L'industria dello shipping deve agire rapidamente affinché
entro il 2030 i combustibili scalabili a emissioni zero possano
rappresentare il 5% dell'intero quantitativo di fuel utilizzato dal
trasporto marittimo internazionale. Lo sottolinea il rapporto
“Climate action in shipping. Progress towards shipping's 2030
breakthrough” realizzato dalla società di consulenza
UMAS e promosso dalle organizzazioni Getting to Zero Coalition e
Race to Zero, che è stato presentato oggi nell'ambito del
summit annuale del Global Maritime Forum in svolgimento ad Atene.
Il rapporto individua la strada da percorrere per la
decarbonizzazione dello shipping tendendo conto delle tappe definite
presso l'International Maritime Organization (imo) che prevedono una
riduzione pari ad almeno il 30% delle emissioni del trasporto
marittimo entro il 2030 rispetto al livello del 2008, per poi salire
ad almeno il 70% entro il 2040 e conseguire l'azzeramento delle
emissioni nel 2050. Quest'estate inoltre, in occasione della
sessione del Marine Environment Protection Committee dell'IMO
(
del 7
luglio 2023), è stato programmato che entro il 2030
almeno il 5%, e auspicabilmente sino al 10%, dell'energia consumata
dal trasporto marittimo internazionale, che in quella data - ricorda
il rapporto presentato oggi - si prevede sarà pari a più
di 12 exajoule, venga prodotto da carburanti navali a emissioni zero
o prossime allo zero. Il rapporto specifica che la quota del 5-10%
di questi tipi di fuel rappresenta un minimo di 0,6 exajoule, cifra
equivalente a 15,8 milioni di tonnellate di olio combustibile
pesante o a 5,3 milioni di tonnellate di idrogeno, e che ciò,
convertito nella possibile domanda di Scalable Zero Emission Fuel
(SZEF), equivale a circa 29,8 milioni di tonnellate di ammoniaca o a
28,1 milioni di tonnellate di metanolo. I combustibili SZEF presi in
considerazione dal rapporto non includono i biofuel, i combustibili
fossili più puliti compreso il gas naturale liquefatto, e
altri combustibili “blu”.
Il rapporto evidenzia che l'attuale produzione di carburante
navale a zero emissioni potrebbe coprire solo un quarto del fuel
necessario per raggiungere questi obiettivi di decarbonizzazione
dello shipping. Tuttavia - precisa il documento - se diversi
progetti per la produzione di questi combustibili dovessero avere
successo, la produzione di fuel a zero emissioni potrebbe risultare
doppia rispetto a quella necessaria, anche tenendo conto del
fabbisogno di carburante di altri settori.
Allora perché il rapporto sollecita l'industria dello
shipping a intensificare i propri sforzi? Perché - spiega -
il settore è indietro quanto a tipologia di navi che possono
essere alimentate da questi fuel: «alla fine del 2022 -
specifica il documento - c'erano 24 navi in grado di operare con gli
SZEF (principalmente metanolo) e attualmente ce ne sono circa 144 in
ordinativo (in gran parte in grado di funzionare anche con
metanolo). Tuttavia - sottolinea la ricerca - questi odierni
indicatori appaiono troppo deboli per soddisfare la traiettoria
della domanda di SZEF di 0,1 exajoule entro il 2025 e rappresentano
una sfida rispetto alla domanda di 0,6 exajoule entro il 2030. Degli
0,1 exajoule di SZEF che potrebbero essere richiesti entro il 2025,
le attuali proiezioni di crescita della flotta in grado di
utilizzare gli SZEF, escluso il gas naturale liquefatto, potrebbe
creare circa 0,03-0,05 exajoule (il 30%-50% di 0,1 exajoule) di
potenziale domanda di SZEF. Ciò significa che rimane la
seconda metà di questo decennio per raggiungere la
compatibilità della flotta con gli SZEF». Il rapporto
evidenzia che, se gli ordini di navi alimentate a metanolo hanno
fatto notizia, continuare con l'attuale trend di ordini potrebbe
assicurare solo un quinto delle navi necessarie per raggiungere gli
obiettivi.
«Con la revisione della strategia sui gas serra dell'IMO -
ha rilevato Jesse Fahnestock, direttore del progetto presso il
Global Maritime Forum - la direzione di marcia del settore è
chiara. Soprattutto in questi primi anni dobbiamo essere in grado di
valutare quanto velocemente ci stiamo muovendo in quella direzione.
Questo rapporto evidenzia che il settore sta progredendo, ma che
comunque l'azione deve essere accelerata».
«La tecnologia per facilitare la produzione, la
distribuzione e il bunkeraggio degli SZEF - ha osservato James
Stewart, assistente ricercatore presso l'UCL, consulente dell'UMAS e
coautore del rapporto - sta procedendo bene. Tuttavia la portata del
suo incremento nella parte rimanente del decennio non è
garantita. Per essere pienamente allineati con l'obiettivo di
raggiungimento del 5% entro il 2030, tutti i settori dell'industria
marittima devono fare quadrato attorno alle ambizioni storiche
stabilite nella strategia GHG dell'IMO del 2023 e lavorare per
stabilire una solida base di domanda per gli SZEF, fornendo così
ai produttori la fiducia che è necessaria per investire in
nuovi progetti di capacità».
«I dati - ha aggiunto Vishnu Prakash, coautore del
rapporto - suggeriscono che mancano ancora chiari segnali agli
armatori affinché prendano decisioni a lungo termine verso
navi in grado di utilizzare fuel sostenibili a zero emissioni e con
il minor grado di incertezza dal punto di vista commerciale,
nonostante il settore si trovi in una fase critica in cui è
necessario un significativo cambiamento strutturale. È quindi
imperativo che entrino rapidamente in vigore norme e incentivi
rigorosi, efficaci ed utili a catalizzare la transizione
necessaria».
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