È necessario difendere la "via adriatica" da scelte politiche che escludano il passaggio del corridoio numero 5 Lisbona-Kiev dal nord-est italiano. , tenutasi nei giorni scorsi all'Hotel Danieli di Venezia, che ha visto la presenza di circa un centinaio di rappresentanti del settore del trasporto marittimo, aereo e terrestre, tra i quali il vicepresidente di Confetra, Aldo Pomarici, e gli ammiragli Mario Fumagalli e Stefano Vignani, rispettivamente comandante dell'Istituto Superiore di Studi Marittimi presso l'Arsenale di Venezia e comandante della Direzione Marittima di Venezia.
«Vogliamo capire - ha detto il presidente dell'International Propeller Club di Venezia, Massimo Bernardo - se, e a quali condizioni, certamente non con le parole del politichese, ma con i numeri e le regole dell'economia, il nord-est italiano, la "via adriatica" ed in particolare Venezia con la sua grande zona industriale di Porto Marghera, possano contare su uno sviluppo economico ed infrastrutturale possibile e sostenibile e quale sia il destino delle molte aziende, di porti, aeroporti ed interporti , che operano in questa parte d'Italia che si estende da Trieste a Brindisi».
Bernardo ha insistito per conoscere quali siano i criteri di "priorità" che verranno adottati nella realizzazione delle opere infrastrutturali (porti, aeroporti, interporti, strade e ferrovie) e quale sarà il "soggetto" deputato alla "governance" che dovrebbe, prioritariamente, essere individuato alla realizzazione degli stessi. «Da una parte - ha osservato - c'è chi sostiene , invocando l'inderogabilità di fare squadra, la necessità di realizzare e di operare con delle vere e proprie lobbies, dall'altra c'è invece chi, come tanti capaci imprenditori, credendo nel proprio lavoro quotidiano, continua a chiedersi se la comune "certezza del diritto" non debba prevalere sul più elitario "diritto della certezza"».
«In questo contesto - ha concluso il presidente del Propeller - monitorando i cambiamenti in atto, misureremo le nostre forze, facendo possibilmente valere tutte quelle regole che si rifanno alla "certezza del diritto" , perché per la gran parte del mondo imprenditoriale appare difficile dover accettare scelte da altri preconfezionate, quando queste sono direttamente connesse al futuro ed ai destini delle nostre aziende».