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A seguito del naufragio dell'Erika, il Rina si difende da quello che definisce un «grave, ingiustificato ed indiscriminato attacco» condotto prima che si siano accertati i fatti
Il Registro italiano critica il modo con cui i media hanno riportato i risultati del rapporto stilato dal Cpem. Domani conferenza stampa della Panship sull'incidente
17 gennaio 2000
Le conclusioni a cui è giunta l'inchiesta preliminare sull'affondamento della petroliera Erika condotta dalla commissione francese Cpem, che inforMARE ha pubblicato integralmente oggi, indicano in un cedimento strutturale le cause dell'incidente che ha provocato un grave inquinamento delle coste francesi. La commissione ha condotto approfondite ricerche sull'Erika, chiamando in causa armatori e società di classificazione che hanno avuto a che fare con la nave.
In attesa delle dichiarazioni che domani la società risultata dall'indagine gestrice della nave, la Panship, rilascerà in merito al naufragio, la società di classificazione Rina che fa parte del gruppo Registro Italiano Navale ha intanto fatto sapere che intende cooperare al meglio, al fine di non lasciare nulla di intentato affinché casi come questi non abbiano a ripetersi. «Quanto è effettivamente avvenuto e quali siano le parti coinvolte - ha precisato l'amministratore delegato del Rina, Nicola Squassafichi - non è peraltro ancora chiaro, auspichiamo che ciò avvenga al temine dell'inchiesta definitiva».
Intanto il Registro italiano ha dato avvio ad un'indagine sull'Erika durante il periodo in cui è stata in classe Rina e un audit supplementare su tutte le navi iscritte nel registro e possedute dallo stesso armatore o operate dallo stesso gestore della nave affondata.
Il Rina ha inoltre assicurato piena collaborazione con le inchieste disposte dal governo maltese (sotto la cui bandiera navigava la Erika), dal governo francese e dalla Commissione Europea, e ha predisposto l'invio dei dati tecnici della nave alle società di classificazione che hanno in classe navi gemelle della Erika.
Squassafichi ha inoltre sottolineato che ci sarà «un riesame delle procedure di classificazione oggi in atto per consentire all'Associazione Internazionale delle Società di Classificazione (IACS) di evidenziare alla luce di quanto accaduto area di eventuale miglioramento».
«Siamo certi - ha spiegato il manager del Rina - di non aver tralasciato alcuno dei nostri doveri per quanto riguarda la nave Erika. Il RINA è una società di classificazione con elevati standard qualitativi e un'ottima performance, impegnata nel campo della sicurezza delle navi e della salvaguardia dell'ambiente marino. Intendiamo fare tutto quanto in nostro potere per trarre da questo episodio ogni possibile spunto per migliorare ulteriormente le nostre performance».
La società italiana si è però in seguito difesa da quello che ha percepito come un «grave, ingiustificato ed indiscriminato attacco proveniente da più parti ed alimentato dai mezzi di comunicazione», avvenuto tra l'altro «prima che siano accertati i fatti e con il quale si prefigurano addebiti e sanzioni che andrebbero ben oltre il caso specifico».
«Particolarmente grave ed inammissibile - ha sottolineato il Registro italiano - è il fatto che giudizi affrettati e immotivati sull'evento abbiano indotto alcuni non solo a criticare il comportamento del Rina nel caso specifico, ma a mettere in discussione la stessa professionalità della società come organismo autorizzato a livello internazionale, fino a prospettare l'ipotesi di una sua "cancellazione" dalla lista degli organismi riconosciuti». Il Rina ha definito queste valutazioni «inaccettabili» e «destituite di qualsiasi serio fondamento» ed ha inviato una comunicazione alla direzione generale Energia e Trasporti della Commissione Europea «allo scopo di far cessare questo ingiustificato attacco, che sta causando gravissimi danni alla sua immagine e reputazione, riservandosi di tutelare la propria posizione in ogni modo possibile».
In merito al rapporto di inchiesta stilato dalla commissione francese, il Rina ha espresso «il proprio sconcerto per il modo in cui certi mezzi di informazione ne hanno riportato i risultati». Si tratta infatti - ha spiegato - «di un documento redatto in modo serio ed obbiettivo, che si apre con una premessa incomprensibilmente ignorata da tutti, che recita: "Il presente documento esprime l'analisi provvisoria della CPEM (Commission permanente d'enquête sur les événement de mer) sulle circostanze e le cause possibili del naufragio dell'Erika; ..l'analisi di questo naufragio non è stata condotta in maniera da stabilire o attribuire delle colpe a carattere penale ovvero a valutare delle responsabilità individuali o collettive a carattere civile. Suo unico obiettivo è di trarre da questo avvenimento insegnamenti suscettibili di prevenire dei futuri sinistri dello stesso tipo. Di conseguenza, l'utilizzo di questo testo a fini diversi da quelli di prevenzione, potrebbe condurre a delle interpretazioni errate"».
Oltre al carattere «preliminare e sommario dell'indagine», il Rina ha rilevato che i rilievi svolti relativamente al Registro italiano «oltre che provvisori sono espressi in forma dubitativa ("La Commissione si interroga") e senza che la commissione abbia preso visione dei documenti del Rina». La società italiana ha sottolineato infine che la documentazione le era stata richiesta dalla commissione «solo il giorno 11 gennaio, vale a dire meno di tre giorni prima dell'emissione del rapporto, documentazione che il Rina aveva già consegnato all'amministrazione di bandiera, per l'ulteriore inoltro alla Cpem».
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