Alla luce degli esiti di uno studio commissionato alla Energy
and Environmental Research Associate, Transport &
Environment,l'organizzazione non governativa il cui obiettivo è
l'abbattimento delle emissioni del settore dei trasporti, ha
evidenziato che è sbagliato considerare il gas naturale
liquefatto quale combustibile alternativo per le navi rispetto ai
carburanti fossili ed utile a tagliare le emissioni di gas serra
prodotte dalle flotte. Tale giudizio è basato sulla presa in
considerazione dell'intera filiera di fornitura well-to-wake del
GNL: «se la combustione del gas naturale liquefatto emette
localmente meno inquinanti atmosferici e meno CO2 rispetto ai
combustibili navali convenzionali - ha affermato T&E rendendo
note oggi le conclusioni dello studio - il metano incombusto che
fuoriesce dai motori a GNL, in particolare da quelli più
inquinanti, comunemente utilizzati dalle navi passeggeri e da
crociera, ne compromette i potenziali benefici climatici».
Lo studio si sofferma, in particolare, oltre che sul problema
del metano incombusto, sulle emissioni di gas serra nella fase
well-to-tank a monte dell'utilizzo navale del gas naturale
liquefatto, emissioni che si verificano nelle fasi di estrazione,
lavorazione, liquefazione e trasporto del GNL. Si tratta - ha
specificato T&E - di emissioni che variano notevolmente a
seconda del luogo d produzione del GNL influenzando l'impatto
climatico complessivo delle navi alimentate a gas naturale
liquefatto.
Comunicando gli esiti dello studio, Transport & Environment
ha ricordato che attualmente nella flotta mondiale sono in esercizio
quasi 1.200 navi che sono alimentate a gas naturale liquefatto e a
queste se ne aggiungeranno quasi mille la cui costruzione è
stata ad oggi ordinata ai cantieri navali. Se questo trend
proseguirà - ha rilevato l'organizzazione - nel 2030 oltre il
10% dell'energia impiegata dalla flotta mondiale di navi potrebbe
essere fornita da gas fossili. Inoltre T&E ha ricordato che
attualmente le importazioni di GNL necessarie a soddisfare la
domanda di gas dell'Unione Europea, a seguito delle variazioni
determinate dalla guerra in Ucraina, provengono per il 90% da USA,
Qatar, Russia, Algeria, Nigeria, Norvegia, Trinidad & Tobago e
Regno Unito e che ciascuna di queste fonti rappresenta un diverso
profilo delle emissioni a monte dell'utilizzo del GNL. Considerando
la fase well-to-tank, secondo lo studio le emissioni di CO2 prodotte
dal GNL risultebbero del 30% superiori rispetto a quelle considerate
dal regolamento europeo FuelEU Maritime che entrerà in vigore
il prossimo primo gennaio
(
del 25
luglio 2023).
Il regolamento conferisce alla Commissione Europea il potere di
adottare atti delegati “per includere i fattori di emissione
well-to-wake relativi a eventuali nuove fonti di energia o per
adeguare i fattori di emissione esistenti in modo da garantire la
coerenza con le future norme internazionali o i futuri atti
giuridici dell'Unione nel settore dell'energia, conformemente alle
migliori conoscenze scientifiche e tecniche disponibili”. A
tal proposito, Transport & Environment ha evidenziato che, «data
l'evoluzione dello scenario geopolitico e le mutevoli prospettive
energetiche dell'Europa, questa revisione dovrebbe essere
prioritaria dato che l'applicazione del regolamento inizierà
nel 2025 richiedendo agli armatori di iniziare a contabilizzare le
emissioni dei fuel che utilizzano». Ricordando, inoltre, che
«nel frattempo l'International Maritime Organization deve
ancora definire il proprio sistema di contabilizzazione delle
emissioni dei fuel e i fattori di emissione di default per i diversi
carburanti, incluso il GNL», T&E ha sottolineato che, «per
ridurre al minimo le emissioni non contabilizzate, è
essenziale che l'IMO valuti i carburanti sulla base del ciclo di
vita, combinando le emissioni a monte con quelle a bordo nave».