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Flotta di Stato e Registro internazionale di navigazione sono stati i temi centrali dell'assemblea annuale della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) svoltasi oggi a Roma. Il presidente Paolo Clerici, nel suo intervento che pubblichiamo integralmente nella rubrica 'Forum dello Shipping e della Logistica', ha sottolineato il rischio di una distorsione della concorrenza che verrebbe introdotto dal nuovo piano di riordino del gruppo pubblico Finmare. Sono infatti previsti ulteriori notevoli investimenti e la nascita di una nuova attività nel settore della logistica in diretta concorrenza con i privati. Confitarma teme che il 70 per cento della spesa corrente dello Stato per interventi nel settore marittimo, totalmente assorbita dalla Finmare a titolo di sovvenzione per i collegamenti in regime di convenzione, comprometta l'equilibrio del mercato cabotiero: "l'armamento italiano - ha detto Clerici - è pronto a confrontarsi con le stesse regole di qualità, sicurezza e prezzi anche per i servizi a valenza sociale. Anche in questo settore, lo Stato dovrebbe solamente dare regole precise e penalità per chi non dovesse rispettarle: l'Italia ha bisogno di uno Stato regolatore ma non gestore".
Il presidente della Confitarma ha anche ricordato che il piano della società finanziaria marittima del gruppo IRI assume come premessa il fatto che, se fosse messa in vendita, Finmare non troverebbe acquirenti, ma - ha aggiunto Clerici - "non mi risulta che il gruppo sia mai stato offerto sul mercato".
Per quanto riguarda il nuovo Registro Internazionale italiano (inforMARE del 3 marzo), l'elenco comprende 80 navi già iscritte ed oltre 100 nuove navi già autorizzate all'iscrizione dal ministero dei Trasporti e della Navigazione. Clerici ha ricordato il carattere storico dell'introduzione del nuovo registro e ha anche raccomandato una rapida approvazione da parte del Parlamento delle poche correzioni che Confitarma giudica necessarie per renderlo pienamente efficace.
Sulle polemiche relative all'introduzione del gioco d'azzardo sulle navi passeggeri, Clerici ha affermato che siano il frutto di una totale disinformazione: "sulle navi da crociera, di qualsiasi nazionalità, è da sempre consentito il gioco con effetti positivi sulla competitività della nave in termini di ricavi e margini di esercizio. Considerate le esasperate condizioni di concorrenza in cui operano le navi da crociera, dovrebbe piuttosto creare scandalo l'estrema debolezza della nostra bandiera in questo settore, che presenta grande interesse per i riflessi occupazionali sia diretti che nell'indotto".
Desta invece preoccupazione la liberalizzazione parziale del cabotaggio europeo a partire dal 1° gennaio 1999, con la Grecia che fino al 2004 sarà al riparo dalla concorrenza straniera nei collegamenti con le proprie isole.
Nel corso dell'assemblea è stato inoltre tracciato un consuntivo dell'andamento dell'industria marittima italiana. Nel 1997, il totale delle transazioni internazionali relative al trasporto marittimo di merci e passeggeri ha raggiunto i 48.000 miliardi di lire, quasi il doppio dell'insieme degli altri sistemi di trasporto che hanno totalizzato complessivamente 27.000 miliardi, mentre i ricavi italiani per servizi di navigazione internazionale ammontano a circa 18.000 miliardi.
L'anno scorso la componente di flotta rappresentata da Confitarma è rimasta stabile (88,6%) per un totale di 1.331 navi. I trasporti marittimi continuano ad essere di gran lunga superiori agli altri sistemi di trasporto (mare 63%, strada 23%, treno 6%) mentre la produzione annua di beni e servizi marittimi è di 25.000 miliardi di lire ed occupa 80.000 addetti di cui 30.000 nell'industria armatoriale.
Confitarma ha ricordato gli avanzati aspetti tecnologici e la giovane età della flotta italiana, con metà delle navi di età inferiore a dieci anni e un quarto inferiore a 5 anni (l'età media della flotta mondiale è di 19 anni). Un buono stato di salute che consente alla flotta italiana di mantenere il 16° posto tra le flotte mondiali ed il 6° tra quelle europee e che è confortato anche da un nutrito programma di costruzioni navali avviato agli inizi degli anni '90 che prevede la realizzazione circa 590 nuove navi. Un piano che è sostenuto per oltre 14.250 miliardi di lire da imprese di navigazione private.
Nei prossimi anni però, con l'ingresso nell'unione monetaria dell'euro, l'Italia dovrà far fronte ad una concorrenza diretta con le flotte dell'Unione basata sui costi di esercizio delle navi (costo del lavoro, costo dell'imposizione fiscale e parafiscale diretta e indiretta). Ma Clerici si è dichiarato ottimista e ha affermato che la marineria italiana ha comunque fatto grandi passi avanti e che presto alle poche società armatoriali quotate in Borsa se ne aggiungeranno molte altre, a conferma dell'accresciuta dimensione delle imprese e della conquistata competitività.
All'assemblea di oggi era presente il presidente di Confindustria, Giorgio Fossa, mentre non ha partecipato perché malato il ministro dei Trasporti Claudio Burlando.
B.B.
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