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Iniziano le inchieste sull'affondamento dell'Erika. La posizione del RINA
Iniziate un'inchiesta giudiziaria e un'inchiesta amministrativa per accertare le responsabilità della catastrofe che ha portato distruzione e morte sulle spiagge della Bretagna e della Vandea. "Non vi sono stati atti od omissioni legati all'affondamento della nave e riferibili al RINA", afferma il registro italiano di classificazione
10 gennaio 2000
Dopo la catastrofe ambientale provocata dal naufragio dell'Erika - 10.000 tonnellate di petrolio finite in mare ed altre 18.888 ancora nella stiva della nave - la giustizia francese sta cercando di appurare le cause e le responsabilità del disastro (inforMARE del 12 dicembre 1999). Un'inchiesta è stata affidata al giudice parigino Dominique de Talancé che sta disponendo rogatorie internazionali e che - ha scritto il quotidiano francese "Le Parisien" - ha intenzione di accertare i motivi che hanno indotto gli ispettori del Registro Navale Italiano (RINA) a permettere all'Erika di continuare la navigazione nonostante i segni di corrosione mostrati dalla nave.
Alcuni ispettori - ha aggiunto il giornale transalpino "Ouest France" - saranno probabilmente inviati a Ravenna e a Malta per sbrogliare l'intrico delle società di comodo dietro le quali si nasconderebbero i veri proprietari della nave.
Inoltre è stata sollecitata un'inchiesta amministrativa da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha disposto un'indagine sugli incidenti in mare..
Nell'estate del 1998, da giugno ad agosto, l'Erika era in riparazione nel cantiere navale Biela, nel Montenegro. Secondo quanto ha riferito "Ouest France", la società di gestione avrebbe avuto infatti intenzione di prolungarne ancora l'attività di trasporto, nonostante la nave avesse già 23 anni.
Le ispezioni alla nave erano state compiute dal 1993 dal registro francese Bureau Veritas, ma il 16 giugno 1998 - ha asserito il quotidiano "Le Parisien" -, gli esperti riscontrarono dei problemi tecnici estremamente gravi ed imposero all'armatore di non far navigare l'Erika fino all'effettuazione di una visita più approfondita, fissata per fine giugno, e di effettuare nel frattempo un viaggio senza carico. I documenti d'archivio mostrano però che il giorno seguente, il 17 giugno, l'armatore abbandonò il Veritas e iscrisse la nave nel registro italiano RINA. I responsabili del registro italiano affermano però di non essere stati informati della situazione dal Veritas, secondo quanto avrebbe richiesto la procedura standard tra società di classificazione, su limitazioni imposte e riferibili ad anomalie della nave.
Un portavoce del RINA, ha scritto ancora "Ouest France", ha confermato che la petroliera subì "lavori di manutenzione dell'apparato di propulsione e la sostituzione di circa cento tonnellate di strutture d'acciaio".
Quando l'ultimo comandante della nave, l'indiano Krun Mathur, salì sull'Erika a Sebastopoli (Ucraina), il suo predecessore gli segnalò un'area corrosa nelle stive della nave, che un mese più tardi (il 24 novembre) venne nuovamente sottoposta ad ispezione mentre era nel porto siciliano di Augusta. Il comandante segnalò la corrosione e un esperto del RINA esaminò la nave alla presenza del capitano e di un rappresentante del proprietario della petroliera. Le conclusioni, ha affermato "Le Parisien", furono tali da permettere all'Erika di riprendere il mare.
Per rispondere a tutti questi interrogativi il giudice Dominique de Talancé ha nominato due esperti considerati "particolarmente competenti", Hervé Cheneau e Philippe Clouet, affidando loro numerosi compiti: determinare le condizioni del naufragio, identificare chi prese le decisioni e le conseguenti responsabilità. I due esperti dovranno inoltre dire se l'Erika era in grado di navigare ricorrendo, se necessario, ad un ufficio tecnico indipendente per esaminare lo scafo della nave. Infine il giudice ha nominato un terzo esperto, M. Chaumery, un dottore in chimica che ha l'incarico di analizzare i campioni di petrolio prelevati in mare. Ha poi deciso d'inviare una commissione di rogatoria in Italia, dove è attesa in questi giorni. Nel frattempo interrogherà il capitano Krun Mathur sulla precisa ubicazione della corrosione nello scafo della nave.
Ma sull'intera vicenda dell'Erika il RINA, chiamato in causa dalla stampa francese, è intervenuto per puntualizzare i fatti chiarendo la propria posizione, senza sfumature polemiche e senza esprimere o rilanciare giudizi di responsabilità, che in questa fase sarebbero infondati. Ha già messo a disposizione dell'autorità di bandiera e degli assicuratori tutte le informazioni e i documenti in proprio possesso ed ha offerto la massima collaborazione a tutti gli interessati.
La posizione del registro di classificazione italiano è ben chiara e un comunicato pubblicato ieri non lascia dubbi in merito. "L'indagine è in corso - scrive il RINA - e allo stato attuale non è emerso alcun indirizzo che consenta di legare l'affondamento della nave ad atti od omissioni riferibili al RINA".
Il registro di classificazione italiano ha ritenuto inoltre indispensabile le seguenti puntualizzazioni:
"A) Ad Augusta, a seguito di visita, non è stata emessa una prescrizione per rinviare ad epoca successiva lavori ritenuti necessari, ma è stato prescritto un controllo dimensionale da effettuarsi entro due mesi.
B) Il RINA ha assunto in classe l'Erika seguendo la procedura standard tra membri dell'associazione internazionale delle società di classificazione (International Association of Classification Societies IACS di Londra, ndr) relativa al passaggio di una nave da una società ad un'altra (transfer of class agreement) che prevede scambio di informazioni sulle condizioni della nave tra le società interessate. Fra tali informazioni non erano contenute quelle, ora riportate dalla stampa, relative a limitazioni imposte dal Bureau Veritas e riferibili ad anomalie riguardanti la nave".
E intorno alla vicenda del naufragio, della polluzione marina e dell'inquinamento delle coste della Bretagna prende ora forma un'imponente serie di aspetti legali che probabilmente dureranno per molto tempo. I legali dei Comuni francesi danneggiati dall'inquinamento provocato dal petrolio fuoriuscito dall'Erika hanno intrapreso diverse procedure. Secondo "Ouest France" lo studio Huglo Lepage ha chiamato in giudizio la società RINA, mentre la signora Alexandre Varaut, in rappresentanza dei Comuni della Vandea, ha ottenuto che un ufficiale giudiziario abbia accesso a tutti i documenti del Bureau Veritas che riguardano la petroliera. La TotalFina s'affida allo studio Hugo Lepage e al Fondo d'indennizzo delle polluzioni marine Fipol, ed ha nominato a Dunkerque un rappresentante legale contro l'armatore della nave. Ma vi sono poi i difensori dell'armatore e dell'istituto di classifica. Una battaglia legale che ha pochi precedenti.
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