- Non si tratta di scegliere se qua o là, dove qui sta per Genova e laggiù sta per Marsiglia. L'attività svolta nella città portuale francese non sarà certo abbandonata né lo sarà quella nel capoluogo ligure. Si tratta di constatare, sulla base delle possibilità operative, se a Genova potranno essere effettuate le costruzioni navali e altri interventi su navi di rilevanti dimensioni. Lo ha tenuto a precisare Ferdinando Garrè spiegando perché lui e Marco Bisagno hanno convocato oggi i giornalisti per confermare la decisione di partecipare alla gara per la privatizzazione di Ente Bacini Srl, la società gestrice dei bacini di carenaggio del porto del capoluogo ligure che attualmente è partecipata con il 90% dall'Autorità Portuale di Genova e con il 10% da Riparatori Navali Genovesi, per la quale hanno presentato una manifestazione d'interesse relativa alla gestione di tutti i bacini, e per presentare il proprio piano di rilancio delle attività delle riparazione e costruzione navale nell'area orientale del porto dedicata storicamente a tali lavorazioni.
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- Bisagno e Garrè rappresentano la Genova Industrie Navali (GIN), la holding partecipata con il 25% dalla famiglia Garrè e con il 75% dalle famiglie Bisagno e Zanetti che è stata costituita nel 2008 dalla T. Mariotti, l'azienda specializzata nella costruzione di navi da crociera di lusso che è presieduta da Marco Bisagno, e dalla San Giorgio del Porto, azienda di riparazioni e trasformazioni navali di cui Francesco Garrè è amministratore delegato.
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- Attualmente T.Mariotti e San Giorgio del Porto, nell'ambito del Consorzio Genova Dry Docks a cui partecipano anche le aziende Gennaro, G.M.G., Ignazio Messina, Lagomarsino Anielli, La Nuova Meccanica Navale e Zincaf, gestiscono i bacini di carenaggio n. 4 e n. 5 di Ente Bacini attraverso l'affidamento in uso esclusivo fino al 31 dicembre 2015. Assieme le due società hanno presentato oggi un piano di riassetto dell'area delle riparazioni navali che è incentrato su un ingrandimento del bacino n. 4, per portarlo dall'attuale lunghezza di quasi 270 metri per una larghezza di 40 metri ad una dimensione di 330-340 metri per 60-80 metri circa (larghezza che dipende dalla scelta di lavorare solo su navi o anche sulle piattaforme), e sul tombamento del Porticciolo Duca degli Abruzzi su cui attualmente si affacciano alcuni circoli sportivi e nautici e la storica sede dello Yacht Club Italiano con la realizzazione di piazzali per circa 80-100mila metri quadri.
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- Per l'ampliamento del bacino n. 4, con lavori che per un anno o un anno e mezzo renderebbero inutilizzabile la vasca, è previsto un investimento di circa 60-70 milioni di euro al quale Genova Industrie Navali intenderebbero partecipare per il 50% circa. Tutto ciò - hanno assicurato Garrè e Bisagno - racchiuso nel blueprint, il disegno presentato due mesi fa dall'architetto Renzo Piano per la trasformazione dell'area delle riparazioni navali che entro questo mese sarà ripresentato nella sua forma progettuale ( del 6 ottobre 2014). Sul fronte dell'occupazione, GIN prevede di preservare il lavoro delle circa 35 persone che operano in Ente Bacini.
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- Tutto questo per poter continuare, o meglio, tornare ad acquisire commesse relative alle navi da crociera, mercato - ha specificato Bisagno - in cui attualmente i bacini di Genova perdono l'80% delle opportunità di lavoro. «La fuga a Marsiglia ci ha permesso di mantenere i clienti storici», ha spiegato Bisagno riferendosi allo sbarco nel porto francese della holding GIN che nel 2010 ha vinto la gara per gestire i bacini di carenaggio dello scalo, dove attualmente dispone del bacino n. 8, lungo 320 metri e largo 50, e del bacino n. 9, lungo 270 metri e largo 37, e dove dal 1° settembre 2015 avrà in consegna e in concessione per 25 anni il bacino n. 10 della lunghezza di 465 metri e larghezza di 85 metri.
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- Come a Genova, dove mancano strutture adeguate, anche in terra francese l'azienda ha riscontrato problemi: «in passato - ha spiegato Bisagno - Marsiglia era potente come Genova nelle riparazioni, poi il settore si è spento. A Marsiglia non esiste una rete di aziende con uno specifico know-how». Bisagno ha però precisato che ora il mercato ha iniziato a riconoscere Marsiglia e che la Chantier Naval de Marseille (CndM) del gruppo CIN ha diverse opportunità di sviluppo, in particolare nel segmento delle strutture per l'industria offshore.
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- Viceversa - ha denunciato - Genova man mano si sta impoverendo. Le aziende con cui lavoravamo si stanno trasformando e si perde professionalità». Secondo Bisagno, un'inversione di tendenza è tuttavia ancora possibile: «il mercato c'è e - ha aggiunto - ci sono le speranze e bisogna adeguarsi alle richieste, tra cui quelle per la demolizione», un segmento, quest'ultimo, in cui il porto di Genova è pioniere grazie all'acquisizione da parte della San Giorgio del Porto in partnership con la Saipem della commessa per lo smantellamento del relitto della nave da crociera Costa Concordia. Però - ha specificato - «la città deve fare delle scelte». Proseguendo in questa direzione si continuano a perdere occasioni di lavoro: «negli ultimi anni - ha ricordato il presidente di T.Mariotti - abbiamo realizzato una decina di scafi fuori da Genova e si sono persi centinaia di milioni di euro». «È avvilente - ha proseguito - non fare questi lavori per mancanza di un'area di appena 50mila metri quadri. Quindi dipendiamo da terzi e non abbiamo un nostro spazio per programmare le nostre lavorazioni». L'alternativa - ha sottolineato - è quella di un non auspicabile ritorno alle origini: «siamo nati come officine ed oggi siamo cantiere. Forse torneremo ad essere officine».
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- È un'ipotesi che Bisagno e Garrè scartano a priori: «il nostro obiettivo - hanno riaffermato - è di investire qui».
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