Le dure prese di posizione di parte francese in merito al "caso Erika", la petroliera affondata lo scorso 12 dicembre nel Golfo di Biscaglia, hanno provocato la reazione di alcune delle società chiamate in causa per essere in qualche modo collegate alla nave. Reazioni che, pacate in un primo tempo, sono diventate veementi dopo la pubblicazione del rapporto stilato dalle commissioni francesi Bureau-enquêtes-accidents / mer (Bea/Mer) e Commission permanente d'enquête sur les événements de mer (Cpem) (inforMARE del 17 gennaio). La società italiana di classificazione Rina ha definito «grave, ingiustificato ed indiscriminato attacco» più che il contenuto del documento, l'interpretazione che ne è stata data dai media, in particolare transalpini e verificatasi «prima che si siano accertati i fatti» (inforMARE del 17 gennaio).
Ora è la volta del gruppo Vitiello e della Panship, che - nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi a Genova - hanno definito «del tutto infondate le notizie e le ipotesi formulate dall'ufficio francese Inchieste incidenti in mare Bea-Mer».
Il gruppo Vitiello, che opera sul mercato marittimo italiano e internazionale dalla fine degli anni 60, gestisce tramite la Sers srl le attività di rimorchio nel porto di Ravenna e, tramite alcune partecipate, in quelli di Ancona, Termoli, Ortona, Vasto e Crotone. E' inoltre impegnato nel settore dei trasporti di petrolio e di rinfuse secche con 5 navi (Giulia Seconda, Vincenzina, Edovia, Anna Prima e Lorenza) tra le 30 e le 65 mila tonnellate di portata, e come terminal operator nel comparto delle rinfuse secche attraverso una partecipazione nella Docks Cereali. Holding operativa della famiglia Vitiello è la Gesmar srl di Napoli che controlla la compagnia armatoriale Sers. Complessivamente il gruppo, che ha una flotta di 25 unità, fattura circa 80 miliardi di lire e occupa 400 addetti.
Venerdì scorso, quando ha letto il rapporto Bea-Mer, il presidente della Sers Luca Vitiello è trasalito: «le affermazioni contenute nel documento - ha spiegato - sono assolutamente infondate», e in particolare che l'Erika appartenga alla famiglia Vitiello oltre che a Savarese, che il gruppo Vitiello sia collegato all'Euromar e all'Italmare della famiglia Savarese oltre che alla società greca Dry Tank, e che le navi Luigi S., Zagara, Maria S. ed Erika, per quanto attiene alla loro proprietà e gestione, siano riconducibili agli stessi interessi italiani delle navi cisterna Edovia, Giulia Seconda, Vincenzina e della bulk carrier Anna Prima.
In risposta alle supposizioni del Bea-Mer il gruppo Vitiello ha sottolineato che «tutte le navi del gruppo sono di proprietà italiana, riconducibili ad una sola società, e quindi non sono mascherate da "scatole cinesi", secondo una presunta volontà di creare "opacità patrimoniale"». Ma anche «che le navi del gruppo sono assicurate dallo Skuld e dalla Siat e che quindi non dispongono delle medesime assicurazioni dell'Erika (Steamship Mutual e Assitalia), né delle stesse condizioni, né delle stesse compagnie, e che mai le navi del gruppo Vitiello sono state gestite commercialmente da Euromar e Italmare (gruppo Savarese) e da questo noleggiate, né la famiglia Vitiello ha mai avuto partecipazioni di sorta in queste società».
«L'unico indizio che possa aver fatto presumere un collegamento con l'incidente - ha detto Vitiello - è la coincidenza del manager tecnico». Sia le navi del gruppo Vitiello che l'Erika, la Zagara, la Maria S. e la Luigi S. erano infatti affidate alla gestione tecnica della stessa società di servizi, la Panship, di cui Luca Vitiello è azionista con il 50% del capitale.
Panship opera da tre anni in qualità di società di consulenza ed assistenza tecnica per navi di armatori terzi, e in particolare effettua la redazione dei preventivi di lavori e forniture tecniche, svolge supervisione e controllo delle manutenzioni, consulenza per l'ottenimento delle approvazioni delle compagnie petrolifere e cura i rapporti con i registri di classifica. Antonio Pollara, presidente della Panship, ha però precisato che la società non svolge «attività di gestione commerciale, finanziaria, operativa e amministrativa».
Panship - ha detto Pollara - il 31 maggio '97 ha firmato un contratto con la Tevere Shipping, sottoscritto da Giuseppe Savarese in rappresentanza dell'armamento londinese Ocean Breeze, per il noleggio delle navi Erika, Zagara, Maria S. e Luigi S. Al momento dell'incidente l'Erika «era stata noleggiata per un anno dalla Selmont che poi ha concluso un contratto con la Totalfina (società per conto della quale è stato effettuato il viaggio nel corso del quale la nave è affondata, ndr)». Pollara ha affermato che l'Erika «al momento delle ispezioni era al 100% in classe» e che le più recenti, condotte dal Rina, «erano iniziate ad agosto a Genova, proseguite a Taranto e completate il 24 novembre ad Augusta». La nave - secondo il presidente della Panship - aveva brillantemente superato le verifiche e l'ispettore Rina si era unicamente riservato di rivedere i "longitudinali" della nave entro gennaio 2000. Pollara ha sottolineato inoltre che «da agosto del 1998 l'Erika ha tra l'altro avuto 7 Port State Control ed è stata ispezionata da undici major oil companies». Tutte indagini che avrebbero valutato più che positivamente lo stato della nave.
Il presidente della Panship, sorpreso delle conclusioni tratte da Bea-Mer, ha rilevato inoltre di non aver ricevuto alcuna richiesta di documentazione o di spiegazioni, mentre lo stesso giorno dell'incidente Pollara ha assicurato - documenti alla mano - di aver contattato gli assicuratori P&I e motori e macchina, il Rina, i rappresentanti dell'equipaggio in India e il rappresentante generale in Francia.
Panship ha perciò dato incarico ad un avvocato francese di comparire spontaneamente di fronte alle autorità giudiziarie transalpine, a conferma della piena disponibilità della società a collaborare per il buon esito delle indagini.
Interrogato sulle possibili cause dell'affondamento, Pollara ha riaffermato la sua perplessità per le conclusioni a cui è giunto il rapporto francese, ribadendo però che tutte le altre ipotesi - tra cui quella che presume che l'Erika sia finita in un "cavo d'onda" spezzandosi - sono da vagliare.
|
|