La Corte di Giustizia UE ha bocciato oggi gli accordi "open sky" stipulati tra otto Stati europei e gli Stati Uniti in quanto - dicono le sentenze delle cause che contrappongono la Commissione Europea ad Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania Lussemburgo, Regno Unito e Svezia - sono contrari al diritto comunitario, poiché alcuni aspetti relativi alla fissazione delle tariffe sulle rotte intracomunitarie, applicabili ai vettori extracomunitari così come gli impegni in materia di sistemi telematici di prenotazione rientrano nella competenza esclusiva esterna della Comunità.
Inoltre - secondo la Corte di Giustizia - la clausola relativa alla proprietà e al controllo delle compagnie aeree costituisce una discriminazione incompatibile con il diritto comunitario.
Dall'inizio degli anni '90 - ha ricordato la Corte di Giustizia - la Commissione Europea ha chiesto al Consiglio UE di essere incaricata a negoziare un accordo con gli Stati Uniti in materia di trasporto aereo, al fine di sostituire gli accordi bilaterali precedentemente conclusi con alcuni Stati europei che a quell'epoca non erano membri della Comunità. La Commissione ha ottenuto un mandato ristretto a negoziare con gli Stati Uniti, che non è però sfociato in un accordo tra l'UE e gli Stati Uniti. Tuttavia gli Stati Uniti si sono vincolati, a partire dal 1995, con alcuni Stati membri mediante accordi bilaterali di tipo "open sky" allo scopo di facilitare, in particolare, il libero accesso a tutte le rotte, la concessione dei diritti di rotta e di traffico illimitati, la fissazione dei prezzi in base a un sistema detto di "doppia disapprovazione" e la possibilità di "code-sharing".
La Commissione UE ha però proposto ricorso contro sette Stati membri (Danimarca, Svezia, Finlandia, Belgio, Lussemburgo, Austria e Germania) firmatari degli accordi di "open sky" ed ha promosso anche un'azione contro il Regno Unito, accusato di aver stipulato nel 1977 un accordo bilaterale con gli Stati Uniti che conterrebbe disposizioni in contrasto con il diritto comunitario per quanto attiene al diritto di stabilimento. Oggi le sentenze della Corte danno ragione a Bruxelles.
«La sentenza odierna - ha commentato il vicepresidente della Commissione Europea e commissario ai Trasporti e all'Energia, Loyola de Palacio - è un passo importante verso lo sviluppo di una nuova politica europea coerente e dinamica per l'aviazione internazionale. In molti settori dell'economia l'Europa parla con una sola voce nelle trattative internazionali ed assume un ruolo di rilievo. Sinora l'aviazione è stata esclusa da questo approccio visto che gli Stati membri hanno privilegiato le loro strategie individuali. D'ora in poi, è chiaro dalla decisione della Corte, che tutti dovranno lavorare insieme in Europa per identificare e perseguire insieme i nostri obiettivi. Da parte sua la Commissione è pronta a fare la sua parte».