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Primi risultati della ricerca dello Human Element Industry Group sui decessi di marittimi avvenuti in locali chiusi
Tra le cause, l'eccessiva dipendenza dalle procedure, la loro complessità e la pressione per ridurre i tempi di lavoro
13 dicembre 2021
Lo Human Element Industry Group (HEIG), lo specifico gruppo di lavoro sui lavoratori del trasporto marittimo costituito da associazioni non governative tra cui The Nautical Institute, IMarEST, InterManager, Intercarto, ITF, International Chamber of Shipping (ICS), IFSMA, BIMCO, IMPA, Nautilus e IACS, ha presentato i primi risultati di una ricerca sui decessi di marittimi avvenuti in locali chiusi a bordo delle navi avviata a seguito di un'apposita indagine lanciata diversi anni fa da InterManager alla quale avevano risposto 5mila marittimi. Le procedure per l'ingresso e il soccorso in locali chiusi sono disciplinate dalla risoluzione 1050(27) “Raccomandazioni riviste per l'ingresso in locali chiusi a bordo” dell'International Maritime Organization (IMO), che è stata aggiornata l'ultima volta nel 2011.
La ricerca, che sarà presentata all'IMO, ha evidenziato, tra i principali problemi individuati, quello dell'eccessivo affidamento sulle procedure per la gestione degli ingressi in locali chiusi, quello dell'eccessiva complessità di tali procedure, che richiedono molto tempo e lavoro e una gestione attiva e che possono richiedere l'uso di specifiche attrezzature e di squadre di soccorso addestrate, e la pressione per ridurre i tempi di lavoro.
In particolare, la ricerca ha sottolineato un'eccessiva dipendenza dalle procedure e nel corso dei lavoro si è esaminato il problema utilizzando il modello della gerarchia dei controlli del rischio che si basa sulla premessa che eliminare un pericolo è meglio che accettarlo e affidarsi a controlli procedurali per gestire una situazione pericolosa. A seguito del lavoro sono state identificate una serie di modifiche di massima alla progettazione di navi e attrezzature al fine di migliorare la sicurezza e per far fronte a specifici rischi.
Un fattore di rischio che continua ad essere motivo di preoccupazione è anche il “fattore tempo”, con le continue pressioni sull'intera supply chain per accelerare le diverse fasi di trasporto e consegna delle merci. A tal proposito il gruppo di lavoro ha creato un modello che evidenzia come l'eccessiva pressione per la velocizzazione delle operazioni influisca sulla sicurezza e ha identificato le varie fonti che esercitano tale pressione, che possono includere i noleggiatori di navi, i porti, terminal portuali e i proprietari delle merci. Un fattore di rischio - ha precisato l'HEIG - che non è solo primario nella casistica dei decessi in locali chiusi, ma che interessa l'intera attività di navigazione. Per affrontare tale rischio, il gruppo di lavoro presenterà alcune proposte per modificare la regolamentazione e le pratiche al fine di ridurre l'eccessiva pressione sulla tempistica di svolgimento delle operazioni navali.
«Per troppo tempo - ha commentato il segretario generale di InterManager, Kuba Szymanski - abbiamo accusato i marittimi deceduti di aver commesso un errore per il quale hanno pagato il prezzo più alto. HEIG sta approfondendo questo problema per analizzare le ragioni più complesse degli incidenti mortali e accogliamo con favore questi risultati iniziali. Confidiamo che il continuo lavoro del comitato consentirà all'industria dello shipping di definire procedure migliori e di individuare soluzioni per prevenire queste morti in gran parte evitabili».
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