Cinque record di traffico per il porto di Genova nel 2000. Lo scalo è in corsa, ma rischia di non trovare più terreno sotto i propri piedi. La vitalità dell'economia portuale è testimoniata dai brillanti risultati conseguiti lo scorso anno. Ma restano irrisolti i principali ostacoli che si frappongono ad un ulteriore sviluppo della storica e prima industria genovese. Le banchine sono in piena attività, ma non sono sufficienti le aree per accogliere nuovi traffici e mancano soprattutto le infrastrutture di collegamento con i mercati di riferimento.
Il piano regolatore portuale, che con alcuni tombamenti offrirà nuove superfici al porto, è ormai ad un passo dalla definitiva approvazione. Lo ha confermato oggi il presidente dell'ente portuale genovese, Giuliano Gallanti, presentando i risultati di traffico dello scorso anno. L'esame tecnico della Regione Liguria dovrebbe concludersi entro metà febbraio. Subito dopo il documento potrà essere approvato dal Consiglio regionale. Ma il piano regolatore portuale garantirà solo l'effettuazione di quegli interventi di ammodernamento e potenziamento che dovevano essere intrapresi già qualche anno fa. Oggi Genova deve invece decidere quale sarà il ruolo del suo porto nei prossimi trent'anni. Se dovrà costituire ancora uno dei possibili cardini di sviluppo della vita economica cittadina o se dovrà adottare strategie diverse per non perdere le sue quote di traffico nel Mediterraneo ed in Europa.
Questa scelta verte soprattutto sulla realizzazione del terzo valico ferroviario verso Milano. Un'opera che potrebbe consentire a Genova di non essere completamente tagliata fuori dalle grandi direttive di traffico transeuropee che corrono, e sempre più correranno, su rotaia.
Il riferimento del presidente dell'authority portuale all'asse ferroviario Torino - Lione, di cui si discuterà a Torino lunedì prossimo, è esplicito: «se non facciamo la Genova - Milano - ha detto Gallanti - noi siamo tagliati fuori; senza infrastrutture di collegamento il porto di Genova non ce la farà».
Genova al momento si accontenta di interventi di "maquillage", se confrontati con quelli necessari per competere con le opere portuali realizzate altrove. Nello scalo ci sono attualmente cantieri aperti per la realizzazione di lavori del valore complessivo di 167 miliardi di lire e sono pronti investimenti per altri 130 miliardi.
Il mercato però propone opportunità di crescita più consistenti di quelle che possono essere catturate con questi interventi. Occasioni che non possono essere non raccolte. Nel corso degli incontri che hanno portato all'elezione di Gallanti alla vice presidenza dell'Espo (inforMARE del 23 gennaio) e nel successivo meeting con il commissario UE all'Energia e Trasporti, Loyola de Palacio, sono state delineate le prospettive di incremento del traffico europeo: una crescita che è stata valutata in 10 punti percentuali nei prossimi dieci anni, con un contemporaneo raddoppio del traffico container, grazie in particolare all'aumento degli scambi con il Far East. Altri fattori di sviluppo - ha osservato Gallanti - sono l'avvento della moneta unica, dell'e-commerce e l'allargamento del mercato europeo. Il Mediterraneo è in posizione strategica, favorevole per intercettare una consistente quota di traffici, tant'è vero che negli ultimi dieci anni i porti sudeuropei hanno sottratto il 10% del mercato a quelli del Nord Europa. La competizione è aperta e il mondo portuale-marittimo del Mediterraneo si sta attrezzando. «C'è ancora qualche ritardo nel costruire alleanze tra i privati - ha detto Gallanti - ma quando il mercato si allargherà queste alleanze diverranno inevitabili».
Senza terzo valico si svuota però di significato ogni discussione sul futuro del porto di Genova e sulle prospettive di occupazione che offre. Una delle poche carte che la città ha in mano per cercare di evitare di depauperare ancora l'economia comunale. «Negli ultimi cinque anni - ha ricordato il presidente dell'authority - l'occupazione in porto è cresciuta del 23%, con un tasso medio annuo del 4%, notevolmente superiore alla media nazionale». I "dipendenti" diretti del porto di Genova sono oggi 7.935. Ma gli addetti nell'indotto allargato - ha rilevato un'indagine del Censis - sono 60.000, pari al 35% dell'occupazione del territorio comunale.
Un'occupazione procurata dall'aumento dei traffici. La movimentazione delle merci nel 2000 è cresciuta del 10,8% rispetto all'anno precedente. Il consuntivo è di 51,7 milioni di tonnellate e sono stati registrati cinque record assoluti di traffico: nel settore dei container, con 1.500.632 teu e 14.271.032 tonnellate, delle merci convenzionali, con 7.668.232 tonnellate, delle rinfuse solide, con 10.487.626 tonnellate, dei passeggeri, con 2.764.269 unità, e in quello dei carri ferroviari, che lo scorso anno sono stati 161.055.
Due altri record sono stati stabiliti dai terminalisti VTE, con 743.910 teu, e Messina, con 289.923 teu. I consuntivi degli altri terminal sono: SECH 286.498 teu, Multipurpose 69.900 teu, Grimaldi 62.332 teu e Genoa Terminal 48.069 teu.
Tocca ora a Genova decidere se il porto potrà raggiungere risultati ancor più ambiziosi.
Bruno Bellio
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Porto di Genova Statistiche del traffico
(Fonte: Autorità Portuale di Genova)
Tonnellate
| 2000 |
1999 | %
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Merce containerizzata | 14.271.032 | 11.884.234 | 20,1 |
Merce convenzionale | 7.668.232 | 7.246.542 | 5,8 |
Rinfuse solide |
2.539.859 | 2.222.207 | 14,3 |
Rinfuse solide (ILVA) | 7.947.767 | 6.960.381 | 14,2 |
Rinfuse liquide |
971.592 | 976.688 | -0,5 |
Prodotti petroliferi | 17.406.858 | 16.577.266 | 5,0 |
Bunkers e provviste | 930.804 | 814.326 | 14,3 |
Traffico totale
| 51.736.144
| 46.681.644
| 10,8 |
| | | |
Passeggeri (unità)
| | | |
Traghetti | 2.366.753 | 2.118.219 | 11,7 |
Crociere | 397.516 | 569.124 | -30,2 |
Passeggeri totale
| 2.764.269
| 2.687.343
| 2,9 |
| | | |
TEUs (unità)
| 1.500.632
| 1.233.817
| 21,6 |
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