European Logistics Forum (ELF) '99 ha un forte significato politico, era stato detto due giorni fa nel corso della presentazione della rassegna sulla logistica che è stata inaugurata oggi alla Fiera di Genova e che si chiuderà sabato prossimo. Tale connotazione è stata ribadita stamattina nel corso della cerimonia di apertura da molti relatori. Un'intenzione che non è stata sminuita neppure dalla forzata assenza del ministro dei Trasporti e della Navigazione, Tiziano Treu, alle prese con problemi di volo. La battaglia politica - hanno ripetuto tutti - è per rafforzare il ruolo del sistema trasportistico sudeuropeo come alternativa a quello monopolistico del Nord.
La torta è allettante e sostanziosa. Il mercato logistico europeo - ha detto il presidente del Comitato organizzatore di ELF, Fabio Capocaccia - vale circa 6.000 miliardi di ecu e mostra un tasso di crescita annuo del 20%, che è addirittura del 40% tenendo conto esclusivamente della logistica conto terzi. Il settore ha subito una profonda e rapida evoluzione ed il suo costo sul prodotto industriale finito è passato dal 16% nel '90 al 9% nel '96. Capocaccia ha segnalato però un dato riferito al mercato italiano, tanto emblematico da esser stato posto al centro dell'intero calendario convegnistico di questa edizione: "due terzi delle merci italiane - ha infatti ricordato - viene gestito da gruppi logistici esteri". La differenza di scala che separa le imprese nazionali del settore dai colossi stranieri è del tutto evidente. L'interrogativo a cui ELF '99 vuole cercare di rispondere è proprio quello che ipotizza come tale limitazione di fatturato e copertura geografica possano rappresentare un ostacolo alla realizzazione sul territorio italiano della piattaforma logistica sudeuropea. Un interrogativo che è stato allargato all'intero comparto del trasporto italiano, perché non è ovviamente solo la poca incidenza sul mercato delle imprese che si occupano strettamente di logistica a impedire l'assunzione di questo ruolo.
La prima occasione di dibattito è stata una tavola rotonda di confronto tra "Liguria e Campania, due regioni logistiche in pista". Il vice presidente della Regione Liguria, Graziano Mazzarello, quattro presidenti di autorità portuali, Giorgio Bucchioni (La Spezia), Giuliano Gallanti (Genova), Francesco Saverio Lauro (Napoli) e Giuseppe Sciutto (Savona), il presidente dell'Associazione per la Tutela e lo Sviluppo del Porto di Salerno (Assotutela), Agostino Gallozzi, e tre operatori, Giuseppe Barletta (Interporto Sud Europa spa), Ignazio Messina (Ignazio Messina & C. spa) e Gianni Punzo (Interporto Campano spa) hanno rilevato i ritardi che frenano lo sviluppo del sistema trasportistico italiano. Nel versante marittimo la crescita c'è stata, e significativa: nel quinquennio che va dal '93 al '98 - ha spiegato Gallanti - si è passati da un rapporto di traffico 75% - 25% a favore dei porti nordeuropei, ad uno squilibrio meno accentuato 64% - 36%. Le opportunità - ha aggiunto Lauro - restano molto elevate sia per gli scali dell'alto Tirreno e Adriatico, che per quelli meridionali. Se Barletta e Punzo non hanno reclamato infrastrutture, ma clienti, non altrettanto hanno fatto i rappresentanti dell'arco nord-tirrenico. Messina ha ribadito che "il problema rimane a terra" e le soluzioni devono essere messe in atto in fretta: per la Liguria il terzo valico ferroviario nell'Appennino, il raddoppio e l'adeguamento della linea Genova - Ventimiglia e dell'asse Tirreno - Brennero sono interventi essenziali, ma lo sono anche la realizzazione dei parchi ferroviari e delle piattaforme logistiche verso cui indirizzare i treni. Se Sciutto ha affermato che "è necessario che il governo alzi il livello degli investimenti nel settore portuale" e che si sciolga il nodo dell'autonomia finanziaria per i porti, Messina ha invece sostenuto la necessità di dare appoggio "a chi ha la capacità di spostare la merce" e ha posto un interrogativo sulla reale volontà dei grandi gruppi esteri, corsi a occupare posti di rilievo nello scacchiere terminalistico italiano, di sviluppare il 'sistema Italia'. Bucchioni ha affermato la sua preoccupazione per il ritardo del settore del trasporto italiano nei confronti di nazioni come l'Olanda che, già nel '93, programmava investimenti di 20.000 miliardi di lire per diventare la piattaforma logistica europea. I timori del presidente dell'Autorità Portuale di La Spezia sono rivolti soprattutto alla strada intrapresa dal sistema industriale italiano, parte determinante del bacino d'utenza degli scali marittimi nazionali: l'industria italiana si è dedicata alle utilities, ai servizi ai cittadini (acqua, gas, telefonia, ecc.), e non ai prodotti, ha detto Bucchioni sottintendendo che la forza delle basi logistiche nordeuropee è rappresentata soprattutto dai grandi bacini industriali situati alle loro spalle.
Gallozzi ha polemicamente lamentato l'assoluta mancanza di precipitazioni verificatasi a Salerno in occasione dei "finanziamenti a pioggia caduti sui porti italiani" (inforMARE del 12 maggio). Successivamente Lauro ha scherzosamente consigliato i rappresentanti del vicino scalo salernitano di dotarsi di Autorità Portuale. L'uditorio non ha potuto fare a meno di considerare la siccità che ha colpito il porto campano come conseguenza di tale carenza.
A conclusione del dibattito moderato da Bruno Dardani rimane forte l'impressione che, oltre alla differenza di peso economico che separa Nord e Sud Europa, esista anche un rapporto diverso tra istituzioni pubbliche e soggetti man mano che si sale in latitudine. A settentrione il pubblico agisce come privato e viceversa. A sud i ruoli sembrano ancora nettamente distinti.
Bruno Bellio
|
|