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Genova, Renzo Piano, l'affresco, il blueprint e la danza delle riparazioni navali
L'architetto, il sindaco e i presidenti dell'Autorità Portuale e della Regione hanno presentato una nuova proposta per il riassetto dell'area più orientale del porto
6 ottobre 2014
L'invito è a non chiamarlo affresco. Dal suo punto di vista ora quel disegno è paragonabile ad un abbozzo, ad una pennellata di primo getto e non ha più nulla della tecnica pittorica complessa esito di un attento studio da cui aveva preso il nome.
Quello che aveva presentato dieci anni fa, dopo aver mandato sul campo i propri collaboratori per accertare il numero esatto di palme e altri alberi da inserire nel progetto - come aveva allora puntigliosamente specificato - oggi per Renzo Piano rappresenta solo uno schema di massima del waterfront genovese.
Niente a che vedere con la nuova proposta presentata l'altro ieri, limitata ad una sola porzione di porto. Il suggerimento è di chiamarla blueprint, cioè un modello progettuale più avanzato di uno schizzo, di un bozzetto. Questa volta - ha annunciato l'architetto - è un vero e proprio «documento esecutivo».
Sabato a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale di Genova, Renzo Piano, il primo cittadino del capoluogo ligure, Marco Doria, il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, e il presidente dell'ente portuale, Luigi Merlo, hanno commentato e illustrato il nuovo lavoro del progettista che - ha puntualizzato il sindaco - è stato realizzato sulla base di un'iniziativa che ha visto insieme i tre enti.
A dieci anni dalla presentazione dell'affresco del futuro del porto di Genova elaborato dallo studio di Renzo Piano ( del 25 maggio 2004, 28 luglio 2005 e 14 febbraio 2006), l'architetto ha proposto un nuovo progetto per l'area più orientale del porto di Genova, dove hanno sede società di costruzione e riparazione navale nonché attività diportistiche e sportive, che confina con il quartiere fieristico.
Il blueprint è per il sindaco di Genova «un avvio di percorso» per ridisegnare il fronte mare dall'area delle riparazioni navali del porto. Secondo Marco Doria, la nuova proposta di Piano è coerente con le finalità ripetutamente indicate dall'amministrazione comunale: consolidare e rafforzare il settore delle riparazioni navali, qualificare la città riguadagnando il suo affaccio sul porto e sul mare, ridare slancio al Salone Nautico e alla nautica attraverso un ripensamento degli spazi non più utilizzati da Fiera di Genova.
Per Doria, il nuovo disegno progettuale di Renzo Piano fa proprie le indicazioni dell'amministrazione comunale che non vuole alcuna volumetria aggiuntiva rispetto a quelle esistenti, ma piuttosto l'abbattimento degli edifici non più utilizzabili e il recupero delle stesse volumetrie per funzioni miste. Il tutto salvaguardando il tratto di strada sopraelevata che corre tra l'area delle riparazioni navali e la città (che magari tra qualche anno Renzo Piano individuerà finalmente quale uno dei più grandi ostacoli al ravvicinameno della città e dei suoi abitanti al mare).
Se l'originario affresco dell'architetto prevedeva la creazione di un'isola delle riparazioni navali, con la realizzazione di un canale di collegamento tra l'area di Calata delle Grazie e il Porticciolo Duca degli Abruzzi, con il blueprint anche gran parte dell'attuale quartiere fieristico finirebbe su un'altra isola grazie al prolungamento fino al Palasport del canale, largo da 20 ad 80 metri e realizzato dopo l'eliminazione di 48mila metri cubi di edifici con l'abbattimento del padiglione C della Fiera e dell'ex Palazzo Nira. Al canale verrebbe affiancata una passeggiata di due chilometri per unire l'area del Porto Antico con quella della Foce.
Doria ha sottolineato che con la nuova proposta Piano vuole riportare l'acqua sotto le Mura di Malapaga. «Questa volta - ha confermato lo stesso architetto - è l'acqua che vince sul cemento».
Il sindaco ha evidenziato che il blueprint offre al comparto delle riparazioni navali gli spazi necessari al suo sviluppo, ad esempio con l'allargamento del quarto bacino di carenaggio. Lo Yacht Club Italiano manterrebbe la propria attuale sede storica, anche se il suo molo verrebbe realizzato nella nuova darsena prevista alla Foce, dov'è lo sbocco a mare del torrente Bisagno e dove verrebbero ricollocati anche gli altri circoli nautici e sportivi. Attorno all'area fieristica ridimensionata verrebbero realizzati specchi acquei e moli per la nautica, che oggi ha bisogno di aree a mare piuttosto che di spazi espositivi a terra. La proposta di Piano prevede anche, quale primo intervento urgente, la realizzazione della nuova Torre piloti del porto, alta 70 metri, sulla punta della diga della darsena fieristica.
Di cifre si è parlato poco, se non per ricordare che - come ha detto Doria - non siamo più nel '92 quando lo Stato intervenne per finanziare la trasformazione dell'area del Porto Antico mentre oggi sono indispensabili i soldi di investitori privati. Per gli interventi in porto, secondo Merlo, ci vorrebbero 120-140 milioni di euro. Per trasformare il blueprint in realtà sarebbero necessari 10-15 anni.
Tutto ciò a meno che nel frattempo gli strumenti urbanistici ufficiali o ufficiosi, in un balletto senza fine, non individuino soluzioni differenti, magari avanzate nuovamente dall'architetto genovese.
Renzo Piano fa pensare a Madonna. Nulla di blasfemo, per carità. Al di là del convincimento che ciascuno di noi può avere sul talento del noto architetto e della notissima cantante nei rispettivi campi di attività, ciò che sicuramente li accomuna - oltre all'impulso artistico che per taluni genera sia l'architettura che la musica - è l'immensa capacità imprenditoriale nel mettere a frutto le loro attitudini.
Archistar e rockstar.
A ballare, come sempre, sono le aziende e i lavoratori del comparto navalmeccanico genovese. Oggi sono qui, domani nell'area di Sestri Ponente, il giorno dopo su un'isola, poi su una penisola e ancora su un'isola per essere quindi relegati - chi può prevederlo - su una piattaforma offshore o, meglio, su una chiatta in modo da poter andare là dove c'è il lavoro. Ancora non sanno se in futuro per raggiungere il posto di lavoro dovranno usare la macchina, il canotto, oppure fare un salto.
Queste imprese e il loro personale sono stati invitati alla festa, ma già alcuni di loro, percependo di non essere graditi, hanno lasciato la sala. Pochi li hanno visti uscire. Tutti gli altri non se ne sono neppure accorti, storditi come sono dalla musica a palla.
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