L'altalenante parere dell'impatto del Consortia Block Exemption
Regulation (CBER) sulla supply chain del trasporto containerizzato
espresso negli ultimi dalla FEPORT, la federazione dei terminalisti
portuali privati europei, è oscillato tra un netto rigetto
della possibilità di proroga di questo regolamento europeo
che esenta i consorzi marittimi containerizzati dalle norme generali
antitrust dell'UE alla delusione manifestata dalla federazione per
la decisione assunta venti giorni fa dalla Commissione Europea di
non prolungare la vigenza della norma
(
del
10
ottobre 2023).
Nel suo ultimo bollettino mensile, infatti, FEPORT spiega che da
parte sua «non era favorevole all'abrogazione del CBER in
quanto divieti espliciti fissati in un regolamento di esenzione per
categoria sono meglio di un vuoto giuridico e dell'assenza di
monitoraggio da parte della Commissione Europea del comportamento
delle alleanze». Riferendosi al precedente parere negativo
della federazione dei terminalisti portuali circa il prolungamento
della validità del regolamento, FEPORT ricorda infatti di
aver messo sempre in guardia sulle interconnessioni tra consorzi e
alleanze che ad avviso della federazione erano state totalmente
trascurate dalla Commissione Europea nelle sue precedenti valutazioni
(
del 17
gennaio 2020), evidenziando che anche il potere contrattuale
delle alleanze tra le compagnie di navigazione containerizzate nei
confronti dei clienti e dei fornitori di servizi è
notevolmente aumentato grazie alla versione 2009 del CBER che è
quella attualmente in vigore e che scadrà il prossimo 25
aprile.
Secondo FEPORT, l'attuale versione del CBER «purtroppo è
troppo poco rigorosa su alcuni aspetti in quanto non menziona
chiaramente cosa fare e cosa non fare. Ad esempio - spiega la
federazione - non sono stati espressamente indicati nel testo né
il divieto di acquisto congiunto di servizi di movimentazione delle
merci o di servizi portuali al fine di ripristinare una situazione
più equilibrata per i terminal e per i servizi
tecnico-nautici, come menzionato - precisa FEPORT riferendosi alla
legge statunitense sullo shipping del 2022 - nell'OSRA 2022, né
la rigorosa restrizione, in un contesto di integrazione verticale
accelerata, di scambio di dati ed ogni altra forma di informazione
limitatamente alla tratta marittima».
«Inoltre - specifica ancora la federazione dei terminal
operator - il CBER del 2009 non prevede più, come avveniva
nella versione precedente, la disposizione sulla revoca
dell'esenzione per categoria in caso di inefficacia della
concorrenza e di insufficienti consultazioni con gli utenti dei
trasporti e con i fornitori di servizi. L'eliminazione della
clausola di recesso ha praticamente escluso la possibilità
per clienti e fornitori di servizi di mettere in discussione i
vantaggi della CBER prima della scadenza dei cinque anni, ovvero per
un periodo di tempo assai lungo».
FEPORT ricorda che «al suo apice la CBER ha coperto fino a
60 consorzi. Le tre principali alleanze marittime del trasporto di
container, 2M, Ocean Alliance e THE Alliance - spiega la federazione
- sono considerate “consorzi”, in quanto costituiti da
una matrice di vessel sharing agreements tra i partner dell'alleanza
e di altri accordi . E nonostante nell'ultima revisione realizzata
nel 2019 la Commissione UE abbia riconosciuto di non essere in grado
di valutare le interconnessioni tra alleanze e consorzi e se le
alleanze che hanno beneficiato della CBER detengano una quota di
mercato superiore al 30%, aveva deciso rinnovare l'esenzione per
categoria».
FEPORT ricorda inoltre che, «sebbene la scadenza
dell'attuale CBER non renda illegale la cooperazione tra le
compagnie di navigazione, i vettori dovranno valutare la
compatibilità dei loro accordi con le norme antitrust dell'UE
sulla base delle indicazioni fornite nel regolamento di esenzione
per categoria relativo agli accordi orizzontali e nel regolamento di
esenzione per categoria relativo agli accordi di specializzazione.
Resta da vedere - osserva la federazione dei terminalisti - se
l'abrogazione della CBER avrà lo stesso impatto sui diversi
vettori a seconda delle loro dimensioni e dei settori in cui
operano. Alcuni osservatori ritengono che i grandi operatori abbiano
probabilmente già anticipato la fine della CBER e abbiano già
iniziato a riorganizzarsi individualmente». Se queste grandi
compagnie «dovranno assicurarsi di essere conformi alle norme
sulla concorrenza», «i vettori più piccoli,
tuttavia - rileva la federazione - potrebbero essere scoraggiati
dall'operare sui mercati europei a causa degli ulteriori oneri
amministrativi».
Concludendo, FEPORT evidenzia che se «la fine del CBER
costituisce un passo importante verso la normalizzazione dei mercati
del trasporto marittimo di linea, tuttavia l'abolizione della
specifica norma antitrust non significa la fine delle principali
alleanze nel settore del trasporto marittimo di container. Per molto
tempo, in linea di principio, ogni volta che le loro quote di mercato
superavano il 30%, operavano al di fuori del quadro giuridico che ora
è stato riformato». Per colmare quello che ritiene
essere il vuoto giuridico che sussisterà dal prossimo 25
aprile a seguito dello scadere della CBER, FEPORT ritiene che «la
Commissione Europea dovrebbe ora stabilire limiti chiari al
comportamento sul mercato delle grandi alleanze e applicare
rigorosamente le leggi esistenti. Questa - sottolinea la federazione
- è la condizione affinché nei prossimi anni abbia
successo la normalizzazione del mercato».