- inforMARE - L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha deciso di porre termine alle trattative sulla costruzione navale - che erano state avviate nel 2002, sospese nel settembre 2005, e quindi riprese quest'anno (inforMARE del 13 aprile 2010) - recependo una raccomandazione in tal senso dell'ambasciatore Harald Neple, presidente del WP6, il gruppo di lavoro sulla costruzione navale dell'OCSE, con la quale Neple ha preso atto che, nonostante gli intensi sforzi per riavviare le trattative, si è constatata l'impossibilità di colmare le differenze di opinioni tra le parti su un aspetto chiave come quello della politica dei prezzi.
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- «I membri del gruppo di lavoro e la Cina, che è stata coinvolta appieno in tutti i nostri sforzi per riavviare i negoziati - ha spiegato Neple - hanno esplorato molte possibili alternative con l'intento di trovare un pacchetto di misure che potesse soddisfare le esigenze di tutti i partecipanti, ma alla fine ciò si è dimostrato impossibile».
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- L'ambasciatore ha sottolineato che la questione dei prezzi è stata centrale per alcuni dei principali attori del confronto, che la ritengono l'elemento essenziale di qualsiasi accordo praticabile sulla costruzione navale, mentre altri interlocutori erano del parere che la distorsione dei prezzi non è un aspetto prevalente nella cantieristica navale e che sarebbe meglio concentrare l'attenzione sui sussidi governativi e sulle altre misure di sostegno senza le quali tali distorsioni dei prezzi non possono essere sostenute.
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- Neple ha preso atto che, dopo cinque anni di intenso lavoro, non è stato possibile trovare un terreno comune tra queste differenti opinioni: «appare inutile - ha rilevato l'ambasciatore - proseguire negli sforzi per riavviare i negoziati quando, dopo tutto questo tempo, non c'è stata alcuna significativa riduzione di tali differenze. Alla fine l'OCSE ha deciso che è meglio terminare le trattative e consentire al gruppo di lavoro di concentrarsi su altri importanti temi, come ad esempio una migliore comprensione delle distorsioni del mercato, una maggiore trasparenza dei sostegni governativi, lo stato del mercato della cantieristica navale e i temi dell'ambiente e del cambiamento climatico che interessano il settore». Quindi il WP6 proseguirà i propri lavori fino alla scadenza del mandato, fissata per la fine del 2013, puntando principalmente al rafforzamento delle relazioni con le nazioni che non fanno parte dell'OCSE e che hanno significative attività nel comparto della navalmeccanica In particolare, l'OCSE ha evidenziato come la Cina, che è diventato il primo costruttore navale del mondo, abbia manifestato il desiderio di continuare ad essere coinvolta nei lavori della WP6.
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- La decisione dell'OCSE di terminare le trattative è stata accolta con sgomento dalla Community of European Shipyards' Associations (CESA) che ha dichiarato il proprio «sconcerto per questo fallimento politico»: «il mercato mondiale della costruzione navale - ha denunciato l'organizzazione a cui fanno capo le associazioni europee del settore navalmeccanico - rimarrà un territorio senza regole dopo che il consiglio dell'OCSE ha confermato oggi (ieri, ndr) la cessazione delle trattative per un accordo sulla costruzione navale che assicuri eque condizioni di concorrenza nel mercato globale. Vent'anni di sforzi presso l'OCSE hanno avuto questa amara conclusione. Le porte sono sempre più spalancate nei confronti di prezzi predatori e insostenibili e alle conseguenti forme di salvataggio o di sovvenzionamento che offrono terreno fertile alle pratiche puramente speculative nelle attività commerciali e di acquisizione di navi a scapito di tutti gli operatori del mercato».
- Secondo la CESA, nell'ambito dei lavori «l'Unione Europea ha difeso una posizione chiara, insistendo su una serie efficace di regole», approccio che l'associazione dei cantieri navali europei «ha appoggiato pienamente».
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- Il prezzo del fallimento delle trattative - ha evidenziato la CESA - «sarà pagato in diversi modi: con anni di eccesso di capacità e depressione dei prezzi per i cantieri e i fornitori, con un surplus di tonnellaggio e con la depressione dei noli delle merci e dei noleggi per gli armatori e con navi di scarsa qualità per i marittimi».
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- La CESA ha osservato che, «a partire dalla crisi economica globale, è stato registrato un aumento senza precedenti degli interventi e delle misure di sostegno governative al settore della cantieristica navale» e che «l'Europa si è giustamente rifiutata di aderire ad una corsa alle sovvenzioni».
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- Secondo l'associazione europea, con la decisione dell'OCSE di troncare le trattive «per l'UE si pone la necessità di una onesta valutazione delle condizioni interne per il settore. Le straordinarie capacità della cantieristica europea, con le sue eccellenze tecniche uniche e impareggiabili - ha sottolineato la CESA - hanno un ruolo importante da svolgere nel migliorare l'uso sostenibile degli oceani e dei mari. Le industrie del settore marittimo - ha concluso l'associazione - offrono straordinarie opportunità di crescita, a condizione che prevalgano condizioni di competitività». (iM)
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