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La commissione Trasporti del Parlamento UE ha respinto la proposta di un generalizzato libero accesso in tutti i porti ai fornitori dei servizi portuali
Secondo ESPO, l'esito della votazione odierna «apre la strada ad un quadro legislativo accettabile per i porti»
25 gennaio 2016
Questo pomeriggio la commissione Trasporti del Parlamento europeo ha approvato con 29 voti a favore, 13 contrari e tre astenuti il compromesso raggiunto dall'eurodeputato Knut Fleckenstein e dai relatori ombra della stessa commissione Trasporti sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio UE adottata nel maggio 2013 che istituisce un quadro normativo per l'accesso al mercato dei servizi portuali e la trasparenza finanziaria dei porti ( del 23 maggio 2013). L'esito della votazione è stato accolto favorevolmente dall'associazione dei porti europei, secondo cui il passaggio in commissione «apre la strada ad un quadro legislativo accettabile per i porti».
Oggi, in particolare, la commissione Trasporti del Parlamento UE ha respinto la proposta che prevede un generalizzato libero accesso in tutti i porti europei ai fornitori dei servizi di rimorchio, ormeggio, bunkeraggio e pilotaggio, stabilendo invece che i singoli porti dovranno decidere come organizzare i loro servizi portuali per garantire la sicurezza.
«Siamo riusciti - ha sottolineato il relatore della proposta legislativa, Knut Fleckenstein - a respingere il forzato libero accesso al mercato per i servizi portuali. Soprattutto per questioni di sicurezza - ha rilevato - i porti devono essere in grado di decidere l'organizzazione dei servizi portuali. Per la prima volta, nel corso di un lungo dibattito sul pacchetto sui porti - ha evidenziato Fleckenstein - sono stati coinvolti i porti, gli operatori terminalistici e i sindacati».
Sui servizi portuali, la commissione Trasporti, a differenza di quanto indicato dalla Commissione Europea nella sua proposta legislativa, ha deciso che «un unico sistema non risulterebbe appropriato, in quanto il sistema portuale dell'Unione Europea è caratterizzato da una grande diversità di modelli di organizzazione dei servizi portuali». La commissione Trasporti del Parlamento europeo ha modificato la proposta stabilendo inoltre che «i modelli di gestione portuale esistenti, che sono stabiliti a livello nazionale negli Stati membri, possono essere mantenuti».
Gli eurodeputati hanno proposto anche regole comuni per gli Stati membri e per i gestori dei porti che intendono limitare il numero di fornitori di servizi portuali, che vogliono definire requisiti minimi per i fornitori di servizi o che intendono loro stessi fornire servizi portuali. In particolare, quando sono previsti requisiti minimi, questi dovrebbero essere limitati ad un insieme ben definito di condizioni relative alle qualifiche professionali degli operatori, ma dovrebbero tener conto anche dei mezzi necessari per la fornitura di servizi portuali nonché soddisfare requisiti di sicurezza e ambientali così come le norme sociali nazionali. È stata inoltre ulteriormente dettagliata la lista dei “casi giustificati” per limitare i fornitori di servizi portuali aggiungendo la “scarsità di superficie del mare”, le caratteristiche del traffico portuale o la necessità di garantire “attività portuali affidabili, sicure e ambientalmente sostenibili”.
In materia di trasparenza dei finanziamenti pubblici ai porti e dei diritti per l'uso delle infrastrutture e dei servizi portuali la commissione Trasporti ha confermato che se i porti ricevono fondi pubblici questi devono apparire in maniera trasparente nei conti economici. Inoltre deve essere tenuta una contabilità separata per le attività finanziate con fondi pubblici. «Le disposizioni in materia di trasparenza finanziaria - ha osservato Fleckenstein - pongono le basi che permetteranno alla Direzione Generale Concorrenza della Commissione Europea di chiarire le norme in materia di investimenti pubblici nei porti, chiarimento atteso da lungo tempo dal settore. Prevediamo - ha precisato Fleckenstein - di presentare tempestivamente la proposta sulle esenzioni per categoria, che includerà un quadro di riferimento per i porti».
In materia di diritti e tasse portuali, il compromesso prevede che, in assenza di meccanismi di mercato equi, debbano essere adottate disposizioni per garantire che le tasse applicate «non siano sproporzionate» rispetto al valore economico dei servizi forniti e siano stabilite in modo trasparente e non discriminatorio. Inoltre i diritti d'uso delle infrastrutture portuali devono essere fissati in modo trasparente e indipendente e “in conformità con la strategia di business e di investimenti propria del porto”; inoltre gli utenti portuali devono essere regolarmente consultati durante la definizione o la modifica dei diritti.
Per l'European Sea Ports Organisation (ESPO), il passaggio odierno della proposta legislativa in commissione Trasporti rappresenta il positivo esito di un lungo lavoro: «quando la proposta è stata presentata due anni fa - ha ricordato Isabelle Ryckbost, segretario generale dell'associazione dei porti europei - abbiamo temuto che avrebbe causato un rallentamento degli assai efficienti motori portuali europei invece di fornire ai porti gli strumenti necessari per affrontare le sfide attuali e future. Grazie al dialogo aperto e costruttivo con il relatore e i relatori ombra - ha plaudito Ryckbost - sono stati compiuti passi importanti verso un regolamento sui porti realistico e accettabile e un possibile accordo con il Consiglio. Ringraziamo tutti coloro, e non ultimo il relatore, che hanno contribuito a formare questa coalizione d'intenti rispetto a quella che in partenza sembrava essere una missione impossibile».
ESPO ha specificato di accogliere con particolare soddisfazione alcuni elementi del compromesso e specificamente: il rafforzamento del principio di autonomia dell'Autorità Portuale nello stabilire le proprie tasse; prevedere un quadro flessibile per l'organizzazione dei servizi portuali nel rispetto della diversità dei porti europei, ammettendo diversi modelli; la cancellazione dei dragaggi dal campo di applicazione del regolamento; la richiesta di maggiore chiarezza sugli aiuti di Stato per le infrastrutture portuali e la richiesta di includere alcuni investimenti portuali nel regolamento generale di esenzione per categoria; una maggiore trasparenza quando i porti ricevono finanziamenti pubblici; l'opposizione ad ampliare il campo di applicazione della direttiva sull'aggiudicazione dei contratti di concessione attraverso questo regolamento.
ESPO ha ricordato che sussistono però questioni in sospeso, che potranno essere affrontate nel corso delle trattative con il Consiglio, tra cui principalmente: il rafforzamento del ruolo dell'Autorità Portuale nel definire i requisiti minimi per i fornitori di servizi portuali; un quadro più pragmatico per quanto riguarda i rapporti con gli utenti dei porti e le parti interessate; un sistema equo ed efficiente per la gestione dei ricorsi e una migliore definizione del campo di applicazione del principio di confinamento in caso di operatore interno di servizi portuali.
«Considerando l'esito del voto - ha concluso Ryckbost - auspichiamo che il Parlamento riconsideri il mandato da assegnare al relatore per le trattative con il Consiglio. L'accordo raggiunto in seno al Parlamento è equilibrato. Un rapido avvio delle trattative tra Parlamento, Consiglio e Commissione è la migliore garanzia per il raggiungimento di un regolamento portuale che rappresenti un passo avanti per tutti i porti d'Europa».
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