A Renzo Piano si perdona tutto. Anche che nella sua presentazione di "Una visione per il porto di Genova", svoltasi questa sera al Porto Antico su invito di Autorità Portuale, Comune, Provincia di Genova e Regione Liguria, l'architetto genovese abbia dedicato molte digressioni su come la città possa riutilizzare i nuovi spazi e affacci sul mare lasciati liberi dal porto e da altre attività commerciali, impiantandovi magari 12.540 alberi o distribuendo qua e là ristoranti, piuttosto che approfondire quali saranno gli effetti sull'attività portuale e commerciale del suo piano per il porto. Ma non era questo il compito di Piano. «Non si tratta di un progetto - ha precisato il presidente dell'authority portuale, Giovanni Novi - ma di un affresco».
A Piano si perdona tutto, anche la supponenza - peraltro giustificata dal suo planetario successo professionale - con la quale ha affermato che il suo affresco è «una visione sostenibile della città che è l'unica accettabile» o che per risolvere alcuni annosi problemi di rapporto tra la città e il suo porto «basta usare l'intelligenza» o ancora quando ha ricordato ai genovesi quanta parte la città abbia rappresentato nello spettacolo offerto recentemente dagli aerei delle Frecce Tricolori nel cielo di Genova ed ha invitato i cittadini a osservare la propria città: «io non ho fatto niente - si è schermito - guardate com'è».
A Piano si perdona tutto. Anche che nel suo affresco l'unico a spostarsi sia il porto, mentre non solo il prestigioso Yacht Club Italiano, ma anche le barche dei pescatori della domenica, le sedi delle attività sportive o i chioschi delle bibite non si muovono di un millimetro sullo scacchiere disegnato dall'architetto.
La visione - ha comunque assicurato Piano - non solo salvaguarda il porto, ma ne consente un consistente ampliamento «consegnando alla città otto chilometri di banchine che consentiranno l'attracco di 40 navi».
L'affresco di Piano per il porto consiste nello spostamento a mare dell'aeroporto su un'isola artificiale per consentire di trasformare l'attuale pista aeroportuale in una gigantesca banchina portuale. Una seconda isola artificiale di fronte ai moli a pettine di Sampierdarena dovrà invece accogliere i servizi attinenti al trasporto marittimo e principalmente le attività di riparazione navale. Su queste isole, costruite con appositi cassoni, si impernia il progetto - pardon - l'affresco di Renzo Piano, che - ha annunciato - «potrà essere realizzato in tre step: il primo a sei anni, il successivo a 12 e il terzo a 18 anni». Per giungere alla maggiore età e al compimento dell'affresco occorreranno complessivamente - ha precisato - quattro miliardi di euro (di cui due per la sola isola-aeroporto). Si tratta - ha sostenuto - di una cifra possibile e confrontabile con i 12 miliardi di euro necessari per realizzare i progetti infrastrutturali previsti sul territorio genovese (terzo valico, seconda linea ferroviaria a monte, snodo autostradale, ecc.). «Se tra dieci giorni vi dicono che l'affresco non è fattibile - ha avvertito - non credeteci». «È più facile portare avanti progetti forti che progetti di poco conto». L'affresco - ha osservato - «è una visione, ma non è per niente utopica».
Sul fatto che l'affresco di Piano sia un progetto forte non c'è alcun dubbio. Ha tenuto incollati alle sedie i rappresentanti di tutte le istituzioni e i notabili locali, sovente meno disposti a lasciare le proprie incombenze per un tempo così prolungato. Ha spento gli altoparlanti della vicina festa di Rifondazione Comunista, che interferivano con l'annuncio della visione. Ha scatenato l'applauso della folla quando ha sottolineato quanto la città abbia da guadagnare da questa visione: «il ponente di Genova - ha proclamato - ha una vocazione operosa e produttiva, ma non una vocazione al martirio». E nel ponente l'affresco dell'architetto blocca qualsiasi pur minima espansione del porto di Voltri, suscitando l'approvazione dell'uditorio esclusa - forse - quella di Cirillo Orlandi, amministratore delegato di quel Voltri Terminal Europa (VTE) che da tempo ha chiesto a Genova maggiori spazi per continuare ad essere il motore trainante che ha garantito la crescita del porto nell'ultimo decennio. Sarà un caso, ma Orlandi si è alzato ed ha lasciato l'assemblea pubblica di Piazza delle Feste proprio dopo le parole di Piano su Voltri.
Ha suscitato applausi anche l'idea dell'architetto dello spostamento del petrolchimico portuale, anch'esso più a mare, e «con serbatoi sotterranei». Insomma l'idea di Piano per il ponente genovese piace ai cittadini e piace ai politici («non ci crederete - ha assicurato - ma sono tutti d'accordo»).
Tocca ora ai politici e ai notabili, piuttosto che ai comuni cittadini, trasformare l'affresco e la visione di Renzo Piano in un progetto. Auguri.
Bruno Bellio