 Domani l'European Maritime Safety Agency (EMSA) presenterà
la seconda edizione dell'“European Maritime Transport
Environmental Report” (EMTER), pubblicazione incentrata
sull'impatto ambientale del settore del trasporto marittimo
nell'Unione Europea che segue quella diffusa nel 2021 ed è
prodotta dall'EMSA assieme all'European Environment Agency (EEA). Il
nuovo rapporto indica che sono stati compiuti promettenti progressi
in diversi ambiti, a partire dalla riduzione delle emissioni di
ossidi di zolfo delle navi essendo stato registrato per il 2023 un
notevole calo delle emissioni di SOx nell'UE pari a circa il -70%
rispetto al 2014. Il documento spiega che, se il limite globale di
zolfo introdotto nel 2020 ha contribuito a questo calo, il fattore
trainante principale è stata l'implementazione delle aree di
controllo delle emissioni di zolfo (SECA) nel Mar Baltico e nel Mare
del Nord. Il documento ricorda che il prossimo primo maggio il
Mediterraneo diventerà la terza area SECA delle acque europee
e che i paesi del nord-est atlantico stanno valutando l'istituzione
di un'ECA, potenzialmente entro il 2027, misure che dovrebbero
apportare notevoli benefici per la salute e l'ambiente, migliorando
la qualità dell'aria in tutta l'UE.
Relativamente all'introduzione di specie non indigene (NIS) e di
specie aliene invasive (IAS) nelle acque europee da parte del
trasporto marittimo, principalmente attraverso l'acqua di zavorra e
le incrostazioni degli scafi che rappresentano il 60% delle
introduzioni di NIS e il 56% delle introduzioni di IAS, il rapporto
specifica che se il numero di NIS continua ad aumentare,
l'introduzione di IAS ha raggiunto il picco tra il 2000 e il 2005 e
da allora è diminuita.
Circa la consegna e raccolta dei rifiuti dalle navi nei porti
dell'UE, il 2023 è stato il primo intero anno in cui è
avvenuta la segnalazione dei dati ai sensi della direttiva europea
883/2019 sugli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei
rifiuti delle navi che ha fornito informazioni sui volumi e sui tipi
di rifiuti consegnati dalle navi e raccolti dai porti. Le maggiori
quantità di rifiuti consegnati alle strutture di ricezione
portuale erano rifiuti oleosi e spazzatura, seguiti dalle acque
reflue. I principali porti come Rotterdam, Anversa e Copenaghen -
precisa il documento - hanno gestito i volumi di rifiuti più
elevati, evidenziando il ruolo significativo che i porti svolgono
nella gestione dei rifiuti delle navi.
Il rapporto ha preso in esame anche il problema del rumore
subacqueo continuo irradiato dalle navi che ha un impatto negativo
sulla fauna marina e spiega che le aree che presentano i valori più
elevati del livello di pressione sonora in Europa includono parti
del Canale della Manica, lo Stretto di Gibilterra, zone del Mare
Adriatico, lo Stretto dei Dardanelli e alcune regioni del Mar
Baltico. I valori più bassi si registrano nella parte
nord-occidentale dell'Oceano Atlantico nord-orientale, in
particolare attorno allo Stretto di Danimarca e al Mare di Irminger,
e nella parte meridionale del Mediterraneo. La modellazione
previsionale ha identificato misure di mitigazione tecniche e
operative che potrebbero ridurre il rumore irradiato sott'acqua fino
al 70% dal 2030 al 2050 rispetto ad uno scenario business-as-usual,
grazie all'implementazione di misure di mitigazione del rumore
irradiato sott'acqua e dei gas serra.
L'EMTER include anche un'analisi delle pressioni che il settore
del trasporto marittimo esercita sull'ambiente, a partire dalle
emissioni di gas serra prodotte dal traffico navale che nel 2022 è
stato responsabile del 14,2% delle emissioni di CO2 dei trasporti
dell'UE, con emissioni in aumento annuale dal 2015. Nonostante
rimanga una delle modalità di trasporto caratterizzata da una
minore produzione di carbonio - rileva il rapporto - le emissioni di
CO2 di questo settore sono aumentate annualmente dall'Accordo di
Parigi del 2015, fatta eccezione per il 2020 a causa della pandemia
di Covid-19. Nel 2022 le emissioni di CO2 dei viaggi marittimi
monitorati hanno raggiunto un totale di 137,5 milioni di tonnellate,
con un aumento del +8,5% rispetto al 2021. Cinque tipi di navi
(portacontainer, petroliere, rinfusiere, chimichiere e navi per
merci generali) hanno rappresentato l'80% di queste emissioni. I
dati mostrano che dal 2015 al 2023 il Mediterraneo ha avuto le
emissioni medie annue di CO2 più elevate, pari a 64 milioni
di tonnellate, seguito dall'Atlantico con 31 milioni di tonnellate e
dal Mare del Nord con 26 milioni di tonnellate. Durante questo
periodo, le emissioni di CO2 sono aumentate del +46% nell'Atlantico,
del +15% nel Mediterraneo, del +6% nel Baltico e del +62%
nell'Artico, mentre sono diminuite del -8% nel Mare del Nord e del
-1% nel Mar Nero. La maggior parte delle tipologie di navi - precisa
il rapporto - ha registrato un aumento assoluto delle emissioni;
tuttavia, i miglioramenti nell'efficienza energetica tecnica e
operativa hanno ridotto le emissioni per unità di carico
trasportata per specifici tipi di navi, come le navi per merci
generali, le portacontainer e le petroliere. Inoltre, i pescherecci
nell'UE hanno emesso circa 4,8 milioni di tonnellate di CO2 nel
2021, con una diminuzione del -25% dal 2009, e si stima che abbiano
emesso circa 3,7 milioni di tonnellate di CO2 nel 2023, pari al 2%
delle emissioni totali dei trasporti dell'UE, a causa di una
riduzione delle dimensioni della flotta. Per quanto riguarda il
metano, le emissioni del settore del trasporto marittimo sono
aumentate rapidamente, trainate da una crescita del +32,2% della
flotta di navi alimentate a GNL nel 2022. Inoltre, i dati indicano
che nello stesso anno il settore marittimo ha contribuito al 26%
delle emissioni totali di metano dell'intero settore dei trasporti
dell'UE.
Circa le emissioni di ossidi di azoto del trasporto marittimo,
tra il 2015 e il 2023 le emissioni di NOx sono aumentate in modo
significativo, pari a circa il +10% in tutta l'UE. In specifiche
aree l'aumento è stato ancora più pronunciato: +33%
nell'Atlantico, +8% nel Mediterraneo e +32% nell'Artico. Inoltre, i
dati mostrano che la quota di emissioni di NOx del settore marittimo
è cresciuta costantemente. Nel 2022, le emissioni di questo
settore rappresentavano il 39% di tutte le emissioni di NOx dei
trasporti.
Relativamente agli sversamenti di idrocarburi dalle navi, il
rapporto spiega che se fino al 2022 si è verificata una
diminuzione nelle rilevazioni di possibili scarichi di idrocarburi
dalle navi rilevati dal servizio CleanSeaNet, per il 2023 i dati
mostrano un'inversione di tendenza con una media di 6,35 possibili
incidenti di inquinamento rilevati per milione di chilometri
quadrati. Ciò rappresenta un aumento di oltre il +58%
rispetto al 2022, o del +16% se si considerano solo possibili
sversamenti rilevati con un grado di attendibilità elevato.
Sono stati riscontrati un maggior numero casi di inquinamento nel
Mare del Nord, probabilmente a causa delle attività di
estrazione offshore di petrolio e gas, assieme al sud-ovest della
penisola iberica e al Mediterraneo che sono interessati da un
elevato traffico marittimo.
Il rapporto prende in considerazione anche gli scarichi idrici
dei sistemi di depurazione dei gas di scarico a circuito aperto
(EGCS), che rappresentano il 98% degli scarichi idrici consentiti,
in gran parte a causa del minor costo di conformità per le
navi che installano scrubber EGCS ai sensi delle normative UE e IMO
sulle emissioni di zolfo. Il restante 2% è costituito da
acque grigie, liquami, acque di sentina e scarichi EGCS a circuito
chiuso. Il documento evidenzia che il volume di acque grigie
scaricate è aumentato di circa il +40% tra il 2014 e il 2023,
principalmente a causa del crescente numero di navi da crociera in
esercizio, e osserva che gli scarichi degli EGCS possono avere un
impatto negativo sull'ambiente marino attraverso il contributo dei
contaminanti a processi quali bioaccumulo, acidificazione ed
eutrofizzazione, sottolineando così la necessità di
ulteriori misure di valutazione del rischio e di regolamentazione.
Circa i rifiuti marini, che - sottolinea il rapporto - possono
essere particolarmente dannosi per l'ambiente marino, la
biodiversità e le attività economiche locali, si stima
che la pesca e il trasporto marittimo contribuiscano rispettivamente
all'11,2% e all'1,8% dei rifiuti marini nei mari regionali attorno
all'Europa, con una diminuzione stimata del -50% nell'ultimo
decennio, mentre è aumentato in modo significativo il rischio
di collisione tra navi e balene e tartarughe nella parte orientale
del Grande Mare del Nord, nella parte meridionale del Golfo di
Biscaglia, nella regione di Gibilterra e in alcune parti del Mar
Egeo a causa dell'aumento del traffico marittimo, con conseguenti
potenziali problemi di sicurezza e impatti sulla biodiversità
marina.
Il rapporto analizza anche lo stato di integrità del
fondale marino spiegando che circa il 27% dei fondali marini
costieri europei (il 5% con gravi effetti) è interessato da
attività legate al trasporto marittimo, come espansioni
portuali, dragaggi e ancoraggi che causano disturbi fisici e perdite
di habitat, e prende in considerazione anche l'effetto determinato
dall'ampliamento delle aree portuali, specificando che tra il 2000 e
il 2018 sono cresciute del +12,5% e che tali espansioni
contribuiscono ad influenzare gli habitat dei fondali marini
disturbando gli ecosistemi attraverso dragaggi, bonifiche e aumento
del traffico marittimo.
Il rapporto ricorda quindi le normative introdotte dall'UE per
accelerare la transizione del trasporto marittimo verso la
sostenibilità, osservando che la legislazione UE recentemente
adottata, come l'estensione dell'ETS al trasporto marittimo e
l'iniziativa FuelEU Maritime, si prevede favoriranno la
decarbonizzazione del settore. Un numero crescente di navi - rileva
il documento - viene dotato di sistemi di carburante alternativi, il
che indica un passaggio a soluzioni energetiche più
ecologiche, e l'uso di batterie è in aumento e si prevede che
la flotta che le utilizza raddoppierà nei prossimi anni.
Inoltre, anche se il numero di navi che utilizzano metanolo rimane
basso, sta crescendo, così come il numero di navi che
utilizzano propulsione eolica e idrogeno. Relativamente
all'installazione nei porti di impianti per consentire alle navi
all'ormeggio di spegnere i motori di bordo collegandosi alla rete
elettrica di terra, il rapporto specifica che almeno 44 porti
dell'UE hanno già implementato connessioni elettriche a terra
(OPS), con 352 attracchi dotati di impianti di alimentazione
elettrica da terra a nave, precisando che, tuttavia, solo un numero
limitato di navi dispone delle attrezzature necessarie per
connettersi a OPS ad alta tensione.
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