 Sul cruscotto della macchina del tempo la data indica 23 maggio
1981, ore 9.30 del mattino. Scendo ed entro in una sala dei
Magazzini del Cotone di Genova dove si svolge l'assemblea annuale
dell'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti
Aerei - Genova (Assagenti). Tema dell'incontro è il "Terzo
Valico Ferroviario. Le azioni da intraprendere fino alla
realizzazione di un'opera fondamentale per la portualità
ligure".
Il progetto del Terzo Valico prevede la realizzazione di una
linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità che
colleghi il porto di Genova alla pianura padana. Si tratta di una
tratta principale di circa 53 chilometri prevalentemente in galleria
più le interconnessioni sia in Liguria che in Piemonte. La
spesa prevista è di ben 12.000 miliardi di lire (cifra che
nel 2011 corrisponderà a circa 6,2 miliardi di euro).
Assagenti ha incaricato la società TLS Europe di
esaminare il progetto e di valutarne l'efficacia alla luce
dell'attuale e futura situazione dei mercati e dello stato delle
infrastrutture. Tale attività è stata presentata dal
presidente e amministratore delegato di TLS, Carlo Camisetti, e dal
presidente di Assagenti, Giovanni Cerruti. Nella rubrica “Forum
dello Shipping e della Logistica” pubblichiamo la
relazione di Cerruti all'assemblea di Assagenti.
Sono qui oggi perché mi interessa sapere cos'è il
Terzo Valico e a cosa servirà negli anni a venire fino al
2011, cioè l'anno dal quale sono partito. La dissertazione di
Camisetti è lunga e dettagliata, ma è soprattutto una
frase conclusiva a chiarire l'utilità dell'opera: «il
Terzo Valico - ha spiegato - non sarebbe necessario se
il porto di Genova rimanesse solo un porto regionale e non europeo».
Perché in effetti, come motiva lo studio, lo sviluppo del
traffico ferroviario da e per il porto del capoluogo ligure è
possibile sfruttando a pieno le potenzialità della linea
esistente. Quindi il Terzo Valico è essenziale
fondamentalmente per fare di Genova un porto europeo. «L'obiettivo
- ha confermato Cerruti introducendo il tema dell'incontro ai
giornalisti - è di allargare i confini del porto di
Genova al cuore dell'Europa».
Dati alla mano Camisetti ha dimostrato che fra trent'anni, nel
2011, questo scenario sarà ancora valido (e io, come
viaggiatore del tempo, posso confermare la fondatezza della tesi).
Lo studio della TLS Europe sottolinea che nel 2007, prima ancora che
si verifichi la crisi economica prevista con infallibile certezza
attorno al 2009, a fronte di una capacità delle linee
ferroviarie tra Genova e la pianura padana pari a 470 treni al
giorno si raggiungerà il 73% di saturazione della rete, con
342 treni giornalieri circolanti, di cui 204 merci e 138 passeggeri.
«Saturando la linea al 90% — ha rilevato - ci sarebbe
spazio per 81 treni merci in più al giorno». Camisetti
ha precisato, quindi, che già nel 2010, quando il porto di
Genova dovrebbe movimentare oltre 1,7 milioni di container teu,
quasi il 60% di questo traffico (circa un milione di teu) «potrebbe
essere spostato su rotaia». «Con il Terzo Valico -
ha chiarito - la capacità potrà salire a 750
treni al giorno».
A conclusione della presentazione dello studio si è
svolta una tavola rotonda moderata dal vice direttore de “Il
Secolo XIX», Luigi Leone, a cui hanno partecipato persone che fra
trent'anni ricopriranno rilevanti ruoli istituzionali. Tra questi:
Roberto Castelli, che nel 2011 sarà vice ministro alle
Infrastrutture e ai Trasporti, Claudio Burlando, presidente della
Regione Liguria, Alessandro Repetto, presidente della Provincia di
Genova, Paolo Pissarello, vice sindaco di Genova, e Luigi Merlo,
presidente dell'Autorità Portuale di Genova. Non che la
discussione non sia stata interessante, ma sono temi che voi lettori
del 2011 già conoscete e che quindi vi risparmio.
Un'unica annotazione sulla proposta di riduzione del numero
delle Autorità Portuali avanzata da alcuni intervenuti. Sono
state sottolineate le difficoltà e le riluttanze ad attuare
un'iniziativa di questo tipo. Secondo il vice ministro Castelli sarà
la Comunità Economica Europea (che in futuro diventerà
Comunità Europea e successivamente Unione Europea) ad imporci
una concentrazione delle Autorità Portuali quando deciderà
di selezionare i porti di rilevanza europea sulla base di un volume
minimo di traffico movimentato. In quel momento l'Italia dovrà
decidere se avere un solo porto di caratura europea oppure se,
accorpando diversi enti portuali, potrà presentare in sede
europea alcuni primari nuclei portuali nazionali che muovono un
considerevole volume di traffico.
L'incontro si è concluso in un clima di generale
concordia e fiducia. Siamo appena all'inizio del boom degli anni '80
ed oggi i relatori hanno quasi convinto anche un diffidente come me:
il Terzo Valico sembra essere indispensabile e si farà. Da
pochi anni è iniziata l'era del container. Già
numerose navi in grado di trasportare diverse centinaia di questi
cassoni pieni di merce solcano i mari. Genova è partita con
il piede giusto. All'inizio dello scorso decennio, vincendo qualche
resistenza, la sua comunità marittimo-portuale ha intuito che
la containerizzazione non sarebbe stata un fenomeno effimero. Nel
1981 - a testimonianza che il fenomeno è in arrestabile
ascesa - la tedesca Hapag-LLoyd ha preso in consegna la nuova
Frankfurt Express che, con una capacità di 3.430 teu,
è la portacontainer più grande del mondo. Già
si progettano navi in grado di trasportare 6.000 teu.
È una rivoluzione che dall'acqua sta salendo a terra.
Questi scatoloni corrono già sui binari che attraversano da
costa a costa le praterie, i deserti e le aree urbane del Nord
America. Anche qui in Europa ci si sta attrezzando. Genova ha
compreso anche questi nuovi sviluppi ed ha rimesso mano ad un
progetto ideato agli inizi del '900. Un valico ferroviario, appunto.
L'idea è semplice: realizzare una nuova linea che oltrepassi
l'Appennino collegando le banchine portuali alla pianura.
Il progetto è stato ripresentato oggi da Assagenti ed ha
suscitato entusiasmo. «C'è un clima - ha
confermato Camisetti - molto proactive».
L'iniziativa accende nuove speranze in un momento in cui la
deindustrializzazione e il tramonto delle partecipazioni statali
stanno mettendo Genova in ginocchio.
Il viaggiatore del tempo sa come andranno le cose. Io che ho
visto il porto semi-deserto e le fabbriche e gli uffici vuoti non ho
il coraggio di rompere l'incanto. Chi avrebbe ora il fegato di dire
agli agenti marittimi genovesi che fra trent'anni saranno ancora lì
a cercare di convincere non si sa più chi che il Terzo
Valico è un'opera essenziale per la portualità
genovese e per l'economia del nord Italia?
Chi avrebbe mai detto, inoltre, che per registrare fatti e
opinioni, anziché proiettarmi nel futuro come da logica, sono
dovuto ripiombare nel passato?
Esco dalla sala e riaccendo la macchina del tempo per tornare al
23 maggio 2011. Lo stesso sole, oggi e allora, riscalda il capoluogo
ligure. Analoghe anche le riflessioni e le deduzioni. Anche adesso
il Terzo Valico è quasi una realtà o resta ancora una
chimera.
Vagabondare nel tempo consente di guardare la vita con distacco
e di rendersi conto che se ai nostri occhi il progetto di Dio è
imperscrutabile, ci è incomprensibile anche la storia umana.
Ne rileviamo solo le incertezze e registriamo le ripetute
disillusioni.
Mi manca il coraggio di ridiventare crononauta e risalire a
bordo del mio mezzo per rischiare di scoprire che probabilmente
questo articolo deve essere datato 23 maggio 2041.
Bruno Bellio
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