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Sottoscritto oggi il patto tra governo, istituzioni locali e privati per il rilancio del porto di Taranto
Prete: è un «risultato storico». Previsti investimenti per circa 190 milioni di euro. TCT revoca la messa in mobilità di 160 lavoratori. Grimaldi (Gioia Tauro) esprime perplessità per il provvedimento sull'autonomia finanziaria dei porti
20 giugno 2012
Oggi a Roma il governo, le istituzioni locali pugliesi e le imprese interessate hanno sottoscritto l'accordo per il rilancio del porto di Taranto, che prevede investimenti per circa 190 milioni di euro in opere di protezione dello scalo, di riqualificazione ambientale e di riconfigurazione delle banchine, con l'obiettivo di risolvere le criticità di carattere infrastrutturale dello scalo. L'impegno finanziario è ripartito tra governo (25,7 milioni di euro), Regione Puglia (62,6 milioni di euro), Autorità Portuale di Taranto (92,1 milioni di euro) e Taranto Container Terminal Spa (7,2 milioni di euro).
L'elenco delle opere oggetto dell'accordo
Opera
Importo
Fonti di finanziamento
Importo
1
Nuova diga foranea di protezione del porto fuori rada di Taranto - I° lotto
15.400.000
MIT
14.000.000
TCT S.p.A.
1.400.000
2
Riqualificazione ambientale delle aree ricadenti nel SIN di Taranto
79.468.320
MATT
11.674.000
Regione Puglia
27.635.733
Autorità Portuale
40.158.587
3
Riconfigurazione della banchina del Molo Polisettoriale
51.000.000
Regione Puglia
35.000.000
Autorità Portuale
12.000.000
TCT S.p.A.
4.000.000
4
Riqualificazione e ammodernamento della banchina e dei piazzali
23.500.000
TCT S.p.A.
1.500.000
Autorità Portuale
22.000.000
5
Banchina tratto verso radice di 800 mt.
15.000.000
Autorità Portuale
15.000.000
6
Ammodernamento vie di corsa lato terra
3.300.000
Autorità Portuale
3.000.000
TCT S.p.A.
300.000
TOTALE LAVORI
187.668.320
L'intesa è stata sottoscritta dal ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, dal vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Mario Ciaccia, dal sottosegretario al ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, dal presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, dal presidente dell'Autorità Portuale di Taranto, Sergio Prete, da Sogesid, da Ferrovie dello Stato e dalle compagnie di navigazione e di logistica che sono impegnate nello scalo: Evergreen Spa, Taranto Container Terminal Spa (TCT), Luante Estate B.V. GSI Logistic Srl, Hutchison Port Taranto.
Tutte le parti firmatarie si sono impegnate a completare il piano degli interventi previsti entro 24 mesi dalla sottoscrizione dell'accordo. Al fine di accelerare il superamento delle problematiche connesse alla realizzazione delle opere, il presidente dell'Autorità Portuale di Taranto è stato nominato commissario straordinario, con i poteri di cui al decreto legislativo 163/2006 ( del 20 febbraio 2012).
A seguito dell'annuncio dell'intesa TCT Spa, che conta circa 550 addetti, ha interrotto il percorso volto alla messa in mobilità di 160 lavoratori e ha iniziato le procedure per accedere alla cassa integrazione a rotazione.
Nel suo intervento il presidente dell'Autorità Portuale ha sottolineato come quello odierno sia un «risultato storico»: non possono che essere grato - ha aggiunto Sergio Prete - alle istituzioni e alle autorità, ma anche alle parti private dell'accordo, «parti private - ha specificato - che avevano scelto Taranto nel tempo e che stavano purtroppo perdendo la fiducia nel porto di Taranto. Ricordiamo che noi abbiamo la fortuna di avere a Taranto due società importantissime, cioè il più grande terminalista al mondo (Hutchison, ndr) ed uno dei più grandi vettori al mondo (Evergreen, ndr); quindi il fatto che negli scorsi mesi questi soggetti avessero deciso un po' di abbandonare il porto di Taranto - ha osservato Prete - era un sintomo di un malessere che purtroppo andava avanti da qualche anno. Oggi sono contento perché si è ritrovata la fiducia, la fiducia soprattutto di avere al fianco tutte le istituzioni con una caparbietà ed una volontà di fare del porto di Taranto un porto strategico non solo a livello locale e regionale, ma a livello europeo e mondiale».
Tra gli impegni previsti dall'accordo per la parte pubblica rientrano il dragaggio per portare i fondali a -16 metri, l'allargamento e il consolidamento della banchina, la costruzione della diga foranea, la realizzazione della strada dei moli e della piattaforma logistica in un'area di 148.000 metri quadri.
Oltre agli impegni assunti dalla parte pubblica, Prete ha evidenziato anche quelli della parte privata con l'acquisizione di nuove gru e il recupero delle linee di traffico spostate al Pireo, senza trascurare gli effetti occupazionali «che - ha ricordato - sono il motore che ha portato ad una rapida soluzione di questa problematica, perché grazie a questo intervento di fatto abbiamo scongiurato inizialmente 160 licenziamenti, ma la prospettiva era quella di chiudere il terminal di Taranto e quindi di perdere oltre 500 lavoratori diretti e quasi mille lavoratori che girano attorno all'indotto di Evergreen. Ora attraverso l'impegno di aumentare anche i volumi di traffico (l'impegno a carico delle parti private prevede di arrivare a movimentare in porto oltre un milione di container l'anno a due anni dalla conclusione dei lavori di realizzazione delle opere, ndr), sicuramente questi lavoratori avranno una collocazione all'interno del porto e, attraverso anche tutte le attività collaterali che partiranno da questa attività, ci sarà sicuramente una grande possibilità di avere ulteriori assunzioni anche collegate, ad esempio, ai lavori della Piastra Logistica».
Il ministero per la Coesione territoriale ha evidenziato che l'eventualità di un abbandono definitivo delle linee di navigazione che ancora si avvalgono del porto di Taranto e dei relativi servizi, cui conseguirebbe un rilevante pregiudizio economico ed occupazionale, avrebbe creato anche un grave pregiudizio alla funzionalità e all'efficacia della Piastra Logistica Portuale deliberata dal CIPE nel novembre 2010 con l'obiettivo di favorire lo sviluppo del territorio attraverso la realizzazione di un sistema di logistica integrata.
Anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha definito quella di oggi «una firma storica, destinata - ha precisato - a cambiare radicalmente l'assetto trasportistico e infrastrutturale dell'intero Mezzogiorno e non solo. Oggi finalmente possiamo dire di aver avviato la realizzazione di quello che potrebbe diventare il porto commerciale di riferimento nel Mediterraneo». «Oggi, con la firma del protocollo che prevede investimenti certi e tempi serrati - ha aggiunto Vendola - ci sono tutte le condizioni perché il porto di Taranto diventi, nel giro di due anni, il porto più infrastrutturato d'Italia, in grado così di generare nuova economia e nuova qualificata occupazione. Con il dragaggio poi diventerà l'unico porto italiano a poter ospitare le navi container di ultima generazione e quindi anche il traffico internazionale, quello che si muove da nord verso sud, dalla Cina cioè verso Rotterdam, dovrà rivedere le proprie rotte. Taranto, al centro del Mediterraneo, diventerà il cuore del commercio mondiale, in grado di intercettare i traffici internazionali. Del resto - ha concluso Vendola - che il porto di Taranto non sia solo un valore riconosciuto dal governo regionale e nazionale, ma che abbia un valore strategico più ampio è testimoniato dall'interesse, sempre maggiore, dei due poli del commercio mondiale. Da una parte cioè Rotterdam e dall'altra la Cina. Insomma oggi si apre una nuova pagina per lo sviluppo economico dell'intero Mezzogiorno».
L'assessore alle Infrastrutture strategiche e mobilità della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, ha sottolineato come l'accordo odierno sia frutto anche della «nuova fase che negli ultimi due anni si è aperta per il porto di Taranto. L'abbiamo voluta e l'abbiamo conquistata - ha precisato - tappa dopo tappa: con il protocollo d'intesa con RFI del giugno del 2010 che ha assegnato 35 milioni per il raccordo ferroviario, con lo sblocco delibera Cipe per il finanziamento di 219 milioni della piastra logistica avvenuto a novembre 2010, con il rinnovo dell'autorità portuale del giugno del 2011, con l'apertura del tavolo con il governo a gennaio di quest'anno, fino alla chiusura della vertenza con la TCT».
«L'accordo con il governo - ha concluso Minervini - rompe il fronte del fatalismo. Adesso dobbiamo dimostrare di onorare nei tempi stabiliti tutti gli impegni assunti, affermando le ragioni di speranza per Taranto e il suo porto. Queste straordinarie potenzialità nelle quali stiamo investendo non sono un'invenzione del governo nazionale e regionale, ma sono suffragate da precise manifestazioni di interesse. Il protocollo d'intesa, sottoscritto ad aprile, dall'autorità portuale con il Porto di Rotterdam, che dichiara la disponibilità a effettuare partnership e investimenti a Taranto, e la grande attenzione rivolta dagli operatori cinesi durante il Transport and Logistic China di Shanghai dimostrano che non stiamo sognando».
Intanto un altro porto del Mezzogiorno, quello di Gioia Tauro, ha invece espresso insoddisfazione per la misura per l'autonomia finanziaria dei porti che il governo ha inserito nel decreto legge “Misure urgenti per la crescita del Paese” approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri ( del 18 giugno 2012). Il presidente dell'Autorità Portuale dello scalo calabro, Giovanni Grimaldi, ha manifestato «perplessità in merito ad un provvedimento che, al momento - ha spiegato - non aggiunge alcuna novità e sostegno concreto alle attività dei porti di transhipment. La montagna - ha osservato Grimaldi - ha partorito un topolino e lo ha fatto dopo molti mesi, nel corso dei quali ho sottolineato l'importanza di attuare al più presto l'autonomia finanziaria per le Autorità Portuali, collegata, naturalmente, alle specifiche peculiarità di ogni porto».
«Oggi - ha proseguito il presidente dell'ente portuale di Gioia Tauro - mi stupisco che ci si possa, invece, meravigliare dell'approvazione di un provvedimento che, nei fatti, non attua la tanto attesa e necessaria autonomia finanziaria. Si tratta, invece, solo di un finanziamento di 70 milioni di euro. Fermo restando la positività dell'iniziativa, che però va inquadrata esclusivamente in un inizio di discussione intorno all'autonomia finanziaria, nei fatti non la attua. A tutto questo aggiungo che l'aver destinato il 20% dei 70 milioni di euro, tra i porti ai fini perequativi, altro non è che l'annuale finanziamento ai sensi dell'articolo 1 della legge 296 del 27 dicembre 2006. Infatti, proprio ad inizio giugno, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha erogato all'Autorità Portuale di Gioia Tauro l'importo di circa cinque milioni di euro. A conti fatti, quindi, niente di più di ciò che già avevamo».
Grimaldi ha evidenziato anche la necessità di analizzare il provvedimento governativo dal punto giuridico, in particolare laddove si parla di “istituire un fondo” a livello ministeriale correndo il rischio - ha rilevato - di ricadere in un “aiuto di Stato”.
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