Nel 2050 sino al 42% della domanda totale di idrogeno nell'UE, che si prevede ammonterà a circa 53 milioni di tonnellate (o 1.764 terawattora), cioè una quota pari a 22 milioni di tonnellate (o 730 TWh), potrebbe essere localizzata nelle aree portuali. Lo evidenzia uno studio condotto da Deloitte Belgium per la Clean Hydrogen Partnership, il partenariato pubblico-privato per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie energetiche delle celle a combustibile e dell'idrogeno in Europa. Rilevando che l'UE deve notevolmente accelerare la diffusione della capacità delle infrastrutture di produzione, dei terminal di importazione, riconversione, stoccaggio, trasporto e consumo di idrogeno negli ecosistemi portuali al fine di raggiungere i suoi obiettivi di idrogeno rinnovabile per il 2030, lo studio sottolinea che i porti svolgeranno sino al 2050 un ruolo cruciale nell'espansione del mercato europeo dell'idrogeno, in primo luogo come hub di transito energetico che facilitano l'importazione dell'idrogeno e la sua distribuzione e, in secondo luogo, come investitori in infrastrutture dedicate per produrre, importare, immagazzinare e distribuire l'idrogeno a più utenti finali nelle aree portuali e nell'entroterra.
Lo studio osserva che la domanda di idrogeno nelle aree portuali europee dovrebbe essere trainata principalmente dalle industrie e dal settore del trasporto marittimo internazionale, che - secondo l'analisi - nel 2050 rappresenteranno rispettivamente il 42% e il 31% della domanda totale nelle aree portuali.
Lo studio prevede che il più grande cluster di domanda di idrogeno (Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Germania settentrionale) dipenderà fortemente dall'importazione di idrogeno verde e blu (tra il 40% e l'80% del consumo totale di idrogeno) proveniente principalmente dal Nord Africa (Marocco, Egitto, Algeria), Medio Oriente (Oman, Arabia Saudita, Qatar) e anche oltre (ad esempio, come l'Australia). Il rapporto precisa che si possono prevedere anche alcune esportazioni e importazioni di idrogeno intraeuropee (ad esempio dalla Spagna alla Francia).
«L'accelerazione delle infrastrutture per l'idrogeno nei porti e della loro capacità quali hub di transito dell'idrogeno - ha affermato Bart Biebuyck, direttore esecutivo della Clean Hydrogen Partnership - rappresenta un passo importante verso la costruzione dell'economia dell'idrogeno e il nostro studio lo dimostra chiaramente. Con i porti e le aree costiere industriali che dovrebbero rappresentare il 42% della domanda annuale di idrogeno in tutta l'UE, dobbiamo lavorare assieme per lo sviluppo di una “Roadmap europea dei porti dell'idrogeno” che possa sbloccare il pieno potenziale di decarbonizzazione delle aree portuali».
Clean Hydrogen Partnership ha evidenziato, inoltre, che una caratteristica unica dello studio condotto da Deloitte Belgium è che i risultati specifici per ciascuno dei 427 porti marittimi e interni europei presi in esame relativamente alla futura domanda di idrogeno, all'offerta, alla relativa riduzione di CO2 equivalente e alle infrastrutture necessarie per ogni periodo (2030, 2040 e 2050) e gli scenari previsti sono liberamente accessibili tramite un dashboard dinamico on-line che accompagna il rapporto. Clean Hydrogen Partnership ha spiegato che il dashboard fornisce informazioni chiare a ciascuna autorità portuale e alle altre parti della comunità economico-portuale sul potenziale della domanda di idrogeno nel proprio ecosistema portuale e sulla relativa riduzione di CO2, da dove e a quale costo potrebbe essere soddisfatta questa domanda e quali infrastrutture e investimenti potrebbero essere necessari per sbloccare il pieno potenziale dell'economia dell'idrogeno in ogni singolo porto.