Aumentata la quota del Mezzogiorno sulle esportazioni nazionali
21 luglio 1999
Nel rapporto '98/'99 "L'Italia nell'economia internazionale", presentato oggi a Roma, l'Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) analizza l'andamento degli scambi con l'estero, rilevando un aumento delle importazioni del 6,1% e dell'1,2% delle esportazioni, contro una media mondiale del 3,5%. La produzione è cresciuta dell'1,3% contro una media europea del 2,8%. E' aumentata inoltre la quota del Mezzogiorno sulle esportazioni nazionali, passata dal 9,6% del '97 al 10,2% dello scorso anno.
Riportiamo di seguito una sintesi del rapporto stilata dall'ICE.
L'ITALIA NELL'ECONOMIA INTERNAZIONALE: RAPPORTO ICE 1998-99
Le ripercussioni della crisi asiatica e l'avvio del nuovo ciclo di negoziati multilaterali, aumentano le importazioni dell'Italia rispetto alla domanda interna, le esportazioni in quantità crescono meno della media dei paesi industriali ma in valore la quota dell'Italia migliora, forte riduzione del surplus manifatturiero, continua a salire la quota del Mezzogiorno sulle esportazioni nazionali, prosegue il processo di internazionalizzazione produttiva grazie soprattutto agli investimenti esteri delle PMI, si stabilizza e diversifica l'attività delle imprese esportatrici, diverse le novità introdotte nel quadro delle politiche nazionali di sostegno all'internazionalizzazione
Nel corso del 1998, si sono allentate le tensioni che turbavano lo scenario economico internazionale fino a pochi mesi fa. L'Asia orientale sta recuperando stabilità e le altre aree a cui si è propagata la crisi, in primo luogo America Latina e Russia, sembrano sotto controllo. Nel complesso, l'economia mondiale sta tuttavia attraversando un periodo di marcato rallentamento, che si ripercuote anche sulla dinamica degli scambi internazionali
Le esportazioni italiane di beni e servizi sono lievemente aumentate, ma il tasso di crescita in quantità (1,2%) è rimasto inferiore a quello del commercio mondiale (3,5%). Le importazioni invece, per il secondo anno consecutivo, sono accelerate, a un tasso, in volume, del 6,1%. Nel 1998, il saldo commerciale dell'Italia si è quindi ridimensionato soprattutto a causa dell'andamento degli scambi con i paesi dell'Estremo Oriente. Sono invece migliorati molto i saldi con il Nordamerica, con l'Africa e con il Medio Oriente.
Dal punto di vista territoriale, nel corso del 1998, la distribuzione delle esportazioni italiane è risultata meno concentrata: tutte le cinque principali regioni esportatrici, tranne l'Emilia Romagna, hanno fatto registrare una crescita delle esportazioni inferiore alla media nazionale. Il Mezzogiorno ha continuato ad accrescere la sua partecipazione alle esportazioni nazionali. Tuttavia, la sua presenza sui mercati esteri, e quindi la sua capacità esportativa, resta inferiore a quella delle altre regioni.
Viene confermata l'evoluzione graduale del modello di specializzazione internazionale dell'economia italiana, vale a dire le caratteristiche produttive dell'industria nazionale: i punti di forza dell'economia del nostro paese che si trovano tradizionalmente nei beni di consumo per la persona e per la casa, pur rimanendo molto significativi, si stanno comunque attenuando. Si consolida invece il comparto della meccanica strumentale.
Tra il 1996 e il 1998 si è innalzato il grado di stabilità delle imprese, ovverosia il numero di quelle che hanno esportato continuativamente almeno per gli ultimi cinque anni è salito del 12,5%.
Nel 1998 è stato avviato un progetto di riforma del sistema complessivo delle politiche di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese italiane, che sta modificando la distribuzione delle competenze istituzionali e rinnovando gli strumenti di intervento. Nel luglio 1999, la Cabina di regia del CIPE per l'internazionalizzazione, presieduta dal Ministro del Commercio con l'Estero, ha inoltre varato provvedimenti che vanno soprattutto a favore delle PMI che vogliono entrare sui mercati esteri.IL QUADRO INTERNAZIONALE: Le ripercussioni della crisi asiatica e l'avvio del nuovo ciclo di negoziati multilaterali
Si sono allentate le tensioni che turbavano lo scenario economico internazionale fino a pochi mesi fa: l'Asia orientale si sta avviando verso il recupero della stabilità e della crescita e gli altri focolai di crisi sparsi nel mondo sembrano sotto controllo.
Nel complesso, l'economia mondiale sta attraversando un periodo di marcato rallentamento, che si ripercuote anche sulla dinamica degli scambi internazionali. Accenni di miglioramento economico sono visibili in Asia e in Europa, mentre continua la fase di prosperità dell'economia nordamericana, ma, secondo le stime dell'OCSE, nel 1999 il tasso di crescita della produzione mondiale non dovrebbe superare di molto quello dell'anno scorso, attestandosi al 2,4%, mentre l'espansione dei flussi commerciali potrebbe subirebbe un ulteriore rallentamento, passando dal 4,5% al 3,9%.
Nel 1998, per la prima volta dopo oltre un decennio la crescita degli scambi internazionali è tornata a concentrarsi nei paesi industriali, mentre prima aveva caratterizzato le aree emergenti. La dinamica del commercio mondiale è stata infatti sostenuta soprattutto dall'andamento economico delle seguenti aree:
Nordamerica, dove le importazioni degli Stati Uniti, sospinte dal ciclo favorevole e dall'apprezzamento del dollaro, sono aumentate dell'11% in termini reali.
Continente europeo. Seppure in misura inferiore rispetto agli Stati Uniti, data la diversa situazione congiunturale, anche l'Unione Europea ha contribuito a sostenere il commercio mondiale: le sue importazioni di beni e servizi sono cresciute nel 1998 a un tasso (8%) superiore al doppio di quello della sua domanda interna, mentre le esportazioni (5%) hanno risentito meno di quelle statunitensi della decelerazione della domanda estera.
Il 1998 è stato anche l'anno delle celebrazioni del cinquantenario dell'Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GATT): il sistema di regole sugli scambi internazionali,oggi amministrato dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), sembra aver resistito bene alle insidie della crisi economica delle aree emergenti. Sono stati avviati i preparativi per un nuovo ciclo di negoziati internazionali, che potrebbe assumere la denominazione di Millennium Round. Oltre a temi, come l'agricoltura e i servizi, sui quali la ripresa delle trattative era già in agenda, i negoziati potrebbero estendersi ad argomenti nuovi, come gli investimenti e le politiche della concorrenza, la cui interconnessione con le politiche commerciali si fa sempre più evidente.
sono aumentate le importazioni dell'ItaliaRISPETTO ALLA DOMANDA INTERNA
I risultati conseguiti dall'Italia, fra il 1998 ed i primi mesi del 1999, non sono stati molto soddisfacenti, malgrado il raggiungimento dell'obiettivo di partecipare all'introduzione dell'euro fin dalla prima fase. La crescita della produzione è rimasta fiacca (1,3%), decisamente inferiore alla media europea (2,8%) e del tutto inadeguata a dare slancio alla pur incipiente ripresa dell'occupazione.
Nel 1998 le importazioni italiane di beni e servizi sono aumentate in quantità a un tasso (6,1%) decisamente superiore a quello della domanda interna (2,5%), facendo innalzare il loro grado di penetrazione sul mercato italiano, che resta comunque inferiore a quello degli altri principali paesi europei.
Peraltro, i prezzi delle importazioni sono sensibilmente diminuiti soprattutto per effetto del calo delle quotazioni internazionali delle materie prime.
I processi di integrazione economica internazionale favoriscono la tendenza a soddisfare la domanda interna con prodotti importati: tuttavia in Italia il fenomeno è stato rafforzato non soltanto dalla maggiore convenienza di prezzo delle importazioni, ma anche da alcuni fattori congiunturali. Ad esempio, nel primo semestre dell'anno, un intenso processo di accumulazione di scorte di materie prime e semilavorati, accanto al perdurare degli incentivi pubblici per l'acquisto di automobili, hanno accelerato la crescita delle importazioni.
Nel corso dell'anno, poi, l'effetto di questi fattori si è progressivamente esaurito e la dinamica delle importazioni ha quindi subito un rallentamento.
Le previsioni disponibili indicano per il 1999 che il tasso di crescita delle importazioni italiane sara' inferiore a quello del '98.
LE ESPORTAZIONI IN QUANTITA' SONO CRESCIUTE MENO DELLA MEDIA DEI PAESI INDUSTRIALI, MA IN VALORE LA QUOTA DELL'ITALIA E' MIGLIORATA
Il volume delle esportazioni di beni e servizi è aumentato soltanto dell'1,2%, assai meno di quello delle importazioni (6,1%). Sul risultato aggregato delle esportazioni ha inciso la sensibile flessione registrata nei servizi (-2%), ma nelle merci l'incremento delle quantità esportate (1,6%) è risultato comunque decisamente inferiore alla dinamica del commercio mondiale, che le ultime stime dell'OCSE collocano al 4,5%. Si è dunque verificata una contrazione della quota di mercato mondiale detenuta dai prodotti italiani. Il fenomeno è confermato dal confronto con gli altri principali paesi industriali, le cui esportazioni di beni e servizi sono aumentate a tassi decisamente superiori a quello dell'Italia (fa eccezione soltanto il Giappone, ovviamente molto più esposto agli effetti della crisi asiatica).
Inoltre, è ormai dal 1996 che le esportazioni italiane crescono più lentamente del commercio mondiale. Le ragioni di questo declino della quota derivano da diversi fattori: gli effetti ritardati della perdita di competitività di prezzo dei prodotti italiani, dovuta al forte apprezzamento reale della lira nel 1996, che tuttavia aveva corretto solo parzialmente il suo precedente indebolimento; la successiva stabilizzazione del tasso di cambio nominale si è accompagnata al persistere di un sia pur lieve differenziale inflazionistico sfavorevole e la svalutazione delle monete dei paesi in crisi ha accentuato i problemi di competitività delle imprese italiane; particolare sensibilità delle esportazioni italiane agli effetti della crisi delle aree emergenti.
Considerando le principali aree geografiche, emerge chiaramente che il saldo commerciale dell'Italia nel 1998 si è ridimensionato soprattutto a causa dell'andamento degli scambi con i paesi dell'Estremo Oriente. Sono invece migliorati molto i saldi con il Nordamerica, con l'Africa e con il Medio Oriente, principalmente per effetto del calo dei prezzi delle materie prime.
Valutate a prezzi correnti, le quote di mercato delle esportazioni italiane sono aumentate in quasi tutte le principali aree. Fanno eccezione proprio quelle più intensamente coinvolte nella crisi: il gruppo delle quattro economie asiatiche di recente industrializzazione (le NIEs), i paesi in via di sviluppo dell'Estremo Oriente e i paesi in transizione dell'Est europeo. Sembra quindi che, ancora una volta, le imprese italiane abbiano rapidamente ridotto la propria presenza nei mercati dove la congiuntura ha avuto un'evoluzione negativa.
Per il 1999 le stime circa l'andamento delle esportazioni italiane scontano un miglioramento nel secondo semestre.
FORTE RIDUZIONE DEL SURPLUS MANIFATTURIERO
La maggior parte dei settori produttivi ha dato un contributo negativo all'andamento del saldo commerciale. Nell'industria estrattiva si è ridotto il disavanzo, soprattutto per effetto della caduta dei prezzi internazionali delle materie prime. Il settore manifatturiero ha subito una marcata riduzione del surplus, dovuta alla diminuzione delle esportazioni del "sistema moda". Il contributo principale al deterioramento del saldo è tuttavia venuto, oltre che dagli autoveicoli, dai settori che producono beni capitali,le cui esportazioni sono state frenate dalla caduta della domanda nelle aree emergenti, mentre in Italia la ripresa degli investimenti ha suscitato un forte incremento degli acquisti dall'estero.
Negli scambi di servizi, che vanno acquistando un peso sempre maggiore sul totale delle transazioni internazionali, il surplus dell'Italia si è dimezzato, soprattutto per l'andamento negativo dei saldi nei servizi per le imprese (tecnologici e informatici).
continua a salire la quota del mezzogiorno SUlle esportazioni nazionali
La distribuzione territoriale delle esportazioni italiane tende a farsi meno concentrata: nel 1998, per il secondo anno consecutivo, tutte le cinque principali regioni esportatrici, tranne l'Emilia Romagna, hanno fatto registrare una crescita delle esportazioni inferiore alla media nazionale.
La crisi asiatica ha penalizzato maggiormente le regioni del Centro-Nord, in particolare Lombardia, Toscana e Liguria più esposte in quei mercati.
Il Mezzogiorno ha continuato ad accrescere la sua partecipazione alle esportazioni nazionali con una quota del 10,2% (era del 9,6% nel 1997), anche nel primo trimestre 1999. L'anno scorso il contributo principale a questo risultato è venuto dai mezzi di trasporto, ma vi hanno concorso anche settori in cui è più elevato il peso degli imprenditori locali. Tuttavia, l'apertura internazionale del Mezzogiorno resta inferiore a quella delle altre ripartizioni territoriali.
L'Italia nord-occidentale - e in particolare la Lombardia - ha perso quote sulle esportazioni nazionali di merci, mentre ne ha guadagnate su quelle di servizi, riflettendo la terziarizzazione della propria economia e quindi una propensione alla erogazione di servizi. Nell'insieme del Centro-Nord i risultati molto differenziati da regione a regione potrebbero nascondere i diversi esiti che stanno avendo i processi di ristrutturazione dei distretti industriali. Pressati dalle maggiori tensioni del contesto economico internazionale in cui si muovono, alcuni sistemi produttivi locali stanno rinnovando con successo le proprie caratteristiche, in termini di tecnologia e gamma merceologica, conservando tuttavia la vitalità dei propri legami con le comunità e le istituzioni locali. Altri distretti sembrano invece affaticati dalla difficoltà di individuare una via originale di crescita e la loro crisi incide in misura non trascurabile sul rallentamento complessivo delle esportazioni italiane.CONTINUA IL PROCESSO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE PRODUTTIVA GRAZIE SOPRATTUTTO AGLI INVESTIMENTI ESTERI DELLE PMI
Gli investimenti diretti all'estero costituiscono uno dei canali attraverso i quali si sta attenuando la specializzazione italiana nei beni di consumo tradizionali: le imprese spostano all'estero le linee produttive a più alta intensità di lavoro non qualificato, concentrando le attività che restano in Italia sulle fasce alte dei mercati. D'altro canto gli investimenti esteri in Italia si orientano in misura relativamente elevata sui settori ad alta intensità di ricerca tecnologica, contribuendo a ridurre lo svantaggio comparato dell'Italia in questo comparto.
si è STABILIZZATA E DIVERSIFICATA L'attività delle imprese ESPORTATRICI
In base ai dati sulle imprese esportatrici censite dall'Istat nel 1996, è stato delineato un quadro dei principali cambiamenti strutturali che hanno coinvolto le imprese esportatrici italiane nel periodo 1994-98. In base al criterio del fatturato all'esportazione (a prezzi costanti), si nota una chiara tendenza alla crescita delle dimensioni dei soggetti: il peso delle aziende minori (fino a 15 miliardi di vendite all'estero) sul valore delle esportazioni è sceso dal 38% al 34% e il valore medio delle esportazioni per impresa è passato in cinque anni da 1,8 a 2,4 miliardi. Inoltre è aumentata la diversificazione geografica delle esportazioni: è salito il numero medio di mercati in cui vende ogni impresa ed è cresciuta in misura notevole la popolazione di imprese capaci di esportare in aree relativamente difficili come l'America Latina, l'Africa, il Medio Oriente e l'Est europeo. Parallelamente si è innalzato il grado di stabilità delle imprese: il numero di quelle che hanno esportato continuativamente almeno per gli ultimi cinque anni è salito del 12,5% tra il 1996 e il 1998.
Si stima inoltre che siano almeno una decina di migliaia le imprese che, oltre ad esportare, svolgono all'estero varie forme di attività produttiva, che includono la distribuzione, l'assistenza post-vendita, la collaborazione industriale con imprese locali, i traffici di perfezionamento. Tra di esse, circa un migliaio sono presenti con investimenti diretti in attività produttive.
I CASI AZIENDALI
Per la prima volta il Rapporto ICE 1998-99: L'Italia nell'economia internazionale prende in esame sei diversi casi aziendali che hanno consentito di tratteggiare i criteri e le motivazioni che hanno portato le imprese ad internazionalizzarsi. Si tratta di: Antresud, Coeclerici, FIAT, Indena, Natuzzi, Parmalat.
La prima è una "piccola multinazionale" delle telecomunicazioni, con pochi addetti in Italia e un investimento in Romania. La sua storia costituisce un caso esemplificativo di successo delle PMI: un aspetto importante del percorso dell'Antresud è anche l'utilizzo di strumenti finanziari e programmi della UE per il supporto degli IDE (investimenti diretti esteri).
Coeclerici , attiva nel settore dei trasporti e quindi esempio significativo di impresa operante nel terziario, è tradizionalmente incline a una proiezione internazionale e vanta un'esperienza decennale sui mercati esteri, di tipo quasi esclusivamente commerciale. Alla crisi del mercato dei noli l'azienda ha reagito con una recente ristrutturazione che ha interessato le principali aree di business.
La proiezione internazionale della FIAT è nota, ma l'esame delle sue modalità è reso attuale dalla forte competizione scatenatasi nel settore automobilistico a causa di una serie di fattori, non ultimi la liberalizzazione del commercio estero e l'ingresso in scena di nuovi, competitivi produttori localizzati nei paesi emergenti. Universalmente noto, il caso Fiat è stato ripreso nel Rapporto, sia perché il gruppo ha intensificato negli ultimi anni la propria connotazione transnazionale, sia per esaminare se e come siano mutate le strategie di insediamento produttivo in aree strategicamente importanti ma recentemente colpite da crisi economiche e/o finanziarie (in particolare America Latina e Russia).
Indena, ha seguito un percorso di internazionalizzazione basata principalmente sulle esportazioni che rappresentano il 90% del fatturato. La sua competitività internazionale di basa soprattutto su competenze specifiche connesse all'attività di ricerca e ad una forte capacità di innovazione del prodotto unita ad una efficiente assistenza tecnica ai clienti. Anche la rete internazionale di approvvigionamento delle materie prime costituisce uno dei fattori di competizione per il cui ampliamento l'Indena sta studiando la possibilità di effettuare investimenti diretti all'estero.
Natuzzi, grande produttrice di divani, rappresenta il caso emblematico di una azienda del Mezzogiorno che esporta verso 140 paesi e la scelta di mantenere la produzione in Italia, nonostante la non trascurabile incidenza dei costi di trasporto, è basata sull'esigenza di rendere possibile uno stretto controllo sulla qualità e di garantirsi il contributo di manodopera specializzata.
Parmalat, contrariamente ai due casi precedenti ha costruito la propria espansione attraverso ingenti investimenti esteri, "esportando" quindi nei mercati di sbocco l'azienda, con le sue modalità organizzative e operative. Grazie alla rapida crescita dei suoi IDE è passata, tra il 1989 e il 1997, dal trentacinquesimo al terzo posto nella graduatoria delle multinazionali italiane, in termini di addetti nelle controllate.
sono state introdotte diverse novità nel quadro delle politiche nazionali di sostegno All'internazionalizzazione
Nel 1998 è stato avviato un progetto di riforma del sistema complessivo delle politiche di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese italiane, che sta modificando la distribuzione delle competenze istituzionali e rinnovando gli strumenti di intervento. Il quadro che va emergendo è il seguente:
la gestione degli incentivi finanziari viene concentrata nelle mani della Simest, che opera ora su tutte le forme di internazionalizzazione, dalle esportazioni agli investimenti diretti;
l'assetto della SACE viene rinnovato, al fine di accrescerne la capacità di operare a sostegno delle piccole e medie imprese;
viene rafforzato il ruolo dell'ICE nella produzione e distribuzione di servizi reali per l'internazionalizzazione delle imprese;
viene promosso un più intenso coinvolgimento delle Regioni nelle politiche di sostegno all'internazionalizzazione, viste come un aspetto essenziale delle politiche di sviluppo locale;
comincia ad operare, all'interno del CIPE, un centro di coordinamento strategico di tutti gli organismi che operano nel campo delle politiche di sostegno all'internazionalizzazione.
Date queste premesse, all'inizio di luglio 1999, la Cabina di regia del CIPE per l'internazionalizzazione, presieduta dal Ministro del Commercio con l'Estero, ha inoltre varato provvedimenti che vanno soprattutto a favore delle PMI che vogliono entrare sui mercati esteri. Le "nuove misure a sostegno delle esportazioni e dell'internazionalizzazione del sistema Italia" riguardano:
nuovi profili di applicazione della legge Ossola sui crediti agevolati;
innalzamento del contributo concesso con la legge Ossola sui tassi di interesse relativi al forfaiting;
abbattimento dei tassi fissi di interesse applicati alle imprese che usufruiscono delle agevolazioni che vengono erogate in base alle leggi 394 (che riguarda la penetrazione commerciale nei paesi extra-UE) e 304 (per la partecipazione a gare all'estero).
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