«Parlando di combustibili alternativi generalmente ci si focalizza sul trasporto marittimo perché di fatto lo shipping è il settore trainante di tutta l'economia del mare e quello che può dare il contributo più importante per la decarbonizzazione con notevoli investimenti in nuove navi in grado di utilizzare combustibili alternativi. Il paradosso è che nonostante oggi le emissioni prodotte dalle navi rappresentino il 2% di quelle globali e il trasporto marittimo sia la modalità di trasporto più sostenibile in considerazione del fatto che via mare viaggia il 90% delle merci a livello globale, il settore è chiamato a perseguire obiettivi di decarbonizzazione sempre più ambiziosi, fissati a livello mondiale dall'IMO e dall'Unione Europea con il Pacchetto FitFor55. Obiettivi spesso non coincidenti in termini di criteri e tempistiche». Lo ha rilevato Mario Mattioli, presidente della Federazione del Mare e di Confitarma, intervenendo oggi a Roma alla tavola rotonda “Album di cluster” organizzata da Assiterminal nell'ambito dell'evento “Portualità Italia a servizio del Paese. Assiterminal a confronto con il cluster marittimo nazionale”.
«Piccolo particolare - ha evidenziato Mattioli rimarcando la difficile sfida affronta lo shipping - oggi non sono ancora disponibili tecnologie green alternative e competitive in grado di abbattere le emissioni ai livelli richiesti. Senza contare che, a livello europeo lo shipping inizierà a pagare la carbon tax a partire dal 2025 mentre altri settori del trasporto responsabili di emettere oltre sei volte di più inizieranno a pagare dal 2028».
«Per poter rispondere agli ambiziosi obiettivi posti dall'IMO e dall'UE ‐ ha osservato il presidente della Federazione del Mare - è indispensabile destinare grandi risorse nella ricerca, garantendo la sinergia tra il mondo delle imprese e le istituzioni».