- Il progetto del nuovo porto offshore di fuori della Laguna di Venezia, che è stato ufficialmente presentato nel 2010 dall'Autorità Portuale del porto veneziano con l'obiettivo di istituire un approdo per le navi che per dimensioni o per altre caratteristiche non possono raggiungere le attuali banchine ( del 23 settembre 2010), continua a suscitare opinioni contrastanti sia a Venezia che nelle città portuali dell'Alto Adriatico: c'è chi lo ritiene la soluzione idonea ad attirare le grandi rotte di traffico marittimo internazionale verso i porti dell'area, chi invece reputa problematica la realizzazione tecnica ed economica del progetto e chi crede che l'attività della nuova piattaforma offshore avvantaggerebbe alcuni porti adriatici rispetto ad altri. Sono temi affrontati nel corso del meeting di martedì scorso, aperto al pubblico, alle associazioni di categoria e agli operatori del trasporto di tutto l'Alto Adriatico, che è stato organizzato dall'Intenational Propeller Club Port of Venice presso l'Hotel Best Western di Mestre.
-
- Nel corso dell'incontro il progetto è stato presentato da Stefano Bonaldo dell'area Studi Marittime e Trasporti dell'Autorità Portuale di Venezia in sostituzione del presidente Paolo Costa, assente per improvvisi e inderogabili impegni. Secondo Bonaldo, solo con la realizzazione di questo grande progetto si possono contrastare i grandi porti del northern range europeo dando all'Adriatico un nuovo, grande ruolo e un'opportunità per l'Europa.
-
- Bonaldo ha ricordato che il sistema offshore-onshore su cui è basato il progetto non costituisce «un porto tradizionale di transhipment, ma - ha specificato - è un sistema disegnato in modo da poter massimizzare velocità di scarico/carico delle navi oceaniche e minimizzare i tempi di riconsegna a terra; svincolare la banchina dalle operazioni di riordino, controllo, deposito e rispedizione dei contenitori e trasferire subito il container in aree retroportuali, spesso distanti chilometri dalla costa, per raggiungere superfici di stoccaggio e nodi logistici adeguati, pratica questa condivisa dagli operatori portuali più efficienti».
-
- Per il presidente del Propeller Club di Venezia, Massimo Bernardo, la nuova piattaforma offshore e il NAPA (North Adriatic Ports Association), l'associazione a cui aderiscono i porti di Venezia, Trieste, Koper e Rijeka, «rappresentano un “teorema” ancor tutto da dimostrare non tanto dal punto di vista progettuale quanto dell'impatto che potrà avere nel mondo dello shipping. L'ultima parola - ha rilevato Bernardo - spetta infatti alle grandi compagnie di navigazione oggi veri protagonisti e decisori del traffico mondiale».
-
- Al di là delle perplessità manifestate sul progetto, Bernardo ha lanciato un allarme più generale per la mancata risposta delle istituzioni portuali agli appelli delle imprese colpite dalla crisi: «in un momento così difficile per la nostra economia, nel quale si registra quasi quotidianamente, con la delocalizzazione, la fuga delle nostre aziende verso Paesi più accoglienti dal punto di vista fiscale e del costo della manodopera - ha sottolineato - la desertificazione del tessuto produttivo di casa nostra appare nettamente in rotta di collisione con lo stretto rapporto che i nostri porti dovrebbero sostenere con proprio hinterland di riferimento. In questo contesto - ha concluso il presidente del Propeller - tante sono le voci che denunciano le varie situazioni da quella di Assoporti a quella di Federagenti e Fedespedi: ognuno continua per la propria strada non riuscendo a fare sintesi comune in quel complesso “cluster” fatto di infrastrutture, strutture, vettori, imprese di servizi ecc. che dovrebbero operare all'unisono e a livello sistemico in quella tanto evocata “coopetition” (concorrenza e competitività) vero punto focale del progetto NAPA».
|