Presentando oggi un aggiornamento dello studio realizzato
quattro anni fa
(
del 5
giugno 2019), l'organizzazione ambientalista indipendente
europea Transport & Environment ha ribadito l'accusa mossa al
settore delle crociere di inquinare di più, in termini di
emissioni di ossidi di zolfo (SOx), rispetto alle auto che circolano
in Europa e ciò - ha evidenziato T&E - nonostante nel
2020 l'International Maritime Organization abbia imposto limiti più
severi relativamente alla concentrazione di zolfo nei combustibili
ad uso marittimo
(
del 28
ottobre 2016).
In particolare, il nuovo studio di T&E spiega che tra il
2019 e il 2022 il tempo trascorso dalle navi da crociera nelle acque
dello Spazio Economico Europeo è aumentato in modo simile a
quello trascorso nei porti, ovvero del +23% e che il carburante
consumato è aumentato in misura minore, del +18%, a seguito
dell'aumento del +16% della distanza percorsa dalle navi. Lo studio
rileva che nel 2022 le navi da crociera hanno navigato di meno per
ogni ora trascorsa nelle acque SEE e ciò dovuto al fatto che
alcune navi erano ancora ferme all'inizio dell'anno dato che la
domanda non si era ancora completamente ripresa dopo i lockdown
attuati per contenere la diffusione della pandemia di Covid.
In particolare, le 173 navi da crociera che nel 2019 erano
operative in Europa hanno navigato nelle acque dello Spazio
Economico Europeo per 773mila ore percorrendo quasi 6,5 milioni di
miglia nautiche e consumando quasi 2,2 milioni di tonnellate di
fuel, emettendo nel mentre 41mila tonnellate di SOx, 128mila
tonnellate di NOx e 8mila tonnellate di particolato 2,5. Nel 2022 le
218 navi che hanno navigato nelle acque SEE vi hanno trascorso
888mila ore percorrendo 7,5 milioni di miglia nautiche e bruciando
2,6 milioni di tonnellate di combustibile, emettendo 16mila
tonnellate di SOx, 139mila tonnellate di NOx e 7mila tonnellate di
particolato 2,5.
Lo studio osserva che tra il 2019 e il 2022 le emissioni di SOx
nelle acque SEE sono diminuite del -62%, in conseguenza del limite
globale dello 0,5% del tenore di zolfo nei fuel marini introdotto
nel 2020. Gli NOx sono aumentati del +8% e il PM2,5 è
diminuito del -15%. La riduzione delle emissioni di particolato, che
sono correlate al contenuto di zolfo del carburante - specifica il
documento - potrebbe intuitivamente essere maggiore, tuttavia l'uso
crescente di scrubber sulle navi per abbattere le emissioni in
realtà peggiora le emissioni di PM2,5 rispetto all'utilizzo
di gasolio marino MGO con contenuto di zolfo dello 0,1%
Lo studio rende note anche le emissioni prodotte dalle navi
mentre sostavano nei porti o erano nei pressi degli scali portuali,
spiegando che nel 2019 le 173 navi da crociera che hanno fatto scalo
nei porti europei hanno sostato presso i porti per 264mila ore
consumando 332mila tonnellate di fuel, emettendo 465 tonnellate di
SOx, oltre 16mila tonnellate di NOx e 360 tonnellate di particolato
2,5. Nel 2022 le 214 navi che hanno fatto scalo nei porti europei
hanno speso 324mila ore presso i porti bruciando 411mila tonnellate
di combustibile ed emettendo 509 tonnellate di SOx, oltre 19mila
tonnellate di NOx e 448 tonnellate di particolato 2,5.
Il documento osserva che, rispetto al 2019, il numero delle navi
da crociera, il tempo trascorso nei porti e il carburante consumato
sono aumentati di circa un quarto (+23/24%) e ciò ha
comportato un aumento del +9% delle emissioni di SOx, del +18% delle
emissioni di NOx e del +25% delle emissioni di PM2,5. Il motivo per
cui SOx e NOx non sono aumentati tanto quanto il consumo di
carburante - rileva lo studio - è che un numero crescente di
navi ha utilizzato scrubber o gas naturale liquefatto come
combustibile. Uno dei numerosi problemi con gli scrubber -
sottolinea lo studio - è che utilizzarli con olio
combustibile pesante HFO al 2,6% di zolfo per rispettare gli
standard allo 0,1% di zolfo aumenta del +61% le emissioni di
particolato rispetto all'utilizzo di MGO allo 0,1% di zolfo. Questo
spiega - chiarisce il documento - perché le emissioni di
PM2,5 sono aumentate ancor più del consumo di carburante.
Lo studio di T&E osserva che «quel che è
peggio, è che sembra che, nonostante l'aumento del traffico e
delle emissioni delle navi da crociera, il numero totale di
crocieristi sia diminuito. Il settore ha quindi inquinato di più
per trasportare meno persone nel 2022 rispetto al 2019». Ad
avvalorare questa osservazione il documento raffronta i dati del
traffico crocieristico in alcuni dei principali porti crocieristici
europei, tra cui il sistema portuale italiano di Civitavecchia,
Fiumicino e Gaeta dove nel 2022 sono approdate 783 navi da crociera,
con un calo del -2% sul 2019, che trasportavano complessivamente
2,17 milioni di passeggeri, con una riduzione del -18% rispetto ad
oltre 2,65 milioni di passeggeri nel 2019. Andamento analogo è
stato riscontrato per i porti di Barcellona, Marsiglia, Pireo. Nel
2022 in tutti i porti del Mediterraneo sono stati registrati 14.588
scali di navi da crociera (+7% sul 2019) per un traffico di 24,13
milioni di passeggeri (-23% sul 2019, e in tutti i porti del Mar
Baltico gli scali sono stati 2.415 (-13%) per un traffico di 4,23
milioni di passeggeri (-28%).
Lo studio spiega che lo scorso anno Barcellona è stato il
porto più inquinato d'Europa, seguito da Civitavecchia e dal
porto del Pireo. Relativamente a Civitavecchia, il documento
sottolinea che nel 2022 le navi da crociera hanno emesso oltre 16
tonnellate di ossidi di zolfo, pari a quasi 40 volte la quantità
emessa dalle auto immatricolate nella cittadina laziale. Altre città
italiane che compaiono nella classifica europea dei porti più
colpiti dalle emissioni di SOx sono Napoli (11esima), Genova
(13esima) e Livorno (16esima). Venezia, invece, è migliorata
in modo significativo: dall'essere il porto più inquinato
dalle crociere nel 2019, l'anno scorso è sceso al 41°
posto e ciò, ovviamente, è conseguenza del divieto
imposto dal 2021 dell'approdo alla Stazione Marittima di Venezia di
navi di stazza lorda superiore a 25mila tonnellate.
Lo studio conclude evidenziando che, nonostante l'introduzione
nel 2020 da parte dell'IMO di un limite più severo di
concentrazione di zolfo nei fuel marini, lo scorso anno le 218 navi
da crociera europee hanno emesso più ossidi di zolfo di un
miliardo di automobili, ovvero 4,4 volte di più di tutte le
automobili del continente (253 milioni).
Commentando i risultati dello studio, il direttore di T&E
Italia, Andrea Boraschi ha spiegato che «la pandemia ha dato
un po' di tregua alle città portuali, ma ora è davvero
finita. Le crociere sono tornate e località turistiche come
Barcellona, Civitavecchia e Atene sono di nuovo soffocate
dall'inquinamento atmosferico prodotto dalle navi da crociera.
Venezia - ha affermato Boraschi - ha dimostrato che affrontare
l'inquinamento delle navi da crociera è possibile, ma i
divieti non sono l'unico modo. I porti possono ridurre
significativamente i livelli di inquinamento obbligando le navi a
collegarsi all'elettricità in porto (cold ironing, ndr),
invece di far funzionare i motori, e sostenendo l'adozione di
carburanti a emissioni zero». Quanto ai carburanti, T&E
precisa che il passaggio dall'uso del petrolio a quello del gas non
è la soluzione. Al momento - rileva il documento - oltre il
40% delle navi da crociera ordinate ai cantieri navali mondiali sarà
dotato di motori dual-fuel in grado di essere alimentati con gas
naturale liquefatto. Bruciando GNL - osserva lo studio - queste navi
genereranno minor inquinamento atmosferico, ma saranno estremamente
dannose dal punto di vista climatico a causa delle perdite di metano
dai loro motori, un gas oltre 80 volte più climalterante
della CO2. «Passare dal petrolio al gas - ha detto Boraschi -
è una falsa soluzione. Può aiutare l'industria delle
navi da crociera a ridurre l'inquinamento locale, ma è
terribile dal punto di vista climatico. L'unica cosa che si ottiene,
così facendo, è scambiare una crisi legata alla
qualità dell'aria con una crisi climatica. Si tratta di
alternative in ogni caso insostenibili».
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