Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
06:24 GMT+1
Lo Stato è per gli armatori italiani un «socio occulto di maggioranza, che per di più non si assume il rischio di impresa»
Le aziende armatoriali che operano in cabotaggio - accusa Confitarma - versano allo Stato otto volte i loro guadagni
6 novembre 2002
Secondo la Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), ogni armatore che opera in cabotaggio ha lo Stato come «socio occulto di maggioranza». Una presenza invadente ed avida che «per di più - sottolineano gli armatori italiani - non si assume il rischio di impresa». Questo è quanto risulta dallo studio "L'impatto fiscale del comparto armatoriale italiano sull'economia nazionale", commissionato da Confitarma al Censis, che è stato presentato oggi a Roma dal presidente della confererazione armatoriale italiana, Giovanni Montanari, e dal senatore Salvatore Lauro, armatore e membro della commissione Bilancio del Senato.
«Dall'analisi - ha rilevato Confitarma - emerge uno scenario sconfortante, soprattutto per quanto riguarda il comparto del cabotaggio in quanto, per ogni mille euro prodotti direttamente nel comparto, gli utili netti degli imprenditori ammontano soltanto a quattro euro, mentre lo Stato ne incassa trenta». In complesso il gettito erariale creato dall'armamento è pari a 1.600 milioni di euro all'anno, di cui 1.053 milioni per le imposte dirette ed indirette e 550 milioni per gli oneri sociali.
«La situazione - ha detto Montanari - è emblematica delle gravi difficoltà che l'armamento italiano deve affrontare in questo momento. Infatti le nostra imprese di navigazione, e soprattutto quelle che operano nel cabotaggio, ormai a stento riescono a sostenere la concorrenza delle altre marinerie europee che si affacciano minacciose sui traffici tra i nostri porti nazionali usufruendo delle normative dei loro Paesi, ben più favorevoli delle nostre».
Confitarma chiede una politica di lungo periodo per il settore «e non improvvisata per metter toppe nei momenti critici». «E' necessario - ha spiegato Montanari - dare certezza di prospettive ad un settore, come quello del cabotaggio, che da tempo, per mantenere la competitività della bandiera italiana, ha visto interventi importanti, ma episodici e non strutturali, discordanti rispetto ai piani di sviluppo di portata pluriennale propri delle caratteristiche operative delle aziende di navigazione, dati i tempi di realizzazione degli investimenti e la durata media dei contratti di noleggio delle navi».
«Senza adeguati provvedimenti per ridurre il peso fiscale e contributivo - ha sottolineato il presidente degli armatori italiani - è compromessa la competitività e la stessa esistenza della flotta di cabotaggio battente bandiera italiana». «La buona volontà del governo - ha precisato - è indubbia, come dimostrano i continui interventi del ministro Lunardi e l'impegno della presidenza del Consiglio, manifestato a più riprese». Montanari ha però manifestato perplessità circa le misure di programmazione economica previste dall'esecutivo. Pur precisando di non poter esprimere alcun giudizio sull'operato del ministro Tremonti, «il quale persegue un suo progetto economico e finanziario per il Paese», tuttavia Montanari ha rilevato come «in tale progetto sembra non esserci posto per una politica di sviluppo del trasporto marittimo». Una scelta secondo Confitarma non condivisibile e illogica.
«Il nostro Paese - ha detto Salvatore Lauro - è caratterizzato da una cultura contadina, ma ha dalla sua, per il futuro, le chances offerte dai suoi ottomila chilometri di coste. Io credo che il presidente del Consiglio Berlusconi, che ha utilizzato per la sua campagna elettorale una nave ed ha più volte sottolineato l'importanza delle vie del mare, debba rafforzare questo concetto, prevedendo opportuni provvedimenti normativi a sostegno di un settore fondante dell'economia del Paese, che ha tutti i numeri per allargare la propria leadership a livello europeo e mondiale. Ciò grazie alla qualità della flotta mercantile italiana, che merita un supporto significativo agli sforzi che fa quotidianamente per mantenerla. Ritengo che le politiche incentrate sul mare siano particolarmente importanti in vista della prossima presidenza italiana dell'Unione europea».
CENSIS
Sintesi dello studio
L'impatto fiscale del comparto armatoriale italiano sull'economia nazionale
Roma,
1. Uno studio Censis per valutare il contributo del settore armatoriale alle Casse dello Stato
Su incarico della Confitarma - Confederazione Italiana Armatori, il Censis ha realizzato uno studio finalizzato alla valutazione quantitativa dell'impatto fiscale e contributivo complessivamente generato dal comparto dei trasporti marittimi e dal suo indotto sull'intera economia nazionale.
Tale studio è stato elaborato in continuità con le analisi economiche prodotte nel Secondo Rapporto sull'Economia del Mare pubblicato dal Censis e dalla Federazione del Mare nel 2002, approfondendo attraverso apposite analisi statistiche ed econometriche gli aspetti inerenti al bilancio erariale delle imprese impegnate nel trasporto marittimo e delle imprese fornitrici ad esse collegate.
In particolare, le considerazioni sviluppate nello studio fanno riferimento a stime parametriche riferite all'anno 2000, ultimo anno per il quale è stato possibile lavorare su fonti e dati stabili e rilevanti. Considerate le condizioni di contesto economiche e normative, si può comunque ragionevolmente desumere che i valori proposti siano validabili come valori medi annuali per l'ultimo biennio.2. L'armamentoitaliano dà ogni anno allo Stato 1.600 milioni di Euro
1.600 milioni di Euro tra versamento delle imposte dirette, indirette e degli oneri sociali e contributivi previsti dalla Legge. A tanto ammonta il contributo complessivo allo Stato generato dalle imprese direttamente ed indirettamente coinvolte nel comparto amatoriale italiano (Tab. 1).
Tabella 1 - Il gettito fiscale e contributivo dell'armamento italiano (milioni di Euro)
Tipologia
Imprese di trasporto marittimo
Imprese fornitrici
Totale
Imposte (Irpef, Irpeg, Irap, etc.)
419
634
1.053
Oneri sociali
38
512
550
Totale gettito
457
1.146
1.603
Fonte: Censis, 2002
Nel dettaglio, anche considerando i regimi di esenzione fiscale e contributiva parziale e totale già previsti a favore del settore tra componente nazionale ed internazionale, il gettito erariale complessivo dell'armamento risulta decisamente notevole, composto per circa i due terzi dalle imposte dirette ed indirette (1.053 milioni di Euro) e per il rimanente terzo dagli oneri sociali (550 milioni di Euro).
Per quanto attiene alla composizione interna del comparto tra imprese dirette ed aziende fornitrici, l'analisi restituisce un quadro in cui quasi il 40% delle imposte è attribuibile alle imprese di trasporto marittimo, a fronte di un loro apporto sul totale del gettito pari a circa il 30%.
Tali valori, peraltro, sono stati calcolati senza tenere particolarmente conto dell'articolata catena causa-effetto generata sull'economia del Paese dall'esistenza di un settore armatoriale italiano coeso e organizzato.
Qualora, infatti, venissero considerate anche solo alcune delle condizioni potenziali ottimali per il singolo settore - redditività media aziendale, elasticità dei costi, regime contributivo e fiscale ordinario, etc. -, il gettito erariale complessivamente prodotto si accrescerebbe sino a ben 2.600 milioni di Euro, pari ad oltre il 20% della produzione totale attivata dalle imprese direttamente ed indirettamente coinvolte.3. Un Euro alle imprese, sei Euro allo Stato: il pesante bilancio del cabotaggio
Le analisi condotte restituiscono per il cabotaggio un bilancio alquanto sconfortante: ad oggi, per ogni mille euro prodotti direttamente nel comparto, gli utili netti degli imprenditori ammontano soltanto a quattro Euro, contro i trenta Euro, pari a quasi otto volte di più, di introito per lo Stato. Per quanto attiene, poi, all'indotto attivato, di ogni mille Euro nel complesso prodotti ne vengono incassati dalle imprese coinvolte in forma di utili netti circa trenta, mentre lo Stato ne introita cinque volte di più.
Aggregando tali valori lo scenario non cambia: l'utile netto complessivo delle imprese direttamente ed indirettamente impegnate nel cabotaggio (150 milioni di Euro) rappresenta soltanto l'1,3% della produzione lorda totale attivata (11.669 milioni di Euro), laddove lo Stato (tra tasse, contributi, etc.) ne incassa ben il 7,3%, pari a 849 milioni di Euro. Lo Stato, pertanto, ha un introito pari a circa sei volte quello degli imprenditori del settore (Tab. 2).
Tabella 2 - Il bilancio del cabotaggio italiano (imprese di cabotaggio + imprese fornitrici, milioni di Euro e val.%)
Aggregato
Valori
Rif.
Produzione complessiva attivata
11.669
A
Utile netto delle imprese
150
B
Entrate totali dello Stato
849
C
Utile netto delle imprese / Produzione complessiva attivata
1,3%
B/A
Entrate totali dello Stato / Produzione complessiva attivata
7,3%
C/A
Entrate totali dello Stato / Utile netto delle imprese
5,7
C/B
Fonte: Censis, 2002
Quand'anche si volesse considerare uno scenario potenziale ottimale in termini di redditività media aziendale e di regime contributivo, il quadro descritto non muterebbe significativamente: a fronte di sforzi imprenditoriali aggiuntivi, infatti, la percentuale di utili netti per gli imprenditori diretti ed indiretti salirebbe dall'1,3% al 3%, mentre l'introito dello Stato dal 7,3% all'11,5% del totale della produzione movimentata. Lo Stato, dunque, "incasserebbe" ben 1.346 milioni di Euro contro i 340 delle imprese, con conseguente abbassamento della proporzione Stato/impresa da 5,7 a circa quattro volte.
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore