Oggi il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione sulla FuelEU Maritime, la proposta di regolamento sull'uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo volta a modificare la direttiva 2009/16, posizione che sarà prossimamente discussa con il Consiglio dell'UE. Un passaggio in seduta plenaria, oggi a Strasburgo, accolto favorevolmente dall'European Community Shipowners' Associations (ECSA), anche se per l'associazione degli armatori europei sarebbe necessario fare di più per facilitare la transizione energetica e la decarbonizzazione del trasporto marittimo.
Per gli armatori europei, questi obiettivi si potranno ottenere solo assicurando un'ampia disponibilità di combustibili marini puliti a prezzi ragionevoli: «garantire l'accesso a combustibili puliti a prezzi accessibili - ha detto il segretario generale dell'ECSA, Sotiris Raptis, ribadendo le richieste da tempo formulate dall'associazione - è una sfida importante per la decarbonizzazione dello shipping. Attualmente quelli puliti sono i combustibili più costosi ed è quindi necessaria un'azione per colmare il divario di prezzo. Per raggiungere gli obiettivi della FuelEU - ha spiegato Raptis - diventa ancora più essenziale destinare al settore le entrate dell'ETS (il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell'UE, ndr) e della FuelEU. Ciò, assieme al fatto di garantire che i fornitori dei combustibili siano responsabili della messa a disposizione di combustibili puliti, è fondamentale per assicurare che il trasporto marittimo possa raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione».
A tal proposito, l'ECSA ha particolarmente apprezzato che oggi il Parlamento europeo abbia introdotto la nozione della responsabilità del fornitore del fuel quando sono in atto accordi contrattuali tra un fornitore di combustibile e una compagnia di navigazione. Inoltre l'associazione degli armatori europei ha apprezzato il fatto che il Parlamento abbia adottato anche un approccio più pragmatico sull'alimentazione di energia elettrica da terra alle navi in sosta nei porti, cancellando le sanzioni alle navi nel caso in cui l'infrastruttura per il cold ironing non sia disponibile nel porto.
Anche per l'organizzazione non governativa Transport & Environment (T&E), il cui scopo è l'azzeramento delle emissioni prodotte dal settore dei trasporti, ritiene - pure se per altre ragioni - che la posizione adottata oggi dal Parlamento europeo non sia sufficientemente ambiziosa, anche se Delphine Gozillon, responsabile di T&E per la sostenibilità del trasporto marittimo, ha gioito per l'esito di questo passaggio in Parlamento, tanto da sostenere che «questo è l'inizio della fine per i combustibili fossili nell'industria europea dello shipping». Per Gozillon, il voto odierno, offrendo ai produttori di fuel la sicurezza necessaria per effettuare investimenti, darà un impulso alla produzione di fuel a base di idrogeno. Tuttavia, ha precisato riferendosi al voto a favore dell'imposizione dell'obbligo, a partire dal primo gennaio 2030, di generare con l'uso di fuel rinnovabili di origini non biologiche almeno il 2% dell'energia prodotta annualmente a bordo di una nave, «il 2% non sarà sufficiente se vogliamo restare attorno agli 1,5 gradi», ha specificato Gozillon con riferimento al limite di riscaldamento globale che i climatologi ritengono necessario non superare. Secondo T&E, sarebbe necessario elevare questa percentuale al 6% nel 2035. «L'UE - ha evidenziato Gozillon - deve basarsi su questo e diventare più ambiziosa». Inoltre T&E ha ribadito la richiesta, non accolta dal Parlamento europeo, di rimuovere l'esenzione garantita alle società di navigazione che operano non più di tre navi, limite che di fatto - ha sottolineato l'organizzazione - assicurerebbe l'esenzione al 60% delle compagnie di navigazione.