L'associazione dei porti europei ha presentato un nuovo studio
che illustra nel dettaglio quali sono le tipologie di investimenti
necessari negli scali portuali dell'UE nei prossimi dieci anni,
fabbisogno che lo studio, come già anticipato dall'European
Sea Ports Organisation
(
del
2
aprile 2024), ammonta a 80 miliardi di euro. Lo studio,
realizzato da Peter de Langen, proprietario della società di
consulenza Ports & Logistics Advisory, in collaborazione con
ESPO, è basato su un sondaggio effettuato interpellando i
direttivi di 84 porti, di cui 35 scali che fanno parte del network
“Core” della rete transeuropea dei trasporti TEN-T, 19
porti inclusi nella rete “Comprehensive” della TEN-T, 18
direttivi che gestiscono sistemi portuali facenti parte delle due
reti TEN-T e 12 singoli porti che non sono inclusi nelle due reti.
Il nuovo studio rappresenta un aggiornamento di un'analoga analisi
sul fabbisogno di investimenti nei porti dell'Unione Europea
realizzata dall'ESPO nel 2018.
Rispetto allo studio del 2018, la nuova analisi evidenzia
un'assai minore necessità nel prossimo decennio di
investimenti per l'ampliamento delle aree portuali, delle banchine e
dei terminal, investimenti che - basandosi sul fabbisogno di
investimenti individuato nel 2023 - rappresentano il 26% circa del
totale di 80 miliardi di investimenti ritenuti necessari nel
prossimo decennio rispetto al 37% circa del totale previsto nel
2018. Nel 2023, invece, risulta superiore la quota di investimenti
ritenuta necessaria per la realizzazione di infrastrutture e servizi
per consentire la sostenibilità e la transizione energetica
dei porti che è stimata pari al 25% circa del fabbisogno
totale rispetto al solo 9% del 2018.
Tra le altre più consistenti fette di investimenti
previsti per il prossimo decennio nei porti ci sono quelli destinati
all'accesso marittimo agli scali portuali, previsti pari al 10% del
totale (8% nel 2018), quelli per la realizzazione di infrastrutture
per il miglioramento del trasporto delle merci all'interno dei
porti, pari all'8% del totale (8% nel 2018), gli investimenti
destinati all'acquisto di attrezzature e sovrastrutture, pari al 9%
nel 2023 (7% nel 2018), gli investimenti in terminal intermodali e
multimodali, pari al 4% (5% nel 2018), quelli per la realizzazione
di infrastrutture digitali, pari al 4% (5%), e gli investimenti per
la realizzazione delle connessioni ferroviarie dei porti, pari al 4%
nel 2023 rispetto al 7% del totale nel 2018.
Tra le principali voci di investimento previste da qui al 2034
dagli organi direttivi dei porti figura quella per installare gli
impianti di cold ironing necessari per consentire alle navi e alle
altre imbarcazioni all'ormeggio dei porti di spegnere i motori di
bordo e di allacciarsi alla rete elettrica di terra: quasi due terzi
degli direttivi portuali prevede nel prossimo decennio di offrire
questa possibilità alle navi che arrivano nei porti, mentre i
restanti organi direttivi, con poche eccezioni, già oggi
forniscono tale servizio. Parte degli investimenti previsti è
anche volto a fornire energia verde ai camion che lavorano con i
porti nonché alle aziende che operano all'interno dei porti
nonché per fornire combustibili puliti alle navi.
Il nuovo studio evidenzia che l'attuale programmazione degli
investimenti dei porti europei è piuttosto accurata, con
investimenti annui previsti pari a circa 7-9 miliardi di euro nel
prossimo decennio, e che i progetti sono in fase più avanzata
rispetto al 2018. Inoltre sottolinea che tali investimenti mirano a
creare valore per gli utenti portuali e per la società in
generale. Infine, lo studio rileva - ma non è certo l'ultimo
dei problemi - che uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione dei
progetti previsti è quello del reperimento dei fondi
necessari alla loro esecuzione, e osserva che i porti hanno quindi
bisogno di finanziamenti pubblici per poter attuare i progetti
pianificati.