- Una “battaglia per la tutela dei marittimi italiani” è stata dichiarata dall'armatore italiano Vincenzo Onorato, che guida il gruppo Onorato Armatori composto dalle compagnie di navigazione Moby, Tirrenia - Compagnia Italiana di Navigazione (CIN) e Toremar tutte attive nel trasporto di passeggeri e veicoli su rotte marittime nazionali, con la Moby che serve anche la Corsica con partenze dalla Francia continentale, e che nel 2016 ha esteso la propria attività al di là dei confini italiani acquisendo una partecipazione nella compagnia russa St. Peter Line che effettua crociere nel Mar Baltico tra San Pietroburgo, Helsinki, Stoccolma e Tallinn.
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- L'iniziativa è stata avviata con il lancio di una petizione sulla piattaforma web change.org per la raccolta di firme con lo scopo dichiarato di tutelare il lavoro marittimo italiano. «Alcune compagnie di navigazione - è la denuncia di Onorato nella petizione - giocano sulla pelle del proprio personale imbarcato per trarre vantaggi competitivi e lucrare sulle spalle dei cittadini e dello Stato che offre già importanti agevolazioni al comparto dei marittimi. Il tornaconto di queste compagnie uccide la sana competizione e lascia per strada molte famiglie italiane, circa 50mila, riducendole ad una soglia di semi-povertà».
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- Nella petizione Onorato non lo menziona, ma il punto del contendere con altre compagnie di navigazione è l'articolo 3 della legge n. 30 del 27 febbraio 1998, con cui è stato istituito il Registro internazionale al quale sono iscritte navi adibite alla navigazione internazionale, disputa che alla fine del 2015 ha indotto Onorato ad abbandonare la Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), accusata di non difendere la bandiera italiana e i posti di lavoro dei marittimi italiani ( del 24 e 25 novembre 2015), per poi associarsi all'inizio di quest'anno ad AssArmatori, nuova rappresentativa degli armatori italiani che è aperta anche a compagnie internazionali con forti interessi in Italia ( del 15 gennaio 2018).
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- L'articolo 3 della legge del 1998 è relativo al contratto di arruolamento dei marittimi e stabilisce che “le condizioni economiche, normative, previdenziali ed assicurative dei marittimi italiani o comunitari imbarcati sulle navi iscritte nel Registro internazionale sono disciplinate dalla legge regolatrice del contratto di arruolamento e dai contratti collettivi, dei singoli Stati membri” e che “il rapporto di lavoro del personale non comunitario non residente nell'Unione europea, imbarcato a bordo delle navi iscritte nel Registro internazionale, è regolamentato dalla legge scelta dalle parti e comunque nel rispetto delle convenzioni OIL in materia di lavoro marittimo”. L'articolo prevede inoltre che le organizzazioni sindacali sottoscrittrici dei contratti collettivi “stabiliscono le condizioni economiche, salariali e assicurative, minime che devono essere comunque osservate per tutti i lavoratori non comunitari impegnati a bordo delle navi iscritte nel Registro internazionale, nel rispetto dei limiti internazionalmente stabiliti”.
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- La petizione di Onorato è basata su tre punti. Con il primo Onorato chiede che le navi che battono bandiera italiana, in regolare servizio tra Paesi comunitari, debbano imbarcare personale italiano o comunitario per accedere alle agevolazioni fiscali previste dallo Stato. Con il secondo punto chiede che i contratti del personale extracomunitario imbarcato su navi italiane in servizio internazionale (ovvero non operanti regolarmente tra Paesi dell'Unione Europea) debbano essere uniformati a quelli dei marittimi italiani/comunitari. Con il terzo sollecita che gli standard di formazione e sicurezza vengano garantiti e verificati per tutti i lavoratori marittimi.
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- Il secondo punto è il “cuore” dell'istanza pubblica di Onorato. Se lo scorso anno l'armatore aveva invocato l'imposizione dell'obbligo di imbarcare solo marittimi italiani e comunitari sulle navi di bandiera nazionale, richiesta che aveva provocato la dura reazione della Confitarma che aveva prospettato un aumento della disoccupazione anziché il contrario ( del 9 e 10 maggio 2017), ora Onorato avanza una richiesta che si potrebbe definire “biologicamente palindromica”: se non si riesce a imporre l'obbligo di impiego di soli marittimi italiani/comunitari a bordo delle navi italiane, allora la nuova richiesta è di uniformare i contratti dei marittimi extracomunitari imbarcati sulle navi italiane a quelli dei marittimi italiani e comunitari. Due richieste all'apparenza differenti, ma con lo stesso significato: quello di un superamento dell'impostazione della legge del 1998 che ammette la possibilità che a bordo di una nave italiana lavorino marittimi italiani, comunitari o extracomunitari sottoposti a condizioni contrattuali differenti.
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- Non è neppure il caso di attendere un'eventuale presa di posizione della Confitarma, che non potrebbe essere incentrata che sul positivo effetto che l'istituzione del Registro internazionale istituito nel 1998 ha avuto sullo shipping italiano consentendogli di essere competitivo nel mondo, come d'altronde ribadito recentemente dal suo presidente Mario Mattioli ( del 5 aprile 2018).
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- A proposito dell'impatto che la legge del 1998 può avere avuto sull'occupazione dei marittimi italiani e comunitari e su quelli extracomunitari utilizzati sulle navi di bandiera italiana pubblichiamo un grafico che sintetizza l'evoluzione dal 1999 dei posti di lavoro sulle navi italiane basato su stime diffuse dalla Confederazione Italiana Armatori.
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- Per Confitarma, evidentemente, il Registro internazionale è una necessità introdotta per confrontarsi sul piano internazionale ad armi pari con armatori concorrenti che in grande maggioranza impiegano marittimi extracomunitari. Una spiegazione che altrettanto evidentemente non convince Onorato.
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- Nella controversia che contrappone da tempo Onorato e Confitarma non è stata sinora coinvolta la nuova associazione AssArmatori, a cui ha aderito Onorato Armatori, che in un recente confronto con la Confederazione Italiana Armatori ha tuttavia concordato sull'impatto positivo del Registro internazionale sull'industria marittima italiana ( del 7 marzo 2018).
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- Bruno Bellio
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