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Presentata dalla Commissione Europea la proposta di direttiva sul libero accesso al mercato dei servizi portuali
Bruxelles chiede che ogni prestatore di servizi, sia pubblico che privato, «abbia equa ed uguale possibilità di accedere al mercato dei servizi portuali» e che le specificità locali non diventino «un pretesto per ridurre o escludere la concorrenza»
14 febbraio 2001
La Commissione Europea ha presentato oggi una proposta di direttiva relativa alle condizioni d'accesso al mercato dei servizi portuali, che è costituito dalle operazioni di movimentazione delle merci, dai servizi di rimorchio, ormeggio, pilotaggio e dai servizi dedicati ai passeggeri.
Intento della proposta è stabilire procedure chiare e trasparenti per accedere a questo tipo di servizi. Il documento contiene anche un rapporto sui metodi di finanziamento e sulle tariffe praticate nei porti comunitari e un resoconto relativo alle normative comunitarie sulla trasparenza dei finanziamenti e sugli aiuti concessi ai porti.
La proposta parte dalla considerazione dei benefici apportati dall'instaurazione di regole di mercato in questo settore, che hanno progressivamente mutato una scena portuale prima basata su «un unico, monopolistico fornitore di servizi, in molti casi di proprietà o controllo pubblico». «I risultati di queste innovazioni - e cioè il miglioramento della qualità dei servizi e la diminuzione dei prezzi a causa dell'accresciuta concorrenza - sono in generale positivi e i porti hanno incrementato la loro attrattività nei confronti dei privati».
La Commissione Europea ha incoraggiato questa tendenza, «che però è lontano dall'essere uniforme, sebbene già esistano normative comunitarie relative alla libera prestazione dei servizi, il diritto di fornirli e le regole sulla concorrenza da applicare in egual modo in tutti i porti». «Queste regole - rileva la Commissione - permettono già, ad esempio, ai prestatori di servizi di accedere al mercato dei servizi portuali, sebbene in realtà questo diritto spesso non possa essere esercitato in maniera soddisfacente. Dove questo è dovuto a situazioni specifiche relative ai porti, come la limitatezza degli spazi disponibili, dovrebbero essere stabilite regole eque per dare a tutti i prestatori di servizi pari possibilità di accesso al mercato».
La proposta di direttiva è articolata in diversi punti. Innanzitutto sono previste regole di carattere generale, relative a trasparenza, non discriminazione, oggettività delle procedure d'accesso al mercato dei servizi portuali. «Questi principi di buon governo - spiega la Commissione - coprono tutte le aree su cui un'autorità (di solito l'autorità portuale) ha potere decisionale». Queste regole di carattere generale devono rispondere a diversi quesiti: «devono ad esempio essere fissati dei requisiti professionali per i prestatori di servizi? Se sì, quali? Il numero dei prestatori di servizi deve essere limitato? Se sì, perché? Come viene selezionato questo numero limitato di prestatori? Da chi? E per quanto tempo? Quali sono i criteri di selezione?» La Commissione chiede che ogni prestatore di servizi, sia pubblico che privato, «abbia equa ed uguale possibilità di prendere parte al mercato dei servizi portuali, e che questo equo trattamento sia esercitato attraverso normative e procedure chiare».
La proposta tiene peraltro conto di specificità locali, in particolare in merito alla sicurezza e alla preservazione dell'ambiente. Queste specificità - ammonisce però Bruxelles - «non devono diventare un pretesto per ridurre o escludere la concorrenza». Secondo la Commissione la forza degli scali europei consiste nella loro diversità e perciò non intende «armonizzare i porti, la loro struttura, il modo in cui operano, e neppure decidere se debbano essere pubblici, privati o una combinazione di pubblico e privato».
Un altro aspetto della proposta riguarda il numero dei prestatori di servizi. La Commissione ritiene che, laddove non ci siano restrizioni a questo numero, l'incidenza della proposta sia estremamente ridotta, in quanto le migliori condizioni d'accesso al mercato dei servizi portuali sono già garantite. La Commissione prevede comunque che «il numero dei prestatori di servizi portuali possa essere limitato solo per ragioni di forza maggiore attinenti alla disponibilità di spazi o di capacità, o - per quanto concerne i servizi tecnico-nautici (pilotaggio, rimorchio e ormeggio) - relative alla sicurezza del traffico marittimo».
«Questo principio - sottolinea la Commissione - concilia un diritto già esistente, cioè quello di un prestatore di servizi portuali di offrire i suoi servizi, con il fatto che molti porti hanno limitazioni geografiche o problemi di sicurezza specifici che rendono impossibile la concessione di un illimitato accesso al mercato. Ma in quest'ultimo caso devono essere stabilite regole chiare per evitare abusi: la limitazione del numero dei prestatori di servizi portuali deve diventare l'eccezione piuttosto che la regola».
La Commissione ritiene sia particolarmente evidente il suo orientamento in particolare nel settore della movimentazione delle merci dove la regola generale è di autorizzare almeno due prestatori di servizi per ciascuna categoria di merce, pur riconoscendo che - in determinate situazioni - non possa essere attuabile l'attività commerciale da parte di due prestatori di servizi». Una situazione di questo tipo - afferma Bruxelles - «dovrà essere definita in maniera differente», per evitare di compromettere l'attività commerciale.
La proposta prevede inoltre che «un prestatore di servizi possa impiegare personale in base ad una sua scelta». Il "self-handling" è consentito e «coloro che lo praticano devono essere trattati né più né meno come gli altri prestatori di servizi analoghi». In questa categoria ricadono operatori portuali che forniscono a sé stessi una o più categorie di servizi portuali, come ad esempio quelli che gestiscono servizi traghetto, che effettuano per proprio conto le operazioni di carico. «Non ci sono di fatto ragioni - afferma la Commissione - perché l'auto-movimentazione non possa generalmente essere permessa se gli operatori ritengono che consenta un miglior utilizzo delle loro risorse e un incremento dell'efficienza».
In merito al ruolo delle autorità portuali, la Commissione ritiene che non possano mantenere - come in molti casi accade - una doppia funzione: di gestore del porto e di prestatore di servizi. In quest'ultimo caso l'autorità portuale non deve avere più diritti dei concorrenti e, se sceglie di competere con altri prestatori di servizi, non deve poter scegliere con quali di questi competere: «le autorità portuali - sottolinea Bruxelles - non possono essere allo stesso tempo giudici e parti interessate».
«I porti - ha dichiarato il vicepresidente della Commissione, Loyola de Palacio, che è anche responsabile della direzione generale Trasporti ed Energia - giocano un ruolo cruciale nei traffici da e per la Comunità e saranno chiamati ad accrescere ulteriormente il loro ruolo per trasferire più merci e passeggeri al trasporto marittimo, meno inquinante e congestionato, incoraggiando il trasporto intermodale e rendendolo meno oneroso». In merito alla proposta di direttiva, Loyola de Palacio ha detto che « ora è il momento, nell'interesse degli operatori, delle istituzioni e dei consumatori, di stabilire regole chiare sull'accesso al mercato dei servizi portuali, senza rinunciare in alcun modo, beninteso, all'elevato livello di sicurezza che caratterizza i nostri porti».
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