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In occasione della conferenza stampa del mese scorso a Milano, in cui gli armatori avevano sollecitato l'istituzione del registro internazionale di navigazione, il presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) Paolo Clerici aveva accennato alla formazione del personale marittimo, sottolineando la necessità di puntare alla qualificazione professionale del personale di bordo. Clerici era stato chiaro: in Italia è sempre più difficile trovare marittimi disposti a svolgere mansioni di bassa forza ed è pertanto indispensabile che la formazione sia indirizzata verso la specializzazione del personale.
Una sollecitazione raccolta dal gruppo Giovani Armatori di Confitarma che ha promosso un incontro, svoltosi oggi a Genova a bordo della motonave "Splendid" del gruppo Grimaldi, proprio sul tema "Formazione e qualificazione professionale per le nuove sfide della marineria italiana".
Angelo D'Amato e Stefano Messina, rispettivamente presidente e vice presidente dei Giovani Armatori, hanno subito precisato che "i marittimi italiani non devono avere immotivati timori". L'articolo 2 ("Comando ed equipaggio delle navi iscritte nel Registro") della legge di conversione del decreto che ha istituito il cosiddetto registro-bis (inforMARE del 26, 27 e 28 febbraio) aveva infatti suscitato la preoccupazione che gli armatori italiani si rivolgessero, per la composizione degli equipaggi, a personale extracomunitario. Timori che D'Amato e Messina hanno ribadito non aver fondamento, visto che gli armatori di Confitarma "non rinunceranno a imbarcare marittimi italiani".
Per affrontare il mercato in maniera competitiva l'armamento italiano ha d'altronde bisogno - ha detto Messina - di contenere i costi di gestione e di utilizzare navi tecnologicamente più perfezionate. Se la prima necessità potrebbe contribuire ad alimentare lo scoramento di chi vuole intraprendere la carriera del mare [ma questa è una nostra considerazione], la seconda conferma l'esigenza degli armatori di impiegare marittimi professionalmente preparati alla gestione di queste sofisticate unità navali.
Paolo Clerici a Milano aveva suggerito ai nostri marittimi, o aspiranti tali, la strada della specializzazione, ora i Giovani Armatori hanno deciso di contribuire fattivamente a questo percorso formativo con una loro proposta. La formazione - hanno detto - è attualmente affidata a soggetti pubblici (come istituti di formazione professionale e istituti superiori tecnico-nautici), a centri di addestramento privati, o viene garantita da periodi di training gestiti dalle stesse aziende armatoriali. I giovani armatori propongono di coordinare gli sforzi sostenuti separatamente da questi soggetti: "è necessario - hanno affermato - coordinare tutte le figure della formazione, quelle pubbliche, le private, le istituzioni, gli armatori e, soprattutto la stessa gente di mare".
Equipaggi ben preparati garantiscono efficienza e sicurezza nella gestione e nella conduzione delle navi, e i giovani armatori sono sicuri del vantaggio che possono trarne sia le loro imprese che gli stessi marittimi. L'attenzione al problema formazione è però sollecitata anche dall'introduzione di normative internazionali, ha ricordato nella sua relazione Eraldo Valle, presidente della commissione Relazioni industriali di Confitarma. L'International Safety Management Code (ISM Code) dell'IMO e soprattutto lo Standard of Training, Certification and Watchkeeping (STCW) richiamano gli armatori internazionali alla certificazione degli equipaggi, ottenuta con percorsi di formazione. Molti studi hanno stabilito - ha detto Valle - che il personale marittimo di vertice diventerà sempre più raro e che ci sarà una domanda di posti di lavoro eccedente rispetto all'offerta. La scelta della formazione e della qualificazione del personale sembra quindi obbligata. Sino ad ora - ha aggiunto - la scuola non ha mantenuto il passo della rapida trasformazione ed evoluzione del lavoro marittimo. Anche il moltiplicarsi, fino a un centinaio, dei titoli professionali non ha certo contribuito a razionalizzare il settore; anzi ha spesso danneggiato i marittimi, offrendo loro meno possibilità di collocamento.
Ai temi della normativa internazionale e della sicurezza si è richiamato anche il comandante Carlo Falcicchio, della direzione Sicurezza della navigazione del comando generale delle Capitanerie di Porto.
Brian Martis, direttore dell'ufficio equipaggi del gruppo V. Ships, ha invece descritto le tappe fondamentali di un percorso formativo razionale e moderno. E' seguita quindi la relazione di Pasquale Russo, dirigente superiore dei servizi ispettivi della direzione generale istruzione tecnica del ministero della Pubblica istruzione.
B.B.
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