
Federlogistica chiede la creazione di un fondo nazionale “Cyber
Porti e Interporti” per sostenere gli investimenti in OT
Security e resilienza digitale delle Pmi della logistica, essendo i
porti e il sistema logistico i gangli vitali maggiormente esposti
agli attacchi cyber, con conseguenze potenzialmente devastanti in
termini di danni economici, black out nella movimentazione delle
merci, e rischi altissimi in termini di sicurezza. «Un attacco
a un porto - ha evidenziato il presidente di Federlogistica, Davide
Falteri - oggi non blocca solo un terminal, blocca l'intera filiera
industriale collegata».
Secondo Federlogistica, è necessario un piano «non
difensivo, bensì offensivo contro gli hacker e chiunque
attenti alla sicurezza del comparto logistico» che, oltre alla
creazione di un fondo nazionale, provveda alla classificazione
nazionale dei porti secondo il livello di sicurezza digitale, sul
modello dei “rating di resilienza” già usati in
altri settori, e istituisca un protocollo nazionale tra Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti, Agenzia per la Cybersicurezza
Nazionale e Federlogistica per monitoraggio e audit periodici delle
vulnerabilità OT nei porti italiani.
«Alla base di questa strategia di emergenza - specifica
ancora la federazione - si colloca un piano articolato a sua volta
su tre punti caratterizzanti: il primo è quello della
formazione e cultura digitale, finalizzato attraverso sinergie con
Start 4.0 e con soggetti come ENEA, Unioncamere, ITS a colmare il
digital gap di tecnici, operatori, dirigenti. Il secondo è
quello di una digitalizzazione consapevole, promuovendo l'adozione
di audit di sicurezza OT, standard internazionali come ISO/IEC 62443
e sistemi di monitoraggio predittivo nei nodi logistici critici. Il
terzo, forse il più importante, è quello di una
cooperazione pubblico-privata che sfoci in una cabina di regia unica
sulla sicurezza informatica nei trasporti e nella logistica».
«Cabina di regia - ha ricordato Falteri - alla cui
costituzione Federlogistica sta lavorando con ministeri, Agenzia per
la Cybersicurezza Nazionale, ENAC, Capitanerie di Porto e Regioni».
«È venuto il momento - ha sottolineato Falteri - di
superare la visione difensiva e adottare un modello proattivo e
distribuito di governance del rischio OT. Il che significa adottare
policy aziendali integrate OT/IT; condividere i dati sulle minacce
tra soggetti pubblici e privati; costruire ecosistemi di allerta
precoce con l'aiuto dell'AI; rendere obbligatorio per i porti un
Cyber Risk Management Plan».