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Federmar-Cisal critica il ruolo assunto dalla Regione Siciliana nella privatizzazione di Tirrenia e Siremar
Accuse anche ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil
3 agosto 2010
Federmar-Cisal pone sotto accusa il ruolo avuto dalla Regione Siciliana nella gara di privatizzazione delle compagnie di navigazione Tirrenia e Siremar, ruolo che - secondo il sindacato - ha di fatto indotto gli altri pretendenti ad abbandonare la gara.
«Le recenti dichiarazioni del presidente della Regione Sicilia, Lombardo, in relazione al progetto di trasformare la Sicilia in uno dei centri dei traffici marittimi del Mediterraneo con l'acquisto della Tirrenia - ha spiegato il segretario nazionale di Federmar-Cisal, Alessandro Pico - se non altro fanno chiarezza sulle mosse che hanno preceduto il passaggio della stessa Tirrenia e della Siremar alla Mediterranea Holding (inforMARE del 28 luglio 2010, ndr). Oggi appare evidente che per realizzare in prospettiva tale ambizioso progetto alla Regione Siciliana non serviva tanto l'acquisizione della Siremar - e difatti ne aveva rifiutato il trasferimento a titolo gratuito - quanto un'azienda di maggiori dimensioni, qual è la Tirrenia, alla cui gara non avrebbe di certo potuto partecipare, almeno come Regione, qualora avesse accettato la proprietà della Siremar».
«È stata quella di Lombardo - ha osservato Pico - un'abile tattica che ha rovesciato completamente l'impostazione della privatizzazione data dal governo e dai sindacati confederali perché, mantenendo in gioco pure la Siremar, ha fatto fuggire tutti i possibili pretendenti della Tirrenia con il risultato che alla fine del percorso l'assegnazione è stata forzatamente fatta alle condizioni dell'unica società rimasta in gara, la Mediterranea Holding partecipata per l'appunto dalla Regione Sicilia».
«Dopo avere ignorato a lungo le pressanti richieste dei sindacati di essere convocati per definire le tutele sociali per i lavoratori - ha rilevato Pico - il ministro Matteoli ha affermato che li convocherà successivamente alla firma del contratto di vendita: a questo punto però c'è da chiedersi quali possano essere i margini per modificare decisioni che riguardano i lavoratori ma che evidentemente sono già state prese e fissate nella trattativa tra cedente ed acquistante».
«Purtroppo - ha proseguito il segretario nazionale del sindacato - risulta sempre più marcato, soprattutto dopo lo scherzetto tirato dalla Regione Sicilia che ha sparigliato le carte, il grave errore di fondo commesso a suo tempo dai sindacati confederali di chiedere il trasferimento delle società minori alle rispettive Regioni - ipotesi questa molto cara alla Confitarma - mentre, al fine di avere maggiore potere contrattuale e trattare le tutele per i lavoratori in un unico contesto, sarebbe stato più logico opporsi allo spezzettamento del gruppo».
«Al contrario di quanto era avvenuto nella precedente privatizzazione delle compagnie pubbliche di navigazione (Lloyd Triestino ed Italia), allorché le organizzazioni sindacali avevano avuto modo di discutere ed essere aggiornate circa gli impegni che l'acquirente avrebbe assunto in merito alle salvaguardie aziendali e verso i lavoratori prima della firma degli atti di compravendita - ha concluso Pico - oggi le medesime organizzazioni sindacali non hanno nulla in mano né sui piani industriali per capire come si articolerà il futuro delle singole società né tantomeno sulle tutele per l'occupazione e per i rapporti di lavoro. Se il governo ha condotto nella peggiore delle maniere questa privatizzazione, cionondimeno Cgil-Cisl-Uil gli hanno dato una grossa mano, rimanendo inerti e senza reagire davanti a comportamenti del governo medesimo e della Fintecna che andavano contro gli interessi dei lavoratori. Tuttavia, almeno una lezione può essere tratta da questa vicenda: non è sufficiente mostrare i denti se poi non si ha il coraggio di mordere, ma questo è un discorso che non riguarda la Federmar-Cisal».
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