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IL BRILLANTE 1997 DEL PORTO DI GENOVA
Il porto commerciale ha raggiunto 1.179.955 container (+42,9%) e 16 milioni di tonnellate di merci (+30,2%). Negative le crociere (-11%) e i prodotti petroliferi (-35%)
16 gennaio 1998
I container non saranno un toccasana per l'economia indebolita della città di Genova, ma 1.179.955 teu movimentati in porto nel 1997, con un tasso di crescita del 42,9 per cento, rappresentano comunque ricchezza e sviluppo. Nell'incontro con la stampa per il tradizionale consuntivo sull'attività svolta lo scorso anno Giuliano Gallanti, presidente dell'Autorità portuale, ha ribadito fermamente il ruolo positivo che il porto riveste nel ciclo commerciale e produttivo cittadino.
Una valutazione giustificabile e legittima, visti i dati del traffico relativi allo scorso anno riportati sinteticamente di seguito e dettagliatamente nella sezione di inforMARE dedicata alle statistiche del porto di Genova.
"Non è rispondente a verità affermare che il porto non crei ricchezza e occupazione". Il rapporto occupazionale relativo al traffico contenitori - ha sostenuto il segretario generale dell'Autorità Portuale Fabio Capocaccia -, è di un addetto ogni mille container, e ogni mille contenitori devono essere aggiunti anche quattro o cinque addetti procurati nell'indotto. Un rapporto più vantaggioso rispetto agli scali che fanno transhipment, come "Gioia Tauro dove un milione di container viene movimentato da 500 persone", con un rapporto di 2000 teu per addetto.
A fine '97 l'occupazione nel porto di Genova, compresa la cantieristica di Sestri Ponente, ha raggiunto le 6.772 unità, contro le 6.449 del 1996. Un incremento, per l'Autorità Portuale, legato allo sviluppo dei traffici: nei terminal sono stati creati 345 nuovi posti di lavoro, fino a raggiungere 2.767 unità. Ma le migliori prospettive occupazionali sono offerte dal settore delle riparazioni navali, dove sono impiegati 1.500 lavoratori, con altri 1.000 occupati nelle imprese autorizzate ad operare nel settore. In questo comparto è infatti prevista per il 1998 la creazione di altri 500 posti di lavoro.
"Negli ultimi sei mesi sono apparse sulla stampa specializzata oltre 30 richieste di personale da inserire nelle attività marittimo-portuali genovesi". Una cifra forse esigua, ma l'occupazione oggi non è fatta più - purtroppo - di grandi numeri.
Nonostante la crescita del porto, comunque, "è ormai diffusa la consapevolezza - ha continuato Gallanti - che il porto sia l'anello di una catena più complessa, chiamata intermodalità, logistica". Su questo terreno si gioca lo sviluppo del porto. "La sfida per il futuro è riassunta in due temi: infrastrutture e spazi a terra". Le prime devono consentire un efficiente e valido collegamento della zona portuale ai mercati interni ed europei, i secondi sono necessari per dare respiro alle attività dell'indotto.
In entrambi i casi deve essere trovata una soluzione di coesistenza tra attività portuali e vita cittadina. Un contributo in questa direzione potrà venire - secondo Gallanti - dal piano regolatore portuale, promosso dall'Autorità Portuale e redatto in collaborazione con le amministrazioni e le facoltà universitarie cittadine. Nella fase di approntamento di questo strumento urbanistico sono già state individuate alcune emergenze da risolvere, come il rafforzamento della mobilità dedicata ai traffici portuali, con particolare riferimento al nodo di Sampierdarena e collegamenti autostradali (Lungomare Canepa e raccordi con la viabilità lungo il torrente Polcevera).
Ma l'attenzione dell'ente portuale è soprattutto per lo sviluppo dei collegamenti via ferrovia: raggiunta la quota del 29% di contenitori trasportati su rotaia - quindi vicina alle percentuali dei maggiori porti nordeuropei, comprese tra il 30 e il 45% - l'obiettivo è ora di arrivare al 50%.
Per muoversi in questa direzione è irrinunciabile per l'ente portuale la realizzazione del terzo valico ferroviario, visto che le previsioni danno le attuali linee sature dopo il 2001. Capocaccia ha sottolineato che è ipotizzabile una media di 150 treni merci al giorno nel 2005, una cifra "che qualsiasi addetto può quantificare nella capacità di una linea ferroviaria". Una nuova linea, quindi, ma anche il miglioramento dei raccordi e incremento dell'efficienza e della capacità organizzativa dei terminal.
Collegamenti efficienti favoriranno senz'altro lo sviluppo dei traffici. Ma se per lo sviluppo del porto - ha proseguito Gallanti - "i container sono la condizione 'prima', per produrre ricchezza ci vogliono gli spazi a terra". La città può offrire poche aree all'attività marittima, e ognuna di queste deve essere sfruttata in maniera ottimale. In testa alla lista di priorità stabilita dall'Autorità Portuale c'è la zona di Cornigliano: la dismissione dall'attività industriale legata alle acciaierie a caldo metterà infatti a disposizione degli operatori portuali l'area più consistente e, per queste superfici, l'ente portuale sta ora vagliando una proposta avanzata da un gruppo di terminalisti. Ma anche il progetto 'zona franca', di cui Gallanti ha confermato l'attuazione, rimane all'ordine del giorno.
Il porto di Genova deve infatti attrezzarsi per fronteggiare anni di serrata concorrenza.
"E' del tutto probabile - ha detto il presidente - che lo sviluppo dei porti italiani, e di Genova in particolare, continui nei prossimi anni. Il '97 è stato un anno molto positivo per i traffici: per i container il dato è eccezionale, forse irripetibile. Le possibilità di incremento restano consistenti, nonostante la crisi in Oriente, e il Mediterraneo avrà lo sviluppo maggiore". Il crescente successo di quest'area è confermato dalle percentuali di crescita indicate nel Green Paper redatto dall'Unione Europea, di cui Gallanti ha affermato di non condividere alcune valutazioni, ma che indica - in proporzione - una crescita dei traffici nel Mediterraneo superiore a quella registrata nei porti nordeuropei. "Resta la necessità per Genova di stringere delle alleanze con i porti vicini, come Marsiglia e Barcellona, per fronteggiare la concorrenza dei porti del Nord".
Per assecondare questo sviluppo l'ente portuale ha bisogno di ricoprire appieno il ruolo di gestore delle attività portuali assegnatole istituzionalmente. Per questo è stato accolto con soddisfazione il decreto legge del 31 dicembre scorso, di cui è attesa la conversione in legge, che permetterà il prepensionamento di una quota di dipendenti dell'authority. "Un problema risolto all'80 per cento però, visto che solo una parte dei dipendenti in attesa di questo provvedimento ne potranno beneficiare".
Lo snellimento dell'Autorità passa anche attraverso la cessione di alcune partecipazioni in società che lavorano in ambito portuale. Gallanti ha confermato la vendita, nei prossimi mesi, del pacchetto di maggioranza della Porto Petroli, per il quale esiste un'offerta degli altri azionisti.
Meno immediata è invece l'eventuale cessione del controllo della Aeroporto di Genova spa, che gestisce lo scalo aeroportuale genovese. L'Autorità Portuale è disponibile a cederne la maggioranza a patto che l'acquirente sia in grado di garantire l'operatività e lo sviluppo dello scalo. Non mancano d'altronde - ha aggiunto il presidente - esempi di aeroporti gestiti dalla mano pubblica e in piena salute, ne sono testimoni i risultati raggiunti dal vicino scalo di Nizza e quelli di numerosi e importanti aeroporti europei e mondiali.
Bruno Bellio
Il traffico container nel porto di Genova negli ultimi 6 anni
Il traffico container nel porto di Genova nel 1996 e nel 1997
Estratto dal documento "Andamento del porto di Genova nel 1997" dell'Autorità Portuale di Genova
Nel 1997 per la prima volta il traffico contenitori ha superato la soglia del milione di teu, e più precisamente 1.179.955 teu, risultato che ha portato lo scalo genovese, escludendo i porti di transhipment di Algeçiras e Gioia Tauro, al primo posto nel Mediterraneo per questo tipo di traffico. Tasso di crescita 42,9%.
Questo risultato è stato ottenuto grazie ai tre principali terminal contenitori, Vte che raggiunge i 550 mila teu, il Sech con oltre 240 mila e Messina che supera i 200 mila teu, mentre i restanti sono distribuiti tra i terminal Grimaldi, Genoa Terminal e Multipurpose.
Questo risultato ha inoltre permesso di raggiungere e superare il porto di Le Havre.
Nel complesso le merci varie hanno raggiunto e superato i 16 milioni di tonn. (+32,2% rispetto all'esercizio precedente). Anche il traffico convenzionale (la cosiddetta merce ricca) ha avuto un aumento del 10% raggiungendo i 6 milioni di tonn.
Le navi arrivate in porto sono state quasi 8 mila (+6%).
Due le voci negative nell'anno. I crocieristi, che dopo essere passati dai 150.000 del 1991 ai 400.000 del 1996, subiscono un calo di circa 40 mila unità (-11%), causato dal trasferimento a Savona di alcune linee, e i prodotti petroliferi che subiscono una diminuzione del 35% causata essenzialmente dalla chiusura dell'oleodotto gestito dalla Snam che collegava Genova con il Centro Europa.
E' risultato stabile il movimento al terminal traghetti con oltre 2 milioni di passeggeri.
Traffico ferroviario. Nel 1997 sono stati movimentati 145.341 carri carichi con un aumento del 63,17% rispetto all'anno precedente quando erano stati 89.071. Di questi 48.169 sono stati movimentati nel terminal di Voltri, i rimanenti 97.172 nel cosiddetto porto storico.
I teu trasportati nell'anno su strada ferrata sono stati circa 340 mila, di cui 115 mila a Voltri e i restanti nel porto storico: la quota percentuale dei contenitori movimentati via treno è quindi passata dall'11% degli scorsi anni al 29%.
Le compagnie di navigazione acquisite durante l'anno sono state 3, mentre le nuove linee sono state 10.
In totale sono 94 le Compagnie di navigazione che scalano regolarmente il nostro porto.
Di rilevante interesse, anche perché potrebbe far capovolgere una prassi ormai consolidata, la scelta effettuata dalla compagnia tedesca Hapag Lloyd di istituire a Genova il centro operativo delle sue attività per il Mediterraneo, e della Orient Overseas Container Line (OOCL), che dopo sette anni rientra in Italia e più precisamente a Genova con una specifica Società, denominata Oriente Agenzia Marittima, in collaborazione con la Hugo Trumphy.
Anche il settore delle riparazioni navali ha avuto un anno di grande attività. In particolare è da rilevare che, per la prima volta, i bacini di carenaggio hanno superato l'80% di utilizzo. (Alla fine degli anni '80 variava tra il 40% ed il 50%).
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