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Approvato dai Lavori pubblici il progetto per il recupero e risanamento del molo San Vincenzo del porto di Napoli
La parte predominante dell'intervento riguarderà il consolidamento della banchina, che dovrà poi diventare punto d'attracco per navi da crociera e grandi yacht
27 luglio 2000
Dopo l'approvazione del progetto definitivo da parte del Comitato Portuale di Napoli, avvenuta lunedì scorso, il progetto per il recupero ed il risanamento dell'antico molo borbonico denominato "San Vincenzo" ha superato l'esame della terza Commissione del ministero dei Lavori pubblici. Il valore degli interventi è stimato in 16 miliardi e 800 milioni di lire.
Il San Vincenzo diventerà un molo di attracco per navi da crociera e per il diportismo. Ma - per la sua posizione e valenza architettonica - ridiventerà soprattutto, dopo decenni di abbandono, una delle maggiori infrastrutture dello scalo partenopeo.
«La parte predominante del progetto - ha dichiarato il presidente dell'Autorità Portuale, Francesco Lauro - sarà il consolidamento della banchina. Per noi è però una parte fondamentale perché i lavori di rifunzionalizzazione della banchina sono propedeutici al più ambizioso progetto di rendere l'infrastruttura operativa per il settore crocieristico e per il diportismo. Due ambiti in cui il porto di Napoli ha grandi possibilità di sviluppo. Sarà, comunque, soprattutto un progetto che avvicinerà ancora di più il porto alla città e che farà scoprire ai napoletani un luogo unico».
Il progetto si svilupperà in due fasi. La prima riguarderà il consolidamento della banchina ed il restauro della pavimentazione e dei magazzini. La seconda prevede che, in base al nuovo piano regolatore portuale, debbano essere compiuti gli interventi per destinare la banchina - per la prima volta nella lunga storia del molo - a navi da crociera e grandi yacht.
Le prime notizie sul molo San Vincenzo risalgono alla fine del 1200. In quell'epoca, per volere di Carlo I d'Angiò, fu fatta costruire una torre sull'isolotto denominato San Vincenzo (dal nome del monastero di San Vincenzo al Volturno di Isernia che aveva donato al porto di Napoli una piccola chiesa). Solo però nel 1596, per volere del viceré spagnolo Conte Olivares, l'isolotto fu unito alla terraferma. Da quel momento iniziarono i lavori per allungare il molo che durarono, anche se a fasi alterne e con lunghe interruzioni, sino alla fine del 1800. Fu Ferdinando II di Borbone, nel 1836, a decidere la creazione di un porto militare e a commissionare ad un gruppo di architetti ed ingegneri la realizzazione di interventi per migliorare l'infrastruttura, prevedendo anche la costruzione di un bacino di carenaggio.
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