- Su diverse riviste che si occupano di turismo e di viaggi rimbalza qua e là la notizia che lo studio sugli inquinanti atmosferici emessi dalle navi da crociera, che è stato presentato dall'organizzazione ambientalista non governativa Transport & Environment ( del 5 giugno 2019), sarebbe una vera e propria “fake news”. È uno studio di cui il nostro giornale ha dato conto riservando ampio spazio ai contenuti e alle conclusioni della pubblicazione, scelta che per un quotidiano che si occupa preminentemente di shipping è stata giudicata da alcuni “coraggiosa”, aggettivo evidentemente ritenuto più idoneo ad esprimere quello che in realtà gli interlocutori avevano in mente (“suicida”). Come se chi si occupa primariamente di un settore d'attività non dovesse (o volesse) ascoltare voci dissonanti.
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- Tanto più che, sulla base anche di un recente studio (novembre 2018) sulle emissioni inquinanti prodotte dai trasporti dell'European Environment Agency (EEA), che non è certamente un'organizzazione ambientalista radicale, i dati presentati da Transport & Environment, al di là dei toni usati per enfatizzarli, sembrerebbero tutt'altro che informazioni non rispondenti al vero diffuse artatamente per creare disinformazione. Basta dare un'occhiata anche solo ad un grafico elaborato dall'EEA, che riportiamo di seguito, per rendersi conto che quelle divulgate da T&E non sono fake news, caso mai risultanze legittimamente contestabili (soprattutto quando l'ambito è ristretto al solo settore delle crociere).
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- A riportare il tema sul piano di una più proficua discussione e di un più utile confronto è stata l'organizzazione crocieristica internazionale Cruise Lines International Association (CLIA), che rappresenta le principali compagnie crocieristiche mondiali incluse quelle menzionate dallo studio di T&E. Senza respingere aprioristicamente e insensatamente le conclusioni dello studio, l'associazione ha più realisticamente e saggiamente evidenziato i passi avanti che il settore sta innegabilmente compiendo verso una sempre maggiore sostenibilità ambientale dell'attività crocieristica, ma non ha mancato di muovere motivati rilievi all'analisi di Transport & Environment, a partire dalla contestazione di aver realizzato lo studio senza alcun confronto con l'industria crocieristica.
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- CLIA ha ricordato che, sebbene quello delle crociere rappresenti solo meno dell'1% dell'intero settore dello shipping, l'associazione e i suoi associati sono impegnati verso un futuro a emissioni zero e stanno compiendo ogni giorno progressi verso questo obiettivo, «ma - ha sinceramente ammesso - ci vorrà del tempo».
- CLIA ha elencato le diverse misure e iniziative che l'industria crocieristica sta adottando per ridurre ulteriormente le emissioni delle navi, tra cui il ricorso alle tecnologie di pulizia dei gas di scarico e l'utilizzo del gas naturale liquefatto come combustibile, con percentuali di impiego di sistemi di contenimento delle emissioni da parte delle flotte di navi da crociera che - ha evidenziato l'associazione - «non hanno rivali in alcun altro settore dello shipping e che - ha recriminato la CLIA - non sono state pienamente apprezzate nell'analisi di T&E».
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- CLIA ha invece concordato con Transport & Environment nella richiesta di introdurre misure per porre condizioni di parità tra l'elettricità proveniente dalla rete terrestre che viene fornita in banchina alle navi e i combustibili fossili utilizzati a bordo delle navi, ad esempio con una deroga transitoria dalla tassa sull'elettricità, al fine di favorire l'uso dell'energia elettrica sulle navi, sempre che questa energia provenga da fonti pulite ed efficienti.
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- Oltre però a disapprovare il mancato preventivo confronto con l'industria crocieristica prima della presentazione dello studio, che CLIA ha definito essere «un'analisi interna», l'associazione ha manifestato preoccupazione anche perché i risultati sono stati pubblicati «senza alcuna valutazione di tipo accademico o revisione inter pares». «La classifica - ha sottolineato ancora la CLIA riferendosi alle compagnie crocieristiche e ai porti menzionati dallo studio - si basa esclusivamente su ipotesi e non su misurazioni e non tiene conto dell'eventuale utilizzo sulle navi di tecnologie per l'abbattimento delle emissioni. Anche la metodologia utilizzata per quantificare i risultati - ha protestato l'associazione - non è stata accordata ad una procedura scientificamente valida».
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- Tra la scelta di respingere tout court l'analisi dichiarandola del tutto infondata, CLIA ha preferito scegliere la strada del confronto, lamentando che questo non ci sia stato prima di giungere alla pubblicazione dello studio. È un contraddittorio che a dire il vero assai raramente si verifica quando sono in ballo temi ambientali, questioni importanti che è comunque arrogante qualificare banalmente come fake news.
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- Bruno Bellio
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