- L'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) chiede che gli scali portuali nazionali siano dotati di autodeterminazione finanziaria. Non più di autonomia finanziaria per le Autorità Portuali parla infatti il presidente dell'associazione, Pasqualino Monti, nella relazione che ha presentato oggi all'assemblea generale di Assoporti tenutasi a Roma e che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica”, specificando che per autodeterminazione intende la «capacità di sfruttare tutti gli strumenti possibili per realizzare in tempi brevi nuova offerta portuale e garantire efficienza senza incidere sul bilancio dello Stato».
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- Sottolineando che «i porti, al contrario di gran parte degli asset pubblici, oggi sono una risorsa per il Paese, non un onere» e che «alimentano le casse dello Stato con oltre 13 miliardi di gettito fra Iva e accise, ottenendo in cambio finanziamenti sproporzionatamente esigui per manutenzione ed infrastrutturazione» e ricordando che l'autonomia finanziaria sinora concessa alle Autorità Portuali ha fruttato il riconoscimento del diritto dei porti a trattenere solo l'1% del loro gettito Iva con un tetto massimo di 90 milioni di euro, Monti ha presentato una nuova proposta formulata da Assoporti per ottenere risorse per lo sviluppo e la competitività degli scali portuali, parte essenziale del sistema Paese: «la nostra associazione - ha spiegato - è in grado oggi di illustrare una proposta che dovrà trovare definizione normativa all'interno della legge di riforma o di provvedimenti di legge ad hoc. Il nostro progetto punta innanzitutto a cancellare la parola “tetto massimo”, (che sia pure dell'1% - ha precisato - ma senza tetto massimo). Quindi aggiungere un'ulteriore quota di gettito Iva, ma sempre nel rispetto del meccanismo premiale (chi più versa di più avrà). Consentire l'utilizzo parallelo e contemporaneo di più strumenti finanziari che sono possibili, disponibili sul mercato, pre normati, ma scarsamente utilizzati». «Una soluzione - ha aggiunto - che preveda l'attuazione di un fondo che può essere Fondo presso Cassa Depositi e Prestiti e nel quale collocare le risorse provenienti da una ulteriore quota addizionale del gettito Iva e le risorse per interventi perequativi dell'attuale previsione normativa e che ci consenta quindi di utilizzare tutti gli strumenti coerenti con l'obiettivo da raggiungere».
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- La proposta è stata accolta favorevolmente dal presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, che ha partecipato all'incontro. Sottolineando che «un Paese che rinuncia a valorizzare la portualità si condanna da solo al declino», Bassanini ha rilevato che il problema principale è quello di costruire strumenti in grado di attirare e garantire capitali privati, agendo sulla semplificazione burocratica, potenziando il potere anche di coordinamento delle Autorità Portuali e ragionando da un lato su forme di incentivazione fiscali agli investimenti; dall'altro, sulla messa a fattore comune di risorse derivanti ad esempio dalla liquidità di ritorno alla BCE, fondi BEI, fondi equità. Con una disponibilità di base della Cassa - ha confermato - anche a costruire il Fondo, utilizzando le risorse là dove il mercato lo chiede.
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- Pasqualino Monti si è soffermato anche sulla necessità di attuare - nel quadro del processo di riforma della legge 84/94 sui porti - una semplificazione dei compiti delle Autorità Portuali e del loro ruolo. Secondo Assoporti, le Autorità Portuali devono innanzitutto «“uscire” immediatamente dall'elenco delle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici redatto annualmente dall'Istat: ciò - ha evidenziato Monti - non significa nuovi oneri a carico dello Stato, ma il riconoscimento del fatto che per legge e per funzioni svolte, le Autorità Portuali non possono essere soggette a norme di finanza pubblica solo per analogia interpretativa delle norme generali sulla pubblica amministrazione». Inoltre, per Assoporti, sono maturi i tempi per utilizzare un nuovo meccanismo decisionale al fine di assicurare alle Autorità Portuali una più efficace rapidità di reazione e di decisione: «il presidente dell'Autorità Portuale, ai fini delle funzioni di coordinamento e della risoluzione dei problemi che riguardano il porto» - ha spiegato Monti - «può utilizzare lo strumento di un'apposita conferenza dei servizi. Il che significa: tutti attorno a un tavolo, ma le decisioni che a quel tavolo sono assunte non sono oggetto di ulteriore discussione, di negoziazioni o ripensamenti».
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- Un corale riconoscimento della strategicità dei porti è arrivato dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che ha insistito sulla necessità di una immediata semplificazione procedurale «per sfruttare l'enorme giacimento dell'economia del mare», da Aurelio Regina, vice presidente di Confindustria, che ha offerto ad Assoporti la disponibilità a collaborar sino in fondo per il cambiamento e sfruttare attraverso investimenti mirati le potenzialità uniche dell'economia del mare, e da Emanuele Grimaldi, neo presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), che ha sottolineato l'esigenza di qualità nell'azione delle Autorità Portuali. Quest'ultimo ha sottolineato la necessità di una visione del ruolo strategico e dinamico che le Autorità Portuali devono assumere nel nuovo contesto economico nazionale e internazionale, evidenziando che «non di rado le Autorità Portuali italiane hanno assunto ruoli più di rigido controllo che di promozione delle iniziative imprenditoriali, finendo per ostacolarne lo sviluppo, e purtroppo alcuni presidenti hanno interpretato staticamente più un ruolo politico-istituzionale di amministrazione locale che non operativo e commerciale. Nello stesso periodo, invece - ha rilevato il presidente di Confitarma - i presidenti delle principali Port Authority europee, come Anversa, Rotterdam ed Amburgo giravano il mondo per promuovere le proprie banchine, corteggiando i principali armatori e clienti offrendo loro concessioni e collaborazione». «La presidenza dell'Autorità Portuale - ha chiarito Emanuele Grimaldi - dovrebbe rappresentare il vertice dell'intera comunità locale, catalizzatore di tutti gli interessi del cluster marittimo e del tessuto socio-economico regionale. Questo approccio ha dato splendidi risultati non solo in Nord Europa, ma anche in Italia, in alcuni fortunati casi testimoniati da significativi incrementi di traffico. Il porto di Civitavecchia è sicuramente fra questi, ma non è il solo. Non vanno dimenticate altre importanti realtà sicuramente positive. Ulteriori miglioramenti sono possibili quanto necessari e potranno essere sicuramente agevolati da una maggiore cooperazione fra Assoporti e Confitarma nell'affrontare insieme i temi principali dello shipping e della portualità italiana». Per quanto riguarda l'autonomia finanziaria riconosciuta alle Autorità Portuali, Emanuele Grimaldi ha affermato che anche Confitarma condivide che il tetto dei 90 milioni di euro annui possa rappresentare un limite alle potenzialità dei porti nazionali e che un ulteriore sforzo finanziario possa consentire uno sviluppo più efficace e sostenibile delle infrastrutture portuali, tale da rendere i nostri porti ancora più efficienti e competitivi.
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- Il presidente della Commissione Trasporti della Camera, Michele Meta, nell'esprimere apprezzamento per una «relazione fuori dai rituali», ha fornito la disponibilità, già nel processo di riforma, di inserire “paletti” per il cambiamento, attraverso quattro o cinque emendamenti, frutto anche delle indicazioni di Assoporti.
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- Ha concluso l'assemblea il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che ha lanciato la sfida per una grande riforma strutturale del settore trasporti, che realizzi in tempi brevissimi un coordinamento fra porti, interporti e garantisca un vero e proprio salto di qualità del settore. Ad esempio attraverso una razionalizzazione delle Autorità Portuali e la possibile trasformazione delle stesse in Spa.
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Lamentando il mancato invito dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) all'assemblea dei porti italiani, Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e neo delegato ANCI città portuali, ha inviato una lettera a Pasqualino Monti nella quale osserva che «consentire al “sistema portuale” italiano di compiere il salto di qualità significa superare le ancora eccessive e diffuse incapacità di “fare sistema”, abbandonando le spinte autoreferenziali, a partire dal recupero del naturale rapporto con il territorio, non solo dal punto di vista istituzionale ma anche di interlocuzione sociale». «I porti - sottolinea Cosimi nella missiva - riflettono la ricchezza dei soggetti presenti sul territorio a partire dai lavoratori e dai cittadini, dalle imprese e dalle amministrazioni regionali e locali». Dopo aver rinnovato la disponibilità dell'ANCI a «lavorare a favore di un reale confronto sui porti italiani» Cosimi ribadisce il dispiacere per il mancato coinvolgimento degli enti locali in quanto «la mancata partecipazione di tali soggetti all'appuntamento di oggi riconduce oggettivamente i lavori ad un confronto, seppur importante, tra Autorità Portuali».
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