- L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha comminato sanzioni pari a 500mila e 271mila euro rispettivamente alle compagnie di navigazione Moby e Compagnia Italiana di Navigazione - CIN (società partecipata dalla stessa Moby) per non aver ottemperato alle disposizioni della delibera dell'AGCM del giugno 2012, in particolare in merito agli accordi operativi e tariffari, con cui l'Autorità aveva autorizzato l'acquisizione di Tirrenia di Navigazione da parte di CIN ( del 22 giugno 2012). Lo scorso giugno, a chiusura di un'istruttoria per verificare la sussistenza di comportamenti restrittivi della concorrenza, l'ACGM aveva inoltre deliberato una sanzione pecuniaria di quasi 5,5 milioni di euro a carico della stessa Moby e una sanzione di 2,6 milioni di euro alle altre compagnie GNV, SNAV e Marinvest ( del 14 giugno 2013)
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- Il presidente della Regione Sardegna ha accolto con soddisfazione l'ultima delibera dell'AGCM: «Con questo provvedimento - ha dichiarato Ugo Cappellacci - l'antitrust riconosce ancora una volta la fondatezza delle nostre denunce contro i signori del mare. È l'ennesima prova che, così com'è, il sistema dei collegamenti marittimi non può andare avanti. Il diritto alla mobilità dei sardi non può essere degradato a benevola e solo eventuale concessione, ma deve essere pienamente effettivo e protetto da garanzie adeguate. Per questo - ha concluso Cappellacci - non possiamo più essere vincolati da decisioni e contratti discussi e decisi da altri. In forza del pronunciamento della Corte Costituzionale, che ha stabilito che la Sardegna non deve essere solo sentita, ma deve essere coinvolta, e dei provvedimenti dell'antitrust, che hanno accertato la fondatezza delle nostre denunce, rivendichiamo ancora un volta il passaggio delle competenze e delle risorse sulla continuità territoriale marittima alla Regione. Vogliamo essere noi ad autodeterminare le scelte in materia».
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- Evidenziando che «l'AGCM ha censurato - con riferimento ad una sola rotta (Civitavecchia - Olbia) - una presunta violazione degli impegni presentati da CIN ed approvati dall'AGCM nel giugno 2012», Tirrenia - Compagnia Italiana di Navigazione ha specificato che, «nonostante la complessità del procedimento dell'Autorità antitrust, che ha portato alla privatizzazione di Tirrenia, la brevità dei tempi nei quali è stato chiuso e le difficoltà vissute dal settore» la compagnia si dichiara serena e convinta, «anche per la presenza di puntuali evidenze documentali che confermano come la società abbia sempre e correttamente rappresentato all'AGCM le modalità di esecuzione delle misure che avrebbe praticato, che la legittimità dell'operato di CIN sarà prontamente riconosciuta dai competenti giudici amministrativi. Del pari - ha sottolineato Tirrenia - CIN - siamo convinti di aver agito nel massimo rispetto dei clienti che hanno viaggiato con Tirrenia».
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- Da parte sua l'associazione dell'autotrasporto CNA-Fita, ricordando di aver per prima segnalato nel 2011 all'Antitrust il problema dell'aumento delle tariffe dei servizi marittimi da e per la Sardegna e di aver invitato la stessa Authority ad approfondire e verificare quanto stesse accadendo, ha rilevato che «un autotrasportatore sardo con un solo mezzo mediamente in un anno arriva ad utilizzare 200 passaggi navali spendendo complessivamente più di 90mila euro. Questo - ha denunciato Cinzia Franchini presidente nazionale CNA-Fita - è il prezzo che l'autotrasporto sardo paga per avere continuità commerciale, un prezzo salatissimo per poter lavorare». «Dopo il caro pedaggi - ha proseguito Cinzia Franchini - ecco confermato anche il caro traghetti. Per questo il ministro Lupi non deve indugiare oltre, bensì convochi urgentemente il tavolo con le associazioni firmatarie di quel protocollo che da subito, lo scorso 28 novembre, individuò l'esigenza di un focus sulle isole Sardegna e Sicilia. Di parole ne sono state spese molte e oggi, con le elezioni regionali alle porte, CNA-Fita non intende avvallare prospettive visionarie». Secondo CNA-Fita, «ciò che serve sono provvedimenti tempestivi, concreti e immediatamente spendibili». Per l'associazione, «oggi, rispetto agli incrementi ingiustificabili oltre che insostenibili, i costi minimi di sicurezza non rappresentano un argine utile per l'autotrasporto che continua ad essere colpito nella sua operatività perdendo ogni giorno margini di competitività. È bene ricordare inoltre - ha precisato l'associazione - che nel caso specifico della Sardegna gli stessi costi minimi non contemplano i traghetti e tutto questo deve farci riflettere rispetto all'esigenza di individuare nuovi meccanismi di difesa rispetto ad un caro costi (pedaggi, traghetti, carburante) che continua a concentrarsi su poche e fondamentali voci. Su queste voci è urgente una risposta politica credibile».
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