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L'industria nautica italiana chiede norme e spazi per crescere, oltre che nelle esportazioni, anche nel mercato nazionale
Inaugurato oggi il Salone Nautico Internazionale di Genova a cui partecipano oltre 1400 espositori
16 ottobre 1999
Si è concluso il lungo lavoro di allestimento: oggi sono stati aperti i battenti del Salone Nautico Internazionale di Genova, la manifestazione nautica italiana per eccellenza e una delle rassegne fieristiche del settore più importanti del mondo. Quest'anno è stata superata la soglia dei 1.400 espositori, il 36% dei quali esteri, e sono stati ampliati di 5.000 metri quadrati gli spazi a disposizione di aziende e visitatori della fiera della nautica più estesa al mondo (inforMARE del 9 ottobre).
Quella del 1999 è un'edizione particolarmente significativa. Precede infatti quella del cambio di millennio che festeggerà anche il quarantesimo anniversario del Salone. Gli interventi tenuti nel corso della cerimonia di apertura della manifestazione, a cui è intervenuto il ministro dei Trasporti e della Navigazione Tiziano Treu, hanno evidenziato il buono stato di salute della rassegna che - proprio perché in forte sviluppo - trova nella carenza di spazi e infrastrutture il limite maggiore. Il presidente della Fiera di Genova, Luigino Montarsolo, ha manifestato la volontà di mantenere il Salone su livelli di eccellenza, sottolineando la necessità di un intervento di riqualificazione delle strutture fieristiche. Anche l'UCINA, l'associazione delle imprese della nautica italiana che insieme con l'ente fiera organizza e patrocina la manifestazione, ha riconosciuto i passi avanti compiuti nell'acquisizione di nuove aree espositive. Ma il suo presidente, Paolo Vitelli, ha però ricordato che "il 40% delle richieste di spazio in più non ha potuto essere accolto".
La nautica italiana si trova a fare i conti con problemi di crescita. Quest'anno l'aumento consolidato della produzione - ha detto Vitelli - sarà del 17,5%, ma "l'80% delle imbarcazioni va all'estero, e questo ci dispiace". Il presidente dell'UCINA si è infatti rammaricato per la staticità del mercato nazionale che regala introiti alle casse statali straniere. "Il ricambio del parco nautico in Italia - ha aggiunto - è solo del 2% e le poche immatricolazioni consentono un rinnovo dell'intero parco solo nell'arco di 50 anni". Secondo l'UCINA è necessario apportare alcune modifiche alle normative che consentano di rendere più facile l'attività nautica e contribuiscano alla sua razionalizzazione: "dopo il regolamento di sicurezza - ha spiegato Vitelli - questioni come l'abolizione della tassa di stazionamento, che costa più di quanto rende allo Stato, l'abolizione del bollo sulle patenti, in analogia al settore automobilistico, la semplificazione delle procedure di immatricolazione, la correzione della normativa sull'omologazione dei VHF e dei motori mariti, il mantenimento della proprietà privata per i porti turistici scavati a secco, non possono più aspettare, anche perché sono questioni tecniche, semplici, logiche ed irrinunciabili".
Rimane aperta anche la questione dei porti e delle infrastrutture per la nautica, che mostra gravi carenze soprattutto nel Sud Italia. "L'UCINA ha preparato un grande progetto di sviluppo portuale nel meridione - ha detto Vitelli consegnando il documento al ministro -, pensato con la logica dell'utente e disegnato in modo pragmatico per tener conto delle leggi esistenti, dei vincoli burocratici e delle opportunità turistiche".
L'impegno del governo - ha risposto Treu - è rivolto a facilitare l'attuale periodo di crescita dell'industria nautica e del settore trasportistico in genere. "Nella legge finanziaria in corso c'è grande enfasi sul tema del cabotaggio" e i temi del trasporto sono costantemente al centro dell'attenzione. Treu ha ricordato le misure già varate che hanno consentito di elevare ad oltre 110 mila i posti barca a disposizione nel '99, ma - accogliendo le sollecitazioni dell'UCINA - ha sottolineato in particolare l'esigenza di accelerare i provvedimenti in cantiere.
B.B.
Unione Nazionale Cantieri e Industrie Nautiche ed Affini (UCINA)
LA NAUTICA ITALIANA
Produzione e andamento del mercato delle unità da diporto nautico. Dati 1998 del campione analizzato da UCINA
Dai dati elaborati da UCINA sull'andamento del settore nautico nazionale nel corso del '98 si nota, attraverso il campione esaminato, una crescita della produzione nazionale e delle esportazioni di unità da diporto, con un significativo consolidamento delle tendenze già rilevate negli anni precedenti.
Il fatturato export del campione, con un incremento percentuale del 22,8%, sale nel 1998 a quasi 900 miliardi di lire rispetto ai 718 del 1997.
Si conferma così l'ottimo andamento delle esportazioni registrato negli anni passati, che ha fatto quasi triplicare il loro valore assoluto in 5 anni (2,72 volte quella del 1993) a conferma della validità del nostro prodotto.
Per il 1998 il positivo andamento delle esportazioni scaturisce in particolare dalle ottime performance delle unità entrobordo e entro-fuoribordo, categoria che da sola rappresenta ben oltre l'89% dell'export totale di unità da diporto.
Per ciò che riguarda invece la produzione nazionale di unità da diporto, si nota una crescita del 1998 sul 1997 nella misura del 12,7%, con un valore complessivo della produzione nazionale che raggiunge i 1116 miliardi.
Sulla base dei dati del campione, risulta che nel 1998 circa il 79% di questa produzione è stata destinata ai mercati esteri con un ulteriore lieve sbilanciamento delle industrie italiane.
Questo "sbilanciamento all'export", da un lato estremamente positivo per l'industria nautica italiana, è la ragione che spinge UCINA ad impegnarsi affinché si sviluppi adeguatamente il mercato interno, che è ancora troppo statico.
La tendenza del mercato nazionale, che ha registrato un +6,8% nel 1998 è stata alimentata principalmente dalla crescita del fatturato interno dell'industria nazionale (+16,5%) che ha raggiunto quasi 240 miliardi di lire.
Per contro nel 1998 si è registrata una diminuzione nella misura del 4,3% delle importazioni con un'inversione di tendenza rispetto alla crescita segnata nel 1997.
Nell'anno in esame la bilancia di pagamenti con l'estero per il comparto delle imbarcazioni da diporto è sempre più positiva, con un avanzo di 712 miliardi di lire (+31,7% rispetto al 1997).
E' interessante suddividere le singole voci per misurare il contributo economico percentuale di ogni settore merceologico delle unità da diporto.
La categoria entrobordo e entro-fuoribordo rappresenta da sola l'89% delle esportazioni, il 76% delle importazioni ed il 52% del fatturato interno, confermandosi di gran lunga la merceologia prevalente.
L'11% rimanente delle esportazioni si suddivide tra il 5% di unità fuoribordo, il 3% delle unità a vela e un restante 3% di unità pneumatiche.
Il restante delle importazioni risulta essere costituito per il 10% da unità a vela, seguito dalle unità fuoribordo (9%) e dalle unità pneumatiche (5%).
Infine il fatturato interno complessivo delle unità da diporto risulta essere formato, oltre che dalle unità entrobordo ed entro-fuoribordo dalle unità pneumatiche (23%), seguite dalle unità fuoribordo (21%) e dalle unità a vela, che con l'11% del valore complessivo, sono la componente minoritaria.
Incoraggianti anche i dati sull'occupazione registrati dal campione, che ha visto, nel 1998, un consolidamento dell'aumento registrato lo scorso anno con una ulteriore crescita del 2%.
UCINA, partendo dai dati del campione e attraverso l'integrazione con altre informazioni, è riuscita a estrapolare i principali valori economici del settore della nautica da diporto, che saranno oggetto della presentazione ufficiale del volume La nautica in cifre - 1998 che si svolgerà durante il 39° Salone Nautico.
In linea generale si può affermare che per il 1998 il contributo complessivo dell'industria nautica italiana al PIL nazionale è stimabile in circa 2.000 miliardi di lire come fatturato diretto, e in circa 7.000 miliardi compreso il valore delle attività a monte e a valle della fase di costruzione, con particolare attenzione al turismo nautico.
Complessivamente le unità di lavoro impiegate nell'industria e nel turismo nautico, sono stimabili in 78.500 addetti.
Il settore in Italia
Nel corso del '98 le unità da diporto di nuova immatricolazione sono state 1.236, con un incremento del 10% rispetto a quelle effettuate dagli uffici marittimi per la navigazione nel '97.
Dal punto di vista della distribuzione geografica, si registra che la Liguria è di gran lunga la prima regione per iscrizioni, coprendo da sola il 30% delle nuove immatricolazioni. Seguono Toscana e Emilia Romagna, le quali hanno avuto un aumento nel 1998.
Anche se non sempre il luogo di immatricolazione corrisponde alla località di ormeggio della barca, la Liguria è la prima regione italiana per disponibilità di posti barca.
Un'analisi delle nuove immatricolazioni permette di ipotizzare una tendenza dei gusti del mercato. Ad esempio volendo considerare le diverse tipologie, si può notare come le imbarcazioni entrobordo siano state il gruppo più consistente con oltre il 50% delle immatricolazioni 1998, seguite da quello delle barche entro-fuoribordo con il 24%, da quelle a vela con motore, con il 14%, dalle unità fuoribordo con il 5,6%; infine i motorsailers che sono risultati solo il 5% delle nuove immatricolazioni.
Da notare come nel 1998 sono cresciute le nuove iscrizioni di imbarcazioni a vela, le quali, pur rimanendo in valori assoluti molto poche, hanno registrato un aumento del 78% rispetto al 1997.
Analizzando la distribuzione per classi di lunghezza, la maggioranza delle imbarcazioni di nuova immatricolazione (64%) si concentra nella fascia tra 7,5 e 12 metri, seguita da quelle fino a 16 metri che rappresentano il 22% del totale. Le barche sopra i 16 metri costituiscono il 6% delle nuove iscrizioni, mentre quelle sotto i 7,5 metri mantengono una quota del 6% circa.
L'83% delle nuove imbarcazioni sono costruite in vetroresina, così come sono prevalenti le unità cabinate (67% del totale delle immatricolazioni '98). Infine si sottolinea che il 71,5% degli italiani che ha comprato una barca quest'anno ha scelto prodotti nazionali.
Tuttavia il parco nautico esistente in Italia continua a restare costante e può essere valutato in circa 800.000 unità da diporto così classificate:
- 67.350 imbarcazioni da diporto immatricolate
- 320.000 natanti non immatricolati
- 400.000 canoe, kajak, tavole, piccole derive, ecc.
Si tratta pertanto di un parco nautico composto per lo più da piccole e piccolissime imbarcazioni, la gran parte delle quali è di difficile classificazione.
Si dispone di dati certi ricavati dal numero delle immatricolazioni solo per la prima classificazione, mentre, per quanto riguarda i natanti - non soggetti per legge a tale obbligo - i dati esistenti sono ricavati da stime.
Secondo la legge n. 498 dell'8 Agosto 1994, infatti, sono soggette ad immatricolazione le unità da diporto di lunghezza fuori tutto superiore a 7,5 m se a motore e a 10 m se a vela. Tutte le altre unità sono definite nella categoria dei natanti da diporto per i quali la immatricolazione è facoltativa e in pratica non viene effettuata. L'articolo 2 bis della legge 498/94 ha in particolare disposto che, per la navigazione in acque interne, alle imbarcazioni si applica la legge in vigore per i natanti e quindi senza obbligo di immatricolazione.
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