnie potrebbero
prendere in considerazione comportamenti di elusione quando
progettano le loro rotte future - precisa ancora il rapporto -
l'analisi non fornisce prove conclusive e generali di tale tendenza.
Inoltre, gli investimenti pianificati nei porti, sia nell'UE che nei
paesi limitrofi, non stanno sperimentando un'inversione di tendenza
evidente rispetto alle tendenze già in atto negli ultimi
anni, con molti porti che continuano a pianificare investimenti
ambiziosi per aumentare la loro competitività e la loro quota
di mercato, in particolare per le attività di trasbordo dei
container».
Relativamente all'impatto dell'inclusione dello shipping nel
sistema ETS sui costi del trasporto marittimo, il rapporto specifica
che «si prevede che l'estensione dell'ETS al trasporto
marittimo e l'obbligo per le compagnie di navigazione di restituire
le quote UE aumenteranno, in media, i costi totali del trasporto
marittimo del 3,7% nel 2024, se non verranno adottate misure di
efficienza energetica o di riduzione delle emissioni da parte degli
operatori e/o degli armatori. Si prevedono aumenti maggiori nel 2025
e nel 2026 correlati all'approccio graduale. Questi costi vengono
generalmente trasferiti dalle compagnie di navigazione sugli
spedizionieri, con un impatto relativamente limitato sui prezzi
totali del trasporto. I soprannoli ETS imposti dalle compagnie di
navigazione nel 2024 - osserva il rapporto adottato dalla
Commissione Europea - rappresentano un aumento delle tariffe di
trasporto compreso tra l'1% e il 5% per i servizi di trasporto
marittimo oceanico dei container e tra il 3% e l'11% per le varie
linee di traghetti in Europa. L'analisi - specifica inoltre il
rapporto - non mostra prove di una riduzione dei servizi di
trasporto marittimo verso le isole dell'UE o verso le regioni
ultraperiferiche, con il traffico portuale e le attività di
trasbordo che permangono relativamente stabili».
Il rapporto sottolinea, tuttavia, che se questa prima analisi
«non trova prove di cambiamenti importanti direttamente
attribuibili all'introduzione dell'EU ETS, queste conclusioni
dovrebbero essere considerate con cautela a causa dei limiti di
questa analisi. In particolare - spiega il documento - i
significativi impatti di ricaduta della crisi del Mar Rosso sul
traffico marittimo, il tempo limitato trascorso dalla sua
introduzione e quindi l'esperienza limitata nell'implementazione del
sistema per le emissioni marittime e le limitazioni dei dati sono
tutti fattori che incidono sui limiti dell'analisi. Questa relazione
iniziale dovrebbe quindi essere considerata come il primo passo di
un processo in corso che fornisce le basi per analisi future e per
possibili miglioramenti dell'approccio di monitoraggio, in
particolare quando si tratta di considerare prospettive future,
incluso l'esame dell'entrata in vigore del regolamento FuelEU
Maritime a partire da gennaio 2025».
Ieri la Commissione Eu8opea ha adottato un altro rapporto che
valuta la potenziale inclusione di navi tra 400 e 5.000 tonnellate
di stazza lorda nell'ambito del regolamento UE per il monitoraggio,
la comunicazione e la verifica (MRV) delle emissioni di gas serra
marittime, inclusione che - osserva il rapporto - potrebbe aumentare
la quantità di emissioni coperte dalla legislazione di circa
il 9% espandendo al contempo il numero di navi regolamentate di
circa il 42%. In particolare, l'analisi ha preso in esame i costi
amministrativi correlati alle procedure del MRV concludendo che tali
costi annuali per le imbarcazioni più piccole sarebbero
simili, se non leggermente superiori, rispetto a quelli per navi più
grandi. Di conseguenza - rileva il rapporto - l'equilibrio tra costi
amministrativi ed emissioni di gas serra aggiuntive monitorate
risulta meno favorevole per le imbarcazioni più piccole.
Inoltre, il rapporto rileva che il valore attuale netto dei costi
amministrativi aggiuntivi per le imprese e le autorità
competenti risulta superiore al potenziale monetario dei risparmi
sulle emissioni di gas serra attribuibili al solo regolamento
marittimo MRV. Tuttavia, l'analisi suggerisce che questi risultati
potrebbero cambiare se si considerassero i risparmi sulle emissioni
di gas serra derivanti dalla possibile integrazione di imbarcazioni
più piccole in altre politiche di mitigazione dei gas serra,
come l'EU ETS e FuelEU. Una valutazione di questi potenziali
benefici aggiuntivi sarà presa in considerazione nel contesto
della revisione della direttiva EU ETS in programma nel 2026.
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