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L'Italia, in posizione strategica nel Mediterraneo, deve dotare i porti di attrezzature logistiche adeguate a fronteggiare la concorrenza degli scali nordeuropei
Ulteriori possibilità di crescita dei traffici sono offerte dall'istituzione di nuove rotte pendulum
7 ottobre 1999
Il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) ha presentato oggi a Parigi al Senato della Repubblica francese il rapporto "Traffici marittimi e Mediterraneo: una rete di scambi a geometria variabile" che evidenzia come il rilancio del mercato interno, della competitività dell'economia comunitaria e della coesione politica, economica e sociale passino per lo sviluppo di progetti di trasporto multimodale nel bacino mediterraneo.
Una rete invisibile, quella marittima, - ha rilevato il CNEL - ma vitale per l'Italia che si colloca in una posizione strategica nel Mediterraneo, area che nello scenario mondiale dei trasporti marittimi registra un andamento dei flussi tendenzialmente crescente che oltre l'Italia coinvolge soprattutto la Francia e la Spagna. Dal rapporto emerge infatti che nel 1994 e nel 1998 il bacino del Mediterraneo ha esportato 102 milioni di tonnellate di merci, che si stima diventeranno 134 milioni nel 2004 pari ad un valore di 205 miliardi di dollari. Si prevede inoltre un'accelerazione degli scambi a un tasso di crescita medio annuo pari al 4,25% tra il 1998 e il 2004, rispetto al 2,17% del periodo 1994-1998. Tra le principali rotte di traffico, nei tre anni di riferimento (1994, 1998, 2004) l'Italia risulta in posizione dominante insieme con la Francia e con la Spagna. Già nel 1994 l'Italia compare infatti tra le prime 10 direttrici di traffico in termini di quantità che hanno come origine e destinazione degli scambi i Paesi mediterranei, e si stima che conserverà tale posizione fino al 2004. Lo studio sottolinea però che, per poter mantenere tale ruolo e fronteggiare la concorrenza, l'Italia necessita di adeguate politiche di sviluppo dei porti, intese sia come conoscenza del mercato su cui basare le scelte relative alle politiche, sia soprattutto come capacità di realizzare infrastrutture (per aumentare ad esempio la capacità di transhipment) dotando i porti dell'attrezzatura logistica necessaria tale da far guadagnare all'Italia e agli altri porti del Mediterraneo la dignità di "rotta attrezzata" continuando così a ridurre il divario che esiste con i porti del Nord Europa. Tra le esigenze di strategia politica il consigliere del CNEL Giuseppe Perasso questa mattina ha sollecitato l'Italia a farsi promotrice dell'integrazione tra i vari settori economici e logistici del Mediterraneo e promuovere strategie per recuperare competitività privilegiando in particolare l'integrazione modale e la capacità di creare reti in grado di supportare il trasporto marittimo. Il nostro Paese - ha affermato - dovrebbe inoltre stimolare il coordinamento fra le nazioni dell'intera area mediterranea attivando canali di dialogo sociale, economico e logistico con i diversi partner. Il CNEL ha infine sottolineato anche l'esigenza di una modifica dell'attuale proporzione tra le varie modalità di trasporto a favore del mare e delle ferrovie e ritiene che il governo debba essere più propositivo sul piano comunitario. Il Consiglio ha auspicato a tale proposito maggiore collaborazione e sinergie con gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo per costruire, superando i problemi di reciproca competitività, una politica più adeguata e incisiva.
Anche l'intervento di Fabio Capocaccia, segretario generale dell'Autorità Portuale di Genova, ha posto l'accento sulle potenzialità offerte ai porti italiani e a tutto il sistema del trasporto nazionale dallo sviluppo dei traffici marittimi verificatosi negli ultimi anni. Il Mediterraneo - ha spiegato Capocaccia - è stato sede di un sensibile recupero di traffici negli ultimi dieci anni. Ciò è stato conseguenza dell'aumento della quota di interscambio tra Europa e Far East, che con un tasso circa doppio rispetto all'interscambio Europa - America sta diventando la corrente di traffico prevalente a livello europeo, dell'attuazione delle riforme portuali nei principali paesi mediterranei, soprattutto Spagna e Italia, e della privatizzazione della gestione dei terminal portuali con ricadute positive in termini di efficienza, costi, tempi di resa.
Capocaccia ha ricordato che, in riferimento al solo traffico contenitori, si può affermare che i porti del Mediterraneo, che nel 1990 assolvevano al 25% del traffico complessivo europeo, nel 1996 secondo i dati del Libro Verde dell'Unione Europea portavano tale quota al 32%, e nel 1998 superano la quota del 37%.
In prospettiva - ha aggiunto Capocaccia - la quota è destinata a crescere: a parte la continua e progressiva crescita dell'interscambio con il Far East, attualmente in fase di ripresa dopo la momentanea crisi dei Paesi orientali dello scorso anno, si profila una nuova rotta transoceanica, la cosiddetta "Rotta Pendulum", con crescenti prospettive di interesse per il panorama mondiale dei traffici. Si tratta di una rotta - ha spiegato - già oggi attuata dalle più importanti alleanze mondiali dell'armamento nel settore contenitori che, con baricentro nel Mediterraneo, si estende a Est fino a Singapore e ai Paesi dell'Estremo Oriente, e a Ovest fino alla costa atlantica del Nord America. Tale rotta, alternativa a quella transpacifica che per raggiungere l'area atlantica deve attraversare via terra gli Stati Uniti, presenta il vantaggio di servire anche i continenti europeo ed africano. Nelle ultime settimane - ha ricordato - le due principali compagnie cinesi si sono aggiunte alle alleanze già citate proponendo servizi di questo tipo. Per motivi del tutto analoghi si prospetta inoltre un'interessante variante Sud della "Rotta Pendulum" al servizio del Sud America (ad esempio Buenos Aires - Mediterraneo - Suez - Singapore - Far East).
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