Il Comitato Nazionale di Coordinamento degli Utenti e degli Operatori Portuali ha comunicato oggi di ritenere «gravi ed infondate» le affermazioni di parte sindacale secondo cui il ministero italiano delle Infrastrutture e dei Trasporti »intenderebbe annullare l'applicazione della legge n. 186/2000, in materia di lavoro portuale, attraverso l'emanazione di una propria circolare con la quale verrebbero violate norme di rango costituzionale, alterata la concorrenza tra le imprese portuali e delegittimati i contratti nazionali di lavoro» (inforMARE del 29 gennaio 2001). Il Comitato ha precisato che «la circolare alla quale il sindacato fa riferimento non è nota, e pertanto, non è possibile valutarne la portata».
Gli utenti portuali hanno auspicato «che il ministro Lunardi possa riportare nell'alveo della legalità la confusa normativa di attuazione della legge n. 186/2000; in particolare la disposizione che riguarda il contratto collettivo di lavoro unico, attuata in modo distorto a seguito della circolare ministeriale del 7.2.2001. Tale circolare, in palese violazione del principio dell'autonomia sindacale sancito dall'art. 39 della Costituzione, ha di fatto imposto a tutte le imprese operanti in ambito portuale l'obbligo di applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro unico dei lavoratori portuali anche ad imprese che aderiscono ad altre organizzazioni datoriali che non hanno sottoscritto tale contratto. Queste ultime imprese applicano, invece, da sempre i tradizionali contratti collettivi previsti per le diverse attività che si svolgono nei porti».
«Il contratto collettivo unico, imposto dalla circolare del 7.2.2001, è, e resta - ha sottolineato il Comitato - un normale contratto collettivo applicabile, nel rispetto dell'articolo 39 della Costituzione, esclusivamente alle imprese aderenti alle organizzazioni datoriali che lo hanno stipulato».
Secondo il Comitato, «il tentativo ministeriale di trovare una soluzione amministrativa che consenta di rimuovere gli evidenti vizi di legittimità della citata circolare non può che essere accolto positivamente sia sul piano giuridico che politico e avrebbe il positivo effetto di eliminare il contenzioso giudiziario - promosso con ricorso del Comitato in data 17 aprile 2001 - attualmente pendente dinanzi al TAR Lazio contro tale circolare».
«Ci spiace invece constatare - hanno concluso gli utenti portuali italiani - che il sindacato, anziché affrontare questi temi attraverso un confronto aperto abbia deciso di imboccare la strada dello scontro frontale che non serve a risolvere i problemi concreti della portualità, creando in tal modo un clima di netta contrapposizione sociale. Tale scelta sembra perseguire scopi politici che poco hanno a che vedere con la concreta tutela degli interessi dei lavoratori dei porti, soprattutto di quelli temporanei».
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