- L'associazione degli spedizionieri di Genova ha sottoscritto un accordo con la Regione e gli enti locali, con l'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e con i rappresentanti delle imprese del settore logistico, in particolare con le sigle dell'autotrasporto, con lo scopo di individuare le modalità per rendere più efficiente e fluido il transito delle merci attraverso il porto del capoluogo ligure.
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- Il protocollo d'intesa è stato siglato in occasione dell'assemblea annuale odierna di Spediporto, incentrata sul tema “Meeting our goals: connect, perform, excel”, nel corso della quale il presidente dell'associazione degli spedizionieri, Alessandro Pitto, ha evidenziato come l'efficienza e la produttività di un porto sia determinante per garantire la presenza nello scalo di un adeguato numero di linee marittime con i mercati esteri, ma ha rimarcato anche l'esigenza di connettere infrastrutturalmente la logistica portuale genovese con i mercati dell'Europa centrale e meridionale, in particolare con la Svizzera, quest'ultima presente oggi all'assemblea degli spedizionieri con Fabio Maciocci, presidente dell'Associazione Ticinese Imprese di Spedizione e di Logistica (ATIS), e con Fabio Regazzi, presidente dello Swiss Shippers' Council.
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- Pitto, nella relazione all'assemblea che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello shipping e della logistica”, ha sottolineato che il posizionamento strategico ed economico all'interno dei mercati internazionali richiede, oltre ad efficienti livelli di struttura di “connessione”, anche un'altissima capacità di “performing” e che su questo delicato tema incidono non poco i mutati scenari armatoriali e i volumi che oggi si muovono per singole unità di trasporto. Da ciò - ha rilevato - la scelta di molte compagnie di navigazione, abbandonata l'idea che la sola politica dei noli possa restituire redditività ai bilanci, di estendere l'area di business al di là del solo segmento marittimo. Ne sono evidenti effetti - ha osservato il presidente di Spediporto - l'estensione degli investimenti delle principali compagnie mondiali nel settore terminalistico, anche qui come nel settore armatoriale con una concentrazione che toglierà nel breve non solo opzioni di scelta agli spedizionieri, ma - ha specificato Pitto - li renderà sempre più succubi di scelte votate alle economie di scala a scapito dei servizi alla merce.
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- Pitto ha precisato che gli effetti di tale scadimento dei servizi alle merci sono già tangibili, con un crollo dell'affidabilità delle schedule delle partenze delle navi che risulta pari al 66,4% nel primo trimestre del 2018, con un calo del -9,8% rispetto al 2017, con un allungamento dei transit time, con la mancanza di disponibilità di container nelle date indicate, con il congestionamento dei porti cinesi e nordeuropei, con una riduzione dei servizi nei porti non strategici o di feederaggio puro e con una riorganizzazione o cancellazione di servizi.
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- In questo contesto, Pitto ha evidenziato che, comunque, il sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, con i porti di Genova e Savona-Vado, offre già oggi servizi portuali ad elevato standard qualitativo, tanto che negli ultimi 12 anni l'incremento del 61% dei traffici containerizzati è avvenuto a risorse infrastrutturali pressoché invariate.
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- Tuttavia - ha specificato il presidente di Spediporto - è ancora lungi dall'essere sfruttato il ruolo della logistica e della portualità per lo sviluppo dell'economia italiana, basti pensare - ha spiegato - che per ogni container che, pur essendo vicino alla portualità italiana, sceglie la via consolidata dei porti europei del Northern Range, lo Stato italiano e l'economia nazionale rinunciano a 7.100 euro per ciascun container, come dire - ha denunciato - che oggi esiste un patrimonio di business di oltre 7,1 miliardi di euro e di oltre 157mila posti di lavoro a cui, almeno fino ad oggi, l'Italia ha rinunciato.
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