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Il conflitto tra Eritrea ed Etiopia, iniziato con scaramucce nella zona di confine tra le due nazioni e poi diventato una vera guerra, priva l'Etiopia degli sbocchi marittimi costituiti dai porti di Assab e di Massaua (inforMARE del 30 maggio e del 1 giugno).
Il traffico tra le due nazioni è diminuito dopo che l'Eritrea, nello scorso novembre, ha creato la propria valuta, la nakfa. All'inizio delle ostilità Addis Abeba ha deciso di boicottare i porti di Massaua e di Assab, attraverso i quali transitava il 76 per cento dei suoi traffici, e di dirottare le merci nel porto di Gibuti, che tuttavia rischia un completo intasamento. E anche se Gibuti in un modo o nell'altro riuscirà a smaltire tutto il traffico, vi saranno certamente forti ritardi nelle consegne, penalità da pagare e perdita di contratti. L'Etiopia importa essenzialmente materie prime, materiale d'equipaggiamento e fertilizzanti.
Ma anche l'Eritrea subirà delle pesanti conseguenze commerciali visto che, almeno nel primo periodo del conflitto, rischia di subire una drastica diminuzione delle entrate di divise estere. Infatti, subito dopo la creazione del nafka da parte dell'Asmara, l'Etiopia aveva imposto l'utilizzazione di monete straniere forti negli scambi bilaterali.
Al di là della situazione a breve termine, il conflitto rischia di provocare un calo degli investimenti stranieri, che temono la destabilizzazione del Corno d'Africa. |
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