Due grandi temi che riguardano il futuro dei porti italiani, insieme con un'ampia visione d'assieme del panorama marittimo e portuale nazionale, sono i punti basilari su cui si è imperniata la relazione di Francesco Nerli, presidente dell'Associazione Porti Italiani (Assoporti) all'odierna assemblea dell'associazione che è iniziata questa mattina alle 10:00 nel salone dell'Aldovrandi Palace Hotel di Roma.
L'assemblea si appresterà con ogni probabilità nelle prossime ore a riconfermare Nerli al vertice dell'associazione. Nel corso dei lavori di questo pomeriggio verrà inoltre costituito per la prima volta un ufficio di presidenza formato da cinque vicepresidenti dell'associazione, scelti probabilmente tra i presidenti delle maggiori autorità portuali italiane, da un tesoriere e dal direttore generale di Assoporti, Luigi Robba.
Assente il ministro dei Trasporti e della Navigazione, Pierluigi Bersani, impegnato in un urgente incontro con il presidente del Consiglio dei ministri per esaminare i problemi dell'autotrasporto, l'intervento finale è stato tenuto dal sottosegretario Occhipinti.
Nerli ha fatto il punto della situazione, ha analizzato lo "stato" dei porti nazionali, ha individuato le priorità e la necessità di finanziamenti per completare le opere infrastrutturali degli scali.
Ma i due punti di maggior rilievo, come dicevamo, sono stati quelli che si riferiscono alla politica comunitaria, che favorisce i porti nordeuropei a scapito di quelli mediterranei, e la necessità dell'autonomia finanziaria delle autorità portuali.
Circa il primo punto, Nerli ha precisato che in Italia le autorità portuali sono soggetti autonomi con propri bilanci leggibilissimi e non possono svolgere attività imprenditoriali o fornire servizi. Invece molti porti nordeuropei sono strettamente legati, o addirittura incardinati, nelle municipalità o nei Land regionali. Alcuni inoltre hanno compiti tanto autoritativi quanto gestionali in concorrenza con operatori privati. «Questo - ha detto Nerli - ancor più del problema del finanziamento delle infrastrutture sembra non contribuire al corretto dispiegarsi della concorrenza e non rende chiare le relazioni finanziarie tra gli Stati e i porti».
Quanto all'autonomia finanziaria delle autorità portuali, Nerli ha detto che Parlamento e governo hanno già preso impegni precisi (Il DPEF 1999-2001 prevedeva infatti di riconoscere alle autorità portuali un'effettiva autonomia finanziaria). «In questa direzione ci aspettiamo una conferma di tale impegno anche nel prossimo DPEF - ha ancora detto Nerli - e che si vada presto alla presentazione al Parlamento e all'approvazione entro questa legislatura di un apposito ddl. Si tratta di consentire alle autorità portuali di svolgere pienamente i compiti attribuiti loro dalla legge: promozione; programmazione; manutenzione ordinaria e straordinaria; partecipazione ai processi di sviluppo dell'intermodalità, della logistica e delle reti trasportistiche». Si tratta, ha concluso Nerli, di utilizzare all'interno di ciascun porto la "ricchezza" che esso ha generato.
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