- Se la recente decisione della Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati di autorizzare il trasferimento all'Autorità Portuale di Venezia di cinque milioni di euro per il 2013 e di 95 milioni di euro per il 2014 al fine di consentire il finanziamento di attività connesse alla realizzazione della piattaforma d'altura davanti al porto lagunare ha innescato una controversia tra i porti di Genova e Venezia che nei giorni scorsi è stata apparentemente appianata, un intervento del vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, sembra destinato a fomentare la contesa.
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- Se il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, “a caldo” ha minacciato le dimissioni da presidente dell'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) e “a freddo” ha preso atto del chiarimento avuto con il suo collega veneziano Paolo Costa riguardo alla destinazione di tali finanziamenti, che - è stato precisato - saranno utilizzati nell'ambito del progetto Mose per la costruzione della diga frangiflutti e non per la realizzazione del container terminal d'altura, il vicesindaco di Ravenna ha proposto all'assessore allo Sviluppo economico e al vicesindaco di Genova, Francesco Oddone e Stefano Bernini, e al sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, un incontro «per valutare insieme - ha spiegato Mingozzi - il da farsi in merito alla possibile decisione della Camera di erogare al porto di Venezia un finanziamento di cento milioni per un non ben precisato progetto di piattaforma logistica».
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- Mingozzi ha confermato la contrarietà dell'amministrazione comunale ravennate alla realizzazione del progetto veneziano: «apprezzo la Regione Liguria e i Comuni di Genova e Trieste - ha dichiarato - che hanno espresso perplessità circa un'ipotesi concorrenziale molto pericolosa per i nostri scali. Nonostante le smentite di Assoporti e della stessa amministrazione veneziana, che tendono a dare al nuovo terminal una funzione di supporto al progetto Mose, ma non si capisce in che modo la logistica c'entri con le problematiche di acqua alta. È bene - ha proseguito Mingozzi - che le nostre tre realtà si coordinino sia nell'immediato che per il futuro».
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- Mingozzi ha ricordato «che alcuni parlamentari, tra i quali il senatore ravennate Vidmer Mercatali, si stanno muovendo per emendare in Senato quanto approvato alla Camera. In ogni caso - ha sottolineato - una piattaforma che costa oltre due miliardi di euro e che dovrebbe essere insediata al largo di Venezia con funzioni commerciali e normative fiscali da porto franco è assolutamente inaccettabile e sarebbe uno schiaffo alla portualità adriatica e tirrenica che cerca di fare con mezzi propri quanto le è possibile in termini di nuovi investimenti e tecnologie».
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- L'amministrazione comunale genovese, invece, per il momento ha fatto propria la posizione in merito espressa da Assoporti, l'associazione delle Autorità Portuali italiane, che ha esortato a inquadrare il finanziamento al porto di Venezia in un «disegno strategico complessivo del sistema logistico portuale» ( del 20 novembre 2012). Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha comunque evidenziato che l'autorizzazione allo stanziamento per il porto di Venezia è un fatto significato «in quanto - ha precisato - si assegna ad un opera, il cui progetto non è stato valutato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, né ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale, in quanto piattaforma offshore, una somma consistente di 100 milioni di euro superiore a quella che si prevede di stanziare per tutti i porti del Paese» e ciò avviene - ha aggiunto - mentre il porto di Genova ha approvato «un piano triennale “povero”, in coerenza con i tagli già annunciati dal governo, pur essendo il porto di Genova - ha evidenziato Doria - il primo scalo italiano, con una funzione strategica nell'economia nazionale». «Il Comitato Portuale di Genova - ha proseguito il primo cittadino genovese - ha approvato un documento che sostiene cose molto semplici, prive di sentimenti campanilistici, ma ispirate all'interesse generale. La prima è la rivendicazione di una congruità complessiva dei finanziamenti portuali. La seconda è la richiesta di una autonomia finanziaria dei porti italiani e, la terza, è che vengano seguite le stesse procedure di approvazione dei progetti, e cioè che non si possa, in sede di discussione parlamentare, finanziare opere portuali a discapito di altre».
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